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Messaggio  admin_italiacanora Gio Gen 06, 2011 12:38 pm



1. BIOGRAFIA

Salvatore Papaccio nasce a Napoli il 23 giugno 1890. Il cantante nasce nel popolare Rione di Santa Maria delle Grazie a Loreto, da Alfonso Papaccio, commerciante di legname e carbone e Michela, giovane casalinga. La sua passione per il canto lo porta, già all'età di otto anni, a partecipare a varie feste private e di piazza ed a programmi di varietà e di arte varia. La svolta della sua carriera avviene nel 1908, quando Papaccio è scritturato nel Coro del Teatro San Carlo per la stagione lirica 1908/1909.
In questo periodo, il cantante svolge il suo compito nel popolare Teatro lirico e nello stesso tempo studia l'impostazione, perfezionando la sua ugola. Tra il 1910 ed 1915, da corista Papaccio passa a ruoli più importanti. Siccome si è occupato come contabile presso uno Studio di ragioneria, non potendo cumulare gli impieghi, Papaccio utilizza, in tutte le opere cui partecipa, lo pseudomino di Salvatore Brancaccio. Poi, dal 1915, il cantante riceve ruoli da comprimario e così lascia il lavoro e si dedica esclusivamente alla lirica, appropriandosi del suo vero nome e cognome.

Come Salvatore Papaccio debutta, con il ruolo del marinaio, in "Tristano e Isotta" ed, a seguire, prende parte alle opere di gran successo "Francesca da Rimini", "Iris", "Giulietta e Romeo", "Manon" e altre.
Nel 1919, Papaccio firma il suo primo contratto discografico con La Voce del Padrone, impegnandosi a registrare sia romanze, sia canzonette, quali "Mandulinata e notte", "Femmena amata", "Nu rampicante", "Lassame e và", "Napule mio", "Sulo a chitarra mia" e altre. Poi, nel 1920, arriva il primo approccio verso le manifestazioni piedigrottesche. E' lo stesso Papaccio a raccontarlo in un'intervista rilasciata al settimanale "Oggi" nel 1972: "Ho esordito nel mondo delle sette note nel 1920. Provenivo dalla Lirica ed ero tenore al Teatro San Carlo di Napoli dove ho interpretato 123 opere, sotto la guida di celebri Maestri, fra cui Mascagni, Toscanini e Mugnone. A quell'epoca Matilde Serao organizzava delle mattinate al Teatro Politeama Giacosa ed io fui invitato ad uno di questi spettacoli per cantare sia brani lirici sia brani melodici. Subito dopo la manifestazione canora, fui raggiunto in camerino dal M° Rodolfo Falvo e dall'editore Francesco Feola, titolare de La Canzonetta, i quali mi proposero di partecipare ad una tournèe. Mi rifiutati con decisione, visto che ero un cantante lirico. Feola mi chiese quanto guadagnavo al mese ed io risposi la verità, ossia £ 300. Allora Feola mi offrì £ 500 al giorno ed io, senza esitazione, accettai. In breve diventai ricco e famoso, ma la lirica rimase nel mio cuore, tanto che continuai ad esibirmi al Teatro San Carlo come secondo tenore".

Così, nel 1920, Papaccio, come canzonettista, debutta alla Piedigrotta La Canzonetta con Elvira Donnarumma, Marinella, Mario Mari, Mario Pasqualillo e Maria Flores. Sulla rivista letteraria e musicale "La Canzonetta", il compilatore Mario Spera recensisce la partecipazione dell'artista all'Audizione: "Salvatore Papaccio, il tenore della grande scena lirica, scritturato al Teatro San Carlo per la prossima stagione, che per gentile concessione del comm. Laganà partecipa alla nostra Audizione e paga, così, il suo tributo al nostro canto immortale, non sapendo resistere al suo fascino. Magnificare ed esaltare qui la sua bellissima voce e la sua elettissima personalità artistica, così conosciuta e ammirata in Italia e all'Estero, dove ha cantato nei migliori teatri con immenso successo, è superfluo, come superfluo è dire che la canzone ha con lui fatto un magnifico acquisto e che, nella sera dell'Audizione, il pubblico, ammaliato dalla sua arte deliziosa e dalle sue magnifiche qualità vocali, gli decreterà il trionfo".
In quest'occasione, Papaccio stringe grande amicizia con Francesco Feola, tanto è vero che, sempre nello stesso anno, il cantante si unisce in nozze con Concetta Marra e chiede all'editore si essere il testimone di nozze. Ovviamente Feola accetta con entusiasmo l'invito del tenore.

