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Messaggio  admin_italiacanora Mer Giu 15, 2011 11:43 pm


Con il termine canzone veneziana si identificano i canti popolari originari di Venezia.

Questo tipo di composizione cominciò ad essere diffuso nel Settecento, secolo a partire dal quale fu molto popolare.

A Venezia molto diffuso è lo strambotto, chiamato localmente villotta, avente la caratteristica di essere monostrofico e a tema amoroso.
Deriva, generalmente, da antichi canti di viaggio e di navigazione, come attestano i titoli più noti: Belo lo mar e bela la marina, A navegar ghe vol 'na bela barca, Nona mia son barcherolo.

La canzone veneziana più conosciuta è probabilmente "La biondina in gondoleta", musicata da Johann Simon Mayr (1763-1845) su testo di Anton Maria Lamberti (1757-1832), in onore di una nobildonna veneziana - Marina Querini Benzon - nota per la sua vita sentimentale assai tumultuosa:

      LA CANZONE VENEZIANA Videos13

Testo dialettale:
La biondina in gondoleta
l'altra sera g'ho menà:
dal piacer la povereta,
la s'ha in bota indormenzà.
La dormiva su sto brazzo,
mi ogni tanto la svegiava,
ma la barca che ninava
la tornava a indormenzar.

Gera in cielo mezza sconta
fra le nuvole la luna,
gera in calma la laguna,
gera il vento bonazzà.
Una solo bavesela
sventolava i so' caveli,
e faceva che dai veli
sconto el ento fusse più.

Contemplando fisso fisso
le fatezze del mio ben,
quel viseto cussi slisso,
quela boca e quel bel sen;
me sentiva drento in peto
una smania, un missiamento,
una spezie de contento
che no so come spiegar!

M'ho stufà po', finalmente,
de sto tanto so' dormir,
e g'ho fato da insolente,
no m'ho avuto da pentir;
perchè, oh Dio, che bele cosse
che g'ho dito, e che g'ho fato!
No, mai più tanto beato
ai mii zorni no son stà.

Fonte: QUI
Testo letterale:
L'altra sera ho portato
la biondina in gondola:
per il piacere la poveretta
si e' subito addormentata.
Dormiva su questo braccio,
io ogni tanto la svegliavo,
ma il dondolio della barca
la faceva riaddormentare.

C'era in cielo mezza nascosta
tra le nuvole la luna,
la laguna era calma,
c'era il vento di bonaccia.
Soltanto una leggera brezza
muoveva i suoi capelli
e faceva trasparire
il suo petto tra i veli.

Mentre contemplavo attento
i lineamenti del mio amore,
il suo visetto cosi' liscio,
quella bocca e quel suo bel seno;
mi sentivo nel cuore
un desiderio, un turbamento,
una sorta di contentezza
che non so come spiegare!

Poi, alla fine, mi sono stancato
di questo suo lungo sonno
e ho fatto l'insolente,
non me ne sono dovuto pentire;
perche', oh Dio, che belle cose
le ho detto e le ho fatto !
No, cosi' tanto felice in vita mia
non sono piu' stato.

Fonte: QUI


Questo motivo è il più classico esempio di canzone da batelo, cioè una composizione concepita proprio per intrattenere i partecipanti a passeggiate in barca, cosiddette freschi, molto di moda a Venezia nel Settecento.
Le canzoni erano composte sia da anonimi dilettanti sia da celebrati autori che ci tenevano all'anonimato.
Venivano eseguite abitualmente di notte, su barche decorate con palloncini colorati, nel momento in cui il popolo si divideva sulla laguna una volta terminata la festa.

L'ultimo decennio del 1800 riporta ancora una volta la Canzone Veneziana alla ribalta; “La Canzone del Redentore” fu un concorso lanciato il 14 giugno del 1891 dal giornale satirico “Strena de Sior Tonin Bonagrazia” distribuito gratuitamente nel periodo estivo principalmente sulle spiaggie del Lido:


LA CANZON DEL REDENTOR (Trevisan - Zanon)

No xe degno de 'sta tera
de Venezia no xe fio
chi no fa la note in barca
e no fa matina a Lio.

Dai bagordi veneziani
questa xe la tradizion,
taca Tita co l'armonica
quatro note de ocasion.

Redentor, Redentor ti xe belo
festa degna de papi e de re,
se confonde la luna dal cielo
coi baloni che in tera che xe.

