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I PROMESSI SPOSI Opera Moderna
I PROMESSI SPOSI Opera Moderna
Nel tempio di Balotelli Renzo e Lucia si sposano in musical
La Scala del calcio, lo chiamano. San Siro è la cosa che s’avvicina di più a quello che vuoi. Basta non pensare a quello che hanno sempre detto, basta togliersi dalla testa le immagini che abbiamo sempre visto. C’è il palco, la gente, le parole: il contrasto tra quello per cui è nato San Siro e quello per cui viene usato oggi. Renzo è Walter Zenga di una volta: si dovrebbe voltare verso il pubblico e fare le facce che faceva l’Uomo Ragno dell’Inter. Era arrabbiato, era irrefrenabile. Renzo che non si dà pace sta in porta perché assomiglia sempre a un portiere che ha preso gol. Perché? Fermalo, fermalo, fermalo. Maledetti: se nessuno marca Don Rodrigo alla fine quello ti frega. Furbo, troppo furbo. Cattivo, troppo cattivo.
In fondo è tutto una partita di calcio: ci sono due squadre, ci sono i buoni, ci sono i cattivi, ci sono quelli che segnano, quelli che parano, quelli che sbraitano e quelli che faticano, ci sono i poveri che fanno fatica e i ricchi che si prendono quasi tutto quello che vogliono. I Promessi Sposi sono nati prima del pallone identificandone lo spirito. La partita è il matrimonio tra Renzo e Lucia: ogni settimana c’è qualcosa che ostacola il suo svolgimento, ci sono forze che spingono perché non si faccia. Poi c’è. San Siro ospita un dramma ogni domenica: dietro le quinte di un testo che prevede personaggi ogni volta diversi. I calciatori, gli allenatori, i tifosi, gli arbitri, i giornalisti: sono tutti protagonisti più o meno rilevanti di una sceneggiatura che potresti tranquillamente trasformare nei Promessi sposi.
Lo stupore che non ci dovrebbe essere c’è perché siamo disabituati alla normalità. Perché il tempio laico dei Balotelli non si apre mai alla signora in orecchini di perle e vestito in taffetà. Abbiamo sdoganato il concertone, ma nient’altro. Abbiamo accettato il rito del prato sfregiato dai fan di Vasco, degli U2, dei Negramaro. Però quando si aprono i cancelli nello stadio s’infila chi già lo conosce: la generazione degli ultimi fan rockettari è la stessa che la domenica si mette in coda agli stessi tornelli per tifare. Ci sono ragazzi e ragazze che conoscono posti e odori: l’hot dog al baracchino accanto alla biglietteria di San Siro è lo stesso sia alla partita di Champions dell’Inter, sia alla fine del concerto di Ligabue.
Gli altri no: chi frequenta i teatri ha il terrore dello stadio. Gliel’abbiamo insegnato noi: cori da stadio, gente da stadio, look da stadio. È la parte che identifica una frase e quindi anche il suo contenuto. Come se fosse il ghetto dell’anima prima che della società. Il contenitore delle emozioni arriva dopo, quando ormai il pregiudizio è già stato confezionato. Chi merita più riabilitazione pubblica tra Don Abbondio e Balotelli? Intanto ieri sera è toccato a Lola Ponce e alla sua squadra prendere gli applausi. ma è vero che siamo tutti figli dell’uno e fratelli dell’altro. Inevitabile anche per chi non si sente così. Quando si accendono i riflettori che cos’é? Un campo con al centro un palco. L’acustica, i microfoni, la scenografia. Conta quello, così come quando comincia una partita. Le parole le conosciamo già: sono le stesse del romanzo ottocentesco. I Promessi sposi sono l’eternità che si ripete, la replica di una replica di una replica. Stavolta la notizia è il luogo: San Siro è un colpo a effetto, il contrasto tra generi. Bianco e nero, positivo e negativo, cultura e popolarità. Siamo abituati a un mondo che non ha interferenze, per questo ci sembra strano. Lo è davvero? I Promessi sposi intrattenevano quando il calcio non c’era ancora. Il pallone li ha sostituiti. Ora li rimettono assieme, in un contrasto che sembra la follia del secolo. Se c’è Mourinho perché non può esserci Don Rodrigo? È l’attaccante avversario, il personaggio che rende interessante la storia. San Siro si prende più sul serio la domenica d’inverno che in una sera di inizio estate. Ci sono i Promessi sposi. Chi vince?