Nel 1921, Papaccio ritorna alla Piedigrotta La Canzonetta, trovando vivi applausi e continue richieste di bis. Nello stesso anno ritorna al Teatro San Carlo nella mattinata dell'Unione Giornalisti Napoletani. Giovanni Bellezza sul quotidiano "Il Giorno" recensisce: "Ma prima di questa scena c'era stato Salvatore Papaccio. È incredibile, o meglio, è perfettamente credibile quello che fece Papaccio. Che delizia e che meraviglia le sue canzoni napoletane, nello splendore della mattinata sancarliana. Egli cantò, tra le altre, l'appassionata canzone "Te chiamme Maria" e "Core signore". Il pubblico era talmente inebriato che gliene avrebbe fatto cantare una dozzina. Papaccio è un vero ammaliatore in queste sue canzoni. Quanta anima nella sua passione, quanta grazia nelle sue coloriture, nella sua bella voce dolce e fascinosa".

Anche l'avv. Mario Spera sulla "Strenna Natalizia" conferma e rileva il successo del cantante: "Salvatore Papaccio, il divo che entusiasma ed il cui valore d'artista è in perfetta armonia con le sue alte doti di cantante insuperabile, per voce di rara magnificenza, sentimento grande e metodo perfetto di canto. È stato festeggiatissimo nelle interpretazioni di diverse canzoni, tra cui "Zingara bruna", "Core signore" e "Te chiamme Maria"<.

La sua popolarità cresce a dismisura e la Phonotype Record di Americo Esposito, strappandolo alla Voce del Padrone, lo scrittura con un ricco contratto discografico che durerà oltre vent'anni, lasciandogli carta libera circa le registrazioni da effettuare (fino al 1923 Papaccio incide sia canzonette, sia romanze, poi abbandonate). Ancora indeciso fra la lirica e la canzonetta, Papaccio alterna le due cose, senza poche difficoltà. Nel 1922, Papaccio si ripresenta alla Piedigrotta La Canzonetta.

Raffaele Noi, nel recensire il cast, afferma: "Mandiamo il nostro saluto a Salvatore Papaccio che dalle scene liriche, non sapendo resistere al fascino del nostro canto immortale, ha voluto portare alla celebrazione del rito piedigrottesco, il contributo della sua arte finissima e le sue alte doti di cantante insuperabile per purità di voce, calda, piena, rotonda eleganza di stile e tecnica vocale".
All'Audizione, Papaccio trionfa con "Silenzio cantatore", una canzone rimasta nella storia della musica napoletana. La tournèe de La Canzonetta prevede, dopo il debutto al Teatro Goldoni di Bellavista ed al Teatro Bellini di Napoli, numerose tappe in tutta Italia. Al Teatro Nazionale di Roma, Papaccio deve mancare all'appuntamento per impegni assunti con il Teatro San Carlo ed è sostituito da un altro tenore, Vittorio Parisi, strappato anch'esso alla lirica dall'editore Francesco Feola. Sempre nel 1922, Giuseppe Capolongo debutta con la prima edizione della sua nuova editoria e invita come star Salvatore Papaccio, regalandogli la copertina del fascicolo piedigrottesco con la seguente dicitura: "Noi prestiamo intera fede al mito di Orfeo, tanto più che ce la danno a bere grecisti della tempra di Ettore Romagnoli e vivificatori della poesia di un Meleagro e d'un Paolo Silenziario. Tuttavia, messi nella dura necessità di decidere fra Orfeo e Papaccio, preferiremmo il nostro grande contemporaneo. Il quale sente come nessun altro ciò che canta e lo porta alle vette dell'arte con tutte le magnifiche risorse non soltanto della sua voce d'oro, perfetta, ma con la prestanza della sua persona prassitelica e con l'eleganza e correttezza della sua mimica. E prediligiamo Salvatore Papaccio anche perché non se ne sta pago ai trionfi che miete sulla scena lirica, ma coltiva la canzone, la canzone di Napoli, la sua canzone, così come una grande dama non sdegna, fra le sue cure mondane e aristocratiche, educare rose, gelsomini e mammole, nei vasi pensili del suo verone. Poiché la canzone è il fiore musicale della grande anima napoletana".
In questa occasione Papaccio trova grande successo con la barcarola "Onna che canta".