A 'sta festa principesca
tuti amici intorno semo,
sia le pene che i malani
tuto qua desmenteghemo.

Comareta, permeteme,
che travasa un fià de vin,
taca Tita co l'armonica
semo pieni de morbin.

Redentor, Redentor ti xe belo
festa degna de papi e de re,
se confonde la luna dal cielo
coi baloni che in tera che xe.

Xe 'ste frasche qua de sora
xe i baloni illuminai,
che la vita dà a 'sta festa
che no gà da sparir mai.

El canal de la Zueca
cale e campi xe un amor,
taca Tita co l'armonica
la canzon del Redentor.

Redentor, Redentor ti xe belo
festa degna de papi e de re,
se confonde la luna dal cielo
coi baloni che in tera che xe

Il Concorso si poneva allora come scopo di: “ …tentar de ricondur a l’altezza de le so gloriose tradizion la canzon veneziana e meterla in caso de poder contrastar el campo tra nu e la invadente canzoneta napoletana…”.
L’ultima edizione del concorso si è svolta nel 1935, chiudendo un capitolo aperto nell’ultimo decennio del 1800 e nel quale fiorirono canzoni che si radicarono nella cultura popolare con contenuti che nel corso dei secoli avevano formato quell’unicum che è Venezia:
l’acqua, la laguna, le frasche e i baloni, la gondola che va ninando, la Nina.

Ugualmente tale fenomeno si era verificato nel Settecento, dove allora le canzoni erano così dette del Folklore, mentre nel Novecento si può parlare di canzone popolare, indirizzata al maggior numero di persone possibile; si passa alle così dette “barcarole”, le canzoni da cantare in barca.
Tra i titoli si ricordano: Premi o stali, Per gòder le tartane.

Tutt'oggi molte di queste canzoni sono ancora eseguite per intrattenere i turisti durante la rituale passeggiata in gondola.

Nell'Ottocento la tradizione di questo genere musicale continuò a essere coltivata: rimangono numerosissime composizioni di vari autori come Antonio Buzzolla e Filippo Filippi.

A Venezia, in qualunque caso, tutte le occasioni per diffondere canti e canzoni sono storicamente e tradizionalmente buone, come attestano le lunghe cantilene degli operai che piantavano i pali nella laguna, importanti anche per sincronizzare i movimenti di gruppo,

Venezia si affaccia al palcoscenico del novecento con Wolf Ferrari, arrivando con le note lagunari a Malipiero, Maderna e Nono, ma qui ovviamente si spazia nella musica classica, pur se dall’opera “Il Campielo” di Wolf Ferrari, “Bondì Venezia cara” diventa una canzone famosissima e patrimonio della tradizione popolare:


Passano sul mar le gondole
trepide nei sogni d'or
ed ogni gondolier con nostalgia
sospira la canzone sua d'amor.

Venezia, la luna e tu
stanotte questo cuore
sognando aspetterà.
Venezia, la luna e tu,
sulla laguna l'amor ci avvincerà.

Tra il sussurrar di dolci cantilene
tra i baci ti dirò: "Ti voglio bene".
Venezia la luna e tu,
è questo il grande sogno
che non si scorda più.

Tra il sussurrar di dolci cantilene
tra i baci ti dirò: "Ti voglio bene".
Venezia la luna e tu,
è questo il grande sogno
che non si scorda più..

Fonte: QUI

Sempre nel 1939 la colonna sonora di un film “Le Carneval de Venise” divenne un motivo di grande fama: unico neo come nel caso precedente, il brano non fu scritto da autori veneziani.
Mancando lo stimolo dovuto al cessare del Concorso, gli autori veneziani finirono nel silenzio.

Un’altra canzone molto nota, anche per il nome del suo autore Charles Aznavour, è tutt’ora “Com’è triste Venezia” degli anni ’60:


Come è triste Venezia, soltanto un anno dopo
Come è triste Venezia, se non si ama più
Si cercano parole che nessuno dirà
E si vorrebbe piangere e non si può più
Come è triste Venezia, se nella barca c'è
Soltanto un gondoliere che guarda verso te
E non ti chiede niente, perchè negli occhi tuoi
E dentro la tua mente c'è solamente lei.
Come è triste Venezia, soltanto un anno dopo
Come è triste Venezia, se non si ama più
I musei e le chiese, si aprono per noi
Ma non lo sanno che ormai tu non ci sei
Come è triste a Venezia, di sera la laguna
Se si cerca una mano che non si trova più
Si fa dell'ironia davanti a quella luna
Che un dì ti ha vista mia e non ti vede più
Addio gabbiani in volo, che un giorno salutaste
Due punti neri al suolo, addio anche da lei
Troppo triste Venezia, soltanto un'anno dopo
Troppo triste Venezia, se non si ama più.
Troppo triste Venezia, se non si ama più.