Fonte: QUI
Michele Guardì, “I promessi sposi”: questo musical s’ha da fare
Canta così Renzo Tramaglino frastornato dai tumulti scoppiati per il pane, nell’opera tra la lirica e il pop che Michele Guardì ha scritto reinterpretando l’immortale romanzo di Alessandro Manzoni, I promessi sposi.
E il sogno di Renzo è soprattutto quello del regista agrigentino, noto al grande pubblico televisivo per avere firmato edizioni su edizioni di Scommettiamo che?, di Domenica in, di Mattino in famiglia, di I fatti vostri.
L’opera di Renzo e Lucia sarà l’avvenimento dell’estate milanese.
Come il più importante concerto rock, l’appuntamento (data unica) è per il 18 giugno allo stadio San Siro, un palcoscenico di oltre 40 metri che si prenderà una buona metà del campo e 20 mila spettatori ad assistere a questa megaproduzione finanziata in buona parte dai risparmi di Guardì:
«Ci ho lavorato 12 anni ed è per questo che, come faccio dire a Renzo, si avvera il mio sogno»
Il romanzo di Milano, o meglio la sua versione pop, nasce però ben lontano da piazza del Duomo, per la precisione sulle colline di Casteltermini, un’infilata con la Valle dei Templi all’orizzonte.
Guardì bambino legge Il conte di Carmagnola e ha un’illuminazione per Manzoni. Non si ferma alla tragedia della battaglia di Maclodio e passa ai Promessi sposi e a 10 anni ne scrive il riassunto («Conservo ancora il manoscritto e sfido qualsiasi ragazzino di quell’età a farne uno migliore»).
Da allora diventa una fissazione: ridurre, riscrivere, sceneggiare. Dodici anni fa, in una sera d’agosto, si ritrova con il suo amico musicista Pippo Flora, 78 anni, una parentela con Luigi Pirandello, un amore per il jazz e per tutte le follie dotate di swing. È Pippo quello che lancia Michele nei primi passi sul palcoscenico.
Iniziano ad Agrigento verso il 1966 con il cabaret facendo il Punicipio, poi riscrivono Cavalleria rusticana con il titolo Scompare Alfio, scompare Turiddu. «E se facessimo I promessi sposi?» si dicono in una di quelle sere. In mente ci sono i grandi musical, le grandi opere pop come Jesus Christ Superstar, o Hair, o Cats.
«Come due matti, abbiamo iniziato a scrivere. Io i versi da cantare e lui le musiche. Ci sembrava di volare». Poi, però, sul Padre nostro recitato dal cardinale Borromeo si bloccano. Per due anni.
Un lungo periodo durante il quale Guardì non frena la sua ossessione per il romanzo manzoniano, che diventa addirittura una parodia affidata ad Al Bano e Romina Power/Renzo e Lucia, che cantano: «Felicità, diventare tua moglie, avere le doglie, felicità…».
Ma sul loro grande progetto Pippo e Michele non procedono. «Se sbagliamo sulla preghiera finale, è un disastro».
Ci pensa Giovanna Flora, la nipote di Pippo, a scudisciare i due maturi artisti: «Avete una bomba atomica fra le mani e la trattate come un petardo. Non capite la portata di questo progetto, non ne sapete valutare gli effetti».
Poche sere dopo essere stati maltrattati dalla bella nipote, Pippo telefona a Michele: «Mi è arrivato». «Che cosa?». «Il Padre nostro». Racconta ancora commosso Guardì:
«Mise la cornetta sul pianoforte e cominciò a suonare. Era una melodia forte che ti graffiava la pelle. Quella sera ho capito che ce l’avremmo fatta»
Per le scene, immense come impone ogni sogno della vita, è stato scelto Luciano Ricceri, che si è fatto le ossa come aiuto in Otto e mezzo, La dolce vita e L’armata Brancaleone.
Per i costumi è stato chiamato Alessandro Lai, allievo di Piero Tosi e costumista presso la sartoria Tirelli, che ha firmato, fra i tanti, gli ultimi film di Ferzan Ozpetek.