Nello stesso anno, Papaccio è invitato dal poeta Raffaele Chiurazzi a presenziare la Piedigrotta Nuova Italia Musicale, dove divide il palcoscenico con Rodolfo De Angelis, Diego Giannini, Tecla Scarano, Alda Vergani e Farfui Prima.
Si può notare come Papaccio deve obbligatoriamente abbandonare uno dei due settori musicali, perché diventa molto difficile partecipare alle Piedigrotte ed alle opere liriche. Così, dal 1923, il cantante decide il definitivo passaggio nel mondo della canzonetta, impegnandosi in spettacoli di varietà, di piedigrotta e in programmi di arte varia. Sempre nel 1923, Papaccio ritorna alla Piedigrotta La Canzonetta, dove trionfa con il brano "Chiove", motivo dedicato dall'autore, Libero Bovio, alla cantante Elvira Donnarumma, la quale, nonostante le serie difficoltà cardiache, continua la sua attività, senza il dovuto riposo consigliatole dal medico. Nello stesso anno, il cantante è invitato all'Audizione Eamario, dove propone il motivo "La leggenda della barca".

L'anno successivo, l'artista presenzia la prima edizione dell'Audizione Marechiaro, lanciando al successo i brani "Core cuntento" e "A strazzione". Alla stessa manifestazione, Papaccio ritorna anche nel 1925 e, nello stesso anno propone con successo "A canzone e tutto o munno" alla Piedigrotta La Canzonetta.
Nel 1926, il cantante ritorna, per la terza volta consecutiva, alla Piedigrotta italo-americana di Edward Rossi eseguendo le canzoni di Mario Nicolò, popolare autore che scrive per gli emigranti d'America.

In questi anni, l'artista modifica la sua linea d'interpretazione, unendo alla classica melodia partenopea, sia canzoni briose e allegre, sia motivi drammatici, canzoni di giacca e anche numerosi brani patriottici. In definitiva, l'artista oramai è lontano dal suo ambiente lirico entrando totalmente, invece, nel personaggio canzonettistico.

Nel 1928, dopo aver partecipato alla Piedigrotta Santa Lucia, Papaccio debutta nel Teatro di Rivista, prendendo parte alla Formazione della divina Anna Fougez. I due artisti, dopo questa tournèe diventano grandi amici, tanto che la Fougez, nello stesso anno diventa la testimone di battesimo di Anna, seconda figlia di Papaccio.

Nel 1930, l'artista presenzia la prima e unica Piedigrotta di Nicola Valente e trova calorosi applausi all'Audizione La Canzonetta con la canzone "Grazie di cuore". L'anno successivo, all'Audizione Gennarelli, Papaccio trova ancora un altro grande successo musicale "Paraviso e fuoco eterno".

Nel 1932, l'artista ha la possibilità di partire in tournèe per l'estero. Il suo grande amico, il cantante Vittorio Parisi, ritorna da una trionfante tournèe americana, svolta con la stessa Agenzia di spettacolo di Gilda Mignonette. E Parisi, all'impresario Acierno, fa il nome di Papaccio. Ma il cantante con grande eleganza declina l'invito. Non vuole allontanarsi dalle figlie, né dalla moglie Concetta, che in questo periodo già avverte i primi sintomi del male che la porterà, a soli 47 anni, alla morte.

L'anno 1933 si apre, per Papaccio, con un'importante tournèe con la star italo-americana Ria Rosa. Lo spettacolo, che debutta al Teatro Ideal di Napoli, s'intitola "Dodici Importanti Numeri". Sempre con Ria Rosa e altri cantanti (Armando Gill, Carlo Buti, Raffaele Balsamo, Lia Negrita, ecc.), Papaccio prende parte alla Piedigrotta Eamario e, sempre nello stesso anno, all'Audizione Autori Associati, con Lidia Johnson (che debutta per la prima volta ad una Piedigrotta), Vittorio Parisi e Ferdinando Rubino. L'artista conclude il 1933 con la partecipazione alla Piedigrottissima del Teatro Bellini, con Lina Resal e Magda De Roy.