Fonte: QUI


Pochi sanno che la notissima, quasi un’evergreen, “Sleepy lagoon (Laguna addormentata)” interpretata dai più grandi cantanti americani è stata scritta dopo la seconda guerra mondiale da Henry Coates che si è ispirato a Venezia e l’ha dedicata alla città.

Quindi autori veneziani autentici non se ne ricordano anche se negli anni cinquanta esisteva un festival della canzone veneziana che durò pochi anni e vinto tra l’altro da “La gondola va” (Del Longo-Matteini) che tuttavia non raggiunse la notorietà.
Il festival divenne poi “Mostra internazionale della canzone – Premio Gondola d’oro” che per alcuni anni, tra il ’60 e il ’70, si tenne prima in Piazza San Marco, poi sul Molo e successivamente al Lido; poi la rassegna canora si trasferì a Riva del Garda trasformando però anche il nome in “Vela d’oro” per riprendere nel 1985 al Teatro Malibran, con il nome “Leone d’oro” e per poi riappropriarsi più tardi, del nome originario “Gondola d’oro”.

E’ senz’altro degno di citazione, l’unico veneziano che vinse nel 1963 proprio la Gondola d’oro: Umberto Da Preda, forse il più grande interprete ed autore contemporaneo della Canzone Popolare Veneziana che ha fatto conoscere ed apprezzare in tutto il mondo. Altre canzoni su Venezia sono “Notte di Venezia” un brano di Gino Redi scritto negli anni ’40, “Con la bionda in gondoleta” di Virgilio Panzuti, poi “Ostregheta che putela” di Gorni Kramer e un’altra, molto più nota, “Marieta, monta in gondola” di Carlo Concina, autore prolifico e che Gino Latilla e Carla Boni interpretarono. Nel 1962 “Gondolì gondolà” fu presentata al Festival di Sanremo da autori non veneziani, ma addirittura napoletani, Nisa e Carosone.
Molto probabilmente questa fu la scintilla per poter finalmente ritrovare autori veneziani che scrivono e cantano canzoni veneziane.
Proprio in quegli anni vi fu un fermento che riportò gli autori a proporre nuove canzoni in dialetto veneziano, pur in altre forme strettamente coerenti i tempi, come ad esempio le canzoni di protesta.

Successivamente negli anni ’80 con l’avvento delle cosìdette radio libere, la canzone veneziana trovò nuovo impulso e nuova vita; Radio San Marco, Radio San Polo in centro storico, Radio Base San Marco, Nova Radio, Radio Joker, Radio Mira in terraferma, dedicavano giornalmente trasmissioni con tema Venezia, raccontandone la storia tra il serio e faceto, ma soprattutto trasmissioni che avevano come colonna sonora unicamente le canzoni popolari della tradizione.

Citiamo volutamente per ultima l’emittente veneziana Radio Vanessa, che tutt’ora esiste, che fu davvero il pilastro e la promotrice di queste allora seguitissime trasmissioni in cui partecipavano in diretta anche gli ascoltatori, veneziani abitanti in città, ma numerosi anche i veneziani trasferiti per forza o per volere in terraferma ( infatti tante e nostalgiche furono le canzoni scritte dai nuovi autori e dedicate all’abbandono e al desiderio di ritornare a vivere a Venezia). Degni di citazione se non altro per aver portato una ventata di freschezza alla canzone veneziana con nuovi brani ma soprattutto con un bagaglio non indifferente di 6 dischi entrati nel patrimonio della canzone popolare, il gruppo I Dogi i cui componenti, veneziani doc, ritornando al discorso di prima, migrarono per forza o propria ragione, in terraferma.
Fonte: QUI


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EL GONDOLIER, POPE OEH!
SAOR

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Messaggio  admin_italiacanora Dom Dic 23, 2012 2:37 pm

EL GONDOLIER, POPE OEH!
Coro Serenissima

^^SAOR
Versione originale della nota canzone "Saor" di Coller-Rusca eseguita dal Gruppo Folk S.Marco diretto dal maestro Luciano Frondi alla fisarmonica. Saor Coller -- Rusca



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