Il coreografo è Mauro Astolfi, direttore della Spellbound dance company e consulente internazionale dei maggiori teatri di danza.
Maestro d’armi è Renzo Musumeci Greco, docente di scherma scenica presso il Centro sperimentale di cinematografia.
Le luci sono affidate a Franco A. Ferrari, che ha lavorato con Luchino Visconti, Pier Paolo Pasolini, Luca Ronconi, Franco Zeffirelli, Ken Russell, ha illuminato la diretta tv del Giubileo 2000 e Palazzo Marino per l’inaugurazione della Scala nel 2008.
Infine, al maestro Renato Serio (una vita al fianco di Armando Trovajoli e Riz Ortolani) il compito di dirigere l’orchestra di 70 elementi.
Per quanto riguarda il cast, i nomi più conosciuti sono quelli di Lola Ponce (sarà la monaca di Monza) e Giò Di Tonno (Don Rodrigo), duo vincitore di Sanremo 2008 e con all’attivo diverse esperienze di opera pop (in Notre dame de Paris di Riccardo Cocciante erano Esmeralda e Quasimodo).
Lucia sarà Noemi Smorra (la figlia di Elisa di Rivombrosa in tv) e Renzo è Graziano Galatone (Cavaradossi in Tosca amore disperato di Lucio Dalla).
Ma può l’ossessione o l’amore per un romanzo costringerti a spendere tutti questi soldi?
«Sono pazzo? Sono pazzo, lo confesso. Questa produzione costerà oltre 5 milioni di euro. Coperti un po’ con gli sponsor, un po’ con gli incassi, un po’ con la Divina provvidenza, un po’ con la Europroduzione del mio amico Stefano Torrisi che ha creduto in questa impresa e un po’ con i miei risparmi»
La serata del 18 giugno sarà un po’ la fiera della vanità di Michele Guardì, mecenate che ha già staccato assegni per costruire un paio di musei ad Agrigento e nel suo paese. Poi, lui non lo dice ma ci spera, aspetta che si facciano avanti generosi sponsor.
Intanto il Teatro degli Arcimboldi alla Bicocca, Milano, gli ha fissato tre settimane di rappresentazioni il prossimo inverno.
«Hanno il palcoscenico coperto più grande d’Italia, per cui potrò adattare la scena rinunciando a poco o niente rispetto a San Siro»
Già, San Siro. Guardì come Vasco Rossi?
«È stato un colpo della Provvidenza. Ero in macchina con il mio amico giornalista Milo Infante. Gli stavo facendo sentire un cd con alcune musiche dei Promessi sposi quando incontriamo Giovanni Terzi, assessore agli Eventi del Comune di Milano. Quello entra e si mette ad ascoltare Ecco Milano. “Ma dove vorrebbe rappresentarla questa opera?” mi chiede. Non lo so ancora, mi servirebbe un posto grande, potente, di presenza scenica, gli rispondo. “Le basta lo stadio di San Siro?” mi fa sorridendo. “Mi prende in giro?” gli dico. Ma era tutto vero. E così ci siamo presi lo stadio, un altro segno che il mio sogno si stava avverando»
Fonte: QUI
Ultima modifica di admin_italiacanora il Dom Giu 09, 2019 4:15 pm - modificato 5 volte.
Re: I PROMESSI SPOSI Opera Moderna
I PROMESSI SPOSI/ Anticipazioni del musical con Lola Ponce e Giò Di Tonno. Stasera, 1 settembre 2010, Rai Uno ore 21.20
mercoledì 1 settembre 2010
E così gli straordinari personaggi di Manzoni, Renzo, Lucia, Don Abbondio, Don Rodrigo, Innominato, Gertrude, troveranno volti e voci in attori e interpreti che hanno dato a questi “miti” della cultura letteraria italiana una modernità e una vitalità nuova e lodevole, ma soprattutto coinvolgente per gli spettatori che stasera sceglieranno il prime time di Rai Uno.
Fonte: QUI
1. MULTIMEDIA:
Dalla Stadio G. Meazza (San Siro) a Milano:
Opera Moderna - Atto I
Opera Moderna - Atto II
Ultima modifica di admin_italiacanora il Dom Giu 09, 2019 4:11 pm - modificato 1 volta.
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