Nel 1934, Papaccio partecipa ad una tournèe con Carmencita, Ada Bruges, Elda Teldi e Gianna Italia (che debutta al Teatro Trianon) e prende parte all'Audizione Bottega dei Quattro, dove lancia al successo il motivo "Povera pazziella". Nello stesso tempo, il cantante è presente alla Piedigrotta La Canzonetta di Francesco Feola.

Nel 1935, l'artista consolida il sodalizio con la collega Ada Bruges, ed al Teatro Diana partecipa allo spettacolo "Duetti delle Vedette" con Papaccio che duetta con la Bruges e Leo Brandi con Carmen De Angelis.
Nello stesso tempo partecipa sia alla Piedigrotta Eamario, dove lancia al successo il brano "Via d'a salute", sia all'Audizione Epifani dove propone il brano "Comico da salotto" che diventa, in seguito, un suo cavallo di battaglia. Prende parte, infine, alla Piedigrottissima di fine anno del Teatro Italia, con Lia Flirt, Arturo Gigliati, Ada Bruges e altri.
Sempre nel 1935, Salvatore Papaccio debutta al cinema, prendendo parte, come protagonista, al film di Armando Fizzarotti "Napoli verde e blu" con Lina Gennari, Armando Gill ed Hellen Meiss. Nonostante il gran successo del film, sarà questa l'unica pellicola cui l'artista prende parte.

Nel 1936, Papaccio ritorna alla Piedigrotta Eamario ed all'Audizione La Canzonetta, dove, in quest'ultima, lancia al successo il motivo "Sì bella e te n'avante". Nello stesso anno intraprende una tournèe con Ada Bruges ed Elsa Moreno, e prende parte ad uno spettacolo di Arte Varia alla Sala Roma, con il tenore Arlandi e con Armando Gill e Ada Grey.

Nel 1937 ritorna il popolare duetto Papaccio & Bruges in uno spettacolo di Vedette al Teatro Augusteo. Inoltre, per la prima volta, Papaccio, nello stesso spettacolo, improvvisa, tra gli applausi vivi del pubblico, diversi duetti con Luisella Viviani. Con affetto e professionalità, Papaccio, sempre nel 1937, partecipa, al Teatro Politeama, alla Celebrazione Canora per il compianto Ernesto Tagliaferri. L'artista, per l'occasione, è accompagnato dall'Orchestra Costa. Un altro singolare avvenimenti si aggiunge alla carriera di Papaccio che, al Salone Margherita di Napoli, si esibisce (con uno spettacolo di Varietà) con l'Orchestra diretta dal popolare tenore Fernando De Lucia. Papaccio, inoltre, partecipa, come vedette, agli spettacoli musicali: "La Canzone di Napoli", che si disputa al Teatro Bellini; "I Canti di Napoli" che si disputa al Teatro Politeama Giacosa e, infine, al Galà per l'Adunata per l'Arma del Genio che si disputa al Teatro Politeama. Il suo nome, infine, è nel cast della Piedigrotta La Canzonetta di Francesco Feola.

Nel 1938, Papaccio parte in tournèe con Ada Bruges, debuttando al Teatro Augusteo di Napoli e partecipa alla Piedigrotta Epifani, mentre, l'anno successivo partecipa, al Teatro Politeama, al Galà "Le più belle canzoni di De Curtis" con Nella De Campi, Franco Capaldo e Nuovo Fiore (poi Pia Velsi). Numerosi sono, inoltre, gli spettacoli di Arte Varia cui Papaccio prende parte (in particolare del Teatro Bellini) e conclude il 1939 con la partecipazione alla Piedigrotta Epifani dove propone i brani "Stella" e "Povera figlia".

Senza mai concedersi soste, nel 1940, il cantante parte in tournèe con Aida Ranieri, Lia Folli e con la Compagnia Glori e lancia, alla Piedigrotta Bottega dei Quattro, le canzoni "Patria" e "O surdato nun tene età". Un'altra bella canzone di successo "P'annammurà na femmena", l'artista la propone alla Piedigrotta Epifani del 1941, dopodiché si concede una lunga pausa dovuta agli avvenimenti bellici. Papaccio bada alle figlie, Maria e Anna, facendole da padre e madre, visto la scomparsa di sua moglie Concetta nel 1938.

Il cantante ritorna all'attività nel 1944, in occasione della Piedigrotta Pisano & Cioffi. Poi, ancora una pausa e il definitivo ritorno nel1946, quando Papaccio prende parte sia all'Audizione Gesa (dove propone il motivo "Povera mamma"), sia alla Piedigrotta Di Gianni (dove esegue le canzoni "Accussì addà i'" e "Lacreme e pate"). Ma, indubbiamente, gli anni iniziano a pesare e Papaccio riduce inevitabilmente gli impegni artistici, nonostante le innumerevoli proposte. Nel 1947, l'artista partecipa alla Piedigrotta Il Globo ed alla Piedigrottissima del Teatro Italia, con Pina Prima, Guglielmi ed il Duo Franchis.

Nel 1948, l'artista mette su una propria Formazione e debutta al Teatro Giardino di Napoli, ma le aspettative sono assai deludenti. Nello stesso anno, Papaccio partecipa alla Piedigrottissima del Teatro Ausonia, con Fregolino, Anna D'Andria e Isa Landi.
Nel 1949, tra un cast di veterani e promesse, Papaccio interviene allo "Spettacolissimo" dell'Arena Arenaccia, con Ferdinando Rubino, Alfredo Sivoli, Vera Nandi e Irma Doris.

Nel 1950, il cantante prende parte ad un breve tour con Ciro Gino (con debutto al Teatro Politeama) e, successivamente, cura la regia artistica e teatrale della Piedigrotta La Canzonetta. Alla manifestazione egli partecipa anche come cantante, con l'esecuzione della nostalgica e intensa "Suonno è n'artista". Dovrebbe essere questo il suo testamento d'addio, ma l'autore della canzone, Furio Rendine, lo convince a partecipare alla sua nascente Piedigrotta e, così, nel 1951, Papaccio figura nel cast della neonata Piedigrotta, dove propone il brano "Napulitano comm'a me".

Nello stesso anno, l'artista prende parte al kolossal teatrale di Eamario "A taverna d'o Cerriglio", storica rievocazione in prosa delle canzoni di Salvatore Di Giacomo. Papaccio completa l'anno presenziando lo spettacolo dell'illusionista Chabernot al Teatro Politeama con Gennaro Pasquariello e Pina Lamara.
Poi, nonostante le continue insistenze di Rendine (che nel frattempo sposa Anna, la seconda figlia di Papaccio), dopo la partecipazione, nel 1952, alla Piedigrotta Rendine con la canzone "Miracolo e Dio", con un concerto finale al Teatro Diana, l'artista dà il definitivo addio alle scene. Abbandonata la canzone, nello stesso anno, il cantante ritorna con il ruolo di Ispettore di Palcoscenico, a lavorare al Teatro San Carlo di Napoli, rimanendoci fino al 1963, anno del suo pensionamento. Grande conoscitore di musica, Papaccio continua imperterrito l'attività d'insegnamento di canto nella propria abitazione, trovando un folto numero di allievi.

Poi, nel 1972, Alberto Sciotti e Roberto Esposito (rispettivamente direttore artistico e titolare dell'etichetta Phonoype Record) realizzano una collana di 33 giri (intitolata "Serie Celebrità") dedicati ai grandi interpreti napoletani del passato: Ferdinando Rubino, Vittorio Parisi, Elvira Donnarumma e Gilda Mignonette. Il successo dei quattro dischi è inaspettato ed i due decidono di continuare la Collana, realizzando una seconda pubblicazione dov'è compreso anche Salvatore Papaccio. L'artista, venuto a conoscenza della realizzazione discografica, chiede ai responsabili del progetto di poter includere, all'interno del 33 giri dedicatogli, dei pezzi inediti. E così nasce l'album "Salvatore Papaccio" con otto incisioni recuperate dai vecchi 78 giri e tre pezzi che Papaccio, a dispetto dei suoi 83 anni, canta dal vivo, con l'accompagnamento al piano di Furio Rendine. Ovviamente l'operazione fa notizia e Papaccio ritorna in copertina su tutti i giornali di musica e di cronaca. Un'interessante e dettagliata intervista di Papaccio è pubblicata sul mensile "Oggi" dove l'artista spiega il motivo per cui è ritornato, ad 83 anni, in sala d'incisione e rilascia una panoramica sulla canzone e sui cantanti napoletani degli anni '70.

Salvatore Papaccio muore a Napoli il 24 dicembre 1977.
Fonte: QUI


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