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LE CANZONI COMICHE ITALIANE

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Messaggio  admin_italiacanora Mer Apr 21, 2010 9:18 am

LE CANZONI COMICHE ITALIANE Ohoho410

LE ORIGINI

Come nasce la canzone comica in Italia?
Che io sappia non esiste una che delimiti temporalmente l'inizio di una produzione Musicale in cui l'aspetto comico fosse prevalente; forse dovremmo rifarci alle canzonette dell'avanspettacolo, in cui regnavano doppi sensi per lo più boccaceschi, o agli sberleffi tipici di una certa canzone popolare (per lo più napoletana o romana), o ancora agli stornelli toscani, in cui il colorito vernacolo locale prevale sul contenuto puramente comico.
Come non ricordare, d'altronde, le mitiche Osterie o i canti da camerata tramandati di scaglione in scaglione?
Oppure, venendo agli anni '50, possiamo pensare alle storie tragicomiche più raccontate che cantate del geniale Fred Buscaglione, o alle parodie storiche del Quartetto Cetra che trituravano senza alcun riguardo le storie della letteratura; (Il Conte di Montecristo, l'Odissea, I tre moschettieri, e tanti altri) riassemblandole su musiche popolari e canzonette dell'epoca, producendo comunque dei risultati, dal nostro punto di vista, forse un po' leggerini.
Certo è che questo nuovo genere musicale (certo ben lungi da quello che oggi chiamiamo demenziale) ben si prestava ad essere passato in televisione, soprattutto nei primi varietà del sabato sera.
Rimanendo sempre nell'ambito delle origini, dobbiamo inserire anche quel geniaccio di Enzo Jannacci, che già agli inizi della carriera, intorno alla metà degli anni '60, si era manifestato come autore dalla vena tragicomica e in parte satirica, ben coadiuvato in questo da amici come Dario Fo (assolutamente indimenticabile il loro duetto nella famosa Ho visto un re, dello stesso Fo, autore anche di Vengo anch'io no tu no e Veronica, col mitico Sandro Ciotti), Beppe Viola (grande giornalista sportivo, e per chi non lo sapesse, anche grande umorista: sua la prima versione di Quelli che ...), Cochi e Renato (La vita la vita e Silvano), Giorgio Gaber (un pilastro della musica per così dire comica-ma-colta).
E' in fondo come una grande famiglia che ruotava intorno al mitico Derby di Milano, fucina di tutti i comici poi esplosi negli anni '80. Val la pena ricordare qualcosa di più riguardo Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto, che proprio insieme hanno dato il meglio di sé (intendo come comici), non riuscendo poi a ripetersi da single: sono da ascoltare per esempio Canzone intelligente, sigla dello storico programma Il poeta e il contadino, oppure La cosa, Come porti i capelli bella bionda e La gallina, dove i nostri si occupano di argomenti assolutamente banali, a volte con delle conclusioni ridicole.
La loro produzione musicale si fondava sul puro divertimento, e loro stessi devono essersi divertiti parecchio.
Ricordiamo che siamo intorno al 1974, e per l'epoca queste canzoni in TV dovevano risultare ben distanti dai canoni tradizionali (per intenderci tutto quello che passava ai vari Festival di Sanremo o alle varie Canzonissima) per essere accettate di buon grado da tutto il pubblico.
Forse proprio con Cochi e Renato l'aspetto puramente demenziale delle canzoni prende il sopravvento su quello semplicemente comico: basti pensare a frasi quali ... la gallina non è un animale intelligente / lo si capisce, lo si capisce da come guarda la gente ...; oppure ... ehi tu hai visto gli indiani / ma quelli con le piume / no non quelli che han fame / ehi tu hai visto gli indiani / sembra che di indiani no non ce n'è più ...; per rendersene conto.
Dobbiamo attendere un paio d'anni per l'entrata in scena di un personaggio che lascerà negli anni a seguire un segno tangibile nella musica comica italiana: Renzo Arbore.
Già noto al pubblicotelevisivo come conduttore di programmi musicali, ma ancor più a quello radiofonico (Alto gradimento con Gianni Boncompagni & soci), si lancia nel 1976 in un'avventura che darà una svolta alla struttura dei palinsesti televisivi della domenica pomeriggio, creando il programma-culto degli anni '70, il mitico L'altra domenica, sulla neonata seconda rete Rai.
Sigla dello spettacolo era Fatti più in là interpretata dalle Sorelle Bandiera (tutti rigorosamente maschi) in cui tuttavia l'aspetto coreografico prevaleva ancora sul testo. Arbore, da lì in poi, non ha mai nascosto un certo piacere nell'interpretare pezzi che portassero al sorriso; fra gli altri: le sigle di Quelli della notte (1985) (Ma la notte no e Il materasso) e le canzoni di Indietro tutta (1987) (La vita è tutto un quiz, Grazie dei fiori bis, Vengo dopo il TG).
Ma la canzone con cui Arbore rimarrà nella memoria di noi "aficionados"; della musica comica è senz'altro Il clarinetto, con cui (molto prima di Elio) rischiò di sbancare il festival di Sanremo, prendendosi gioco della più pomposa e anacronistica delle manifestazioni musicali italiane.

1977: NASCE LA MUSICA DEMENZIALE
Arriviamo finalmente al momento centrale di questa breve storia: in quel di Bologna nasce, si evolve e per certi versi muore, dopo una breve stagione, quello che verrà contraddistinto come il movimento del Rock demenziale, inteso nel senso più ampio del termine (il mio amico Max lo definirebbe, giustamente, a 360 gradi), quindi non solo un movimento musicale, ma anche culturale e artistico.
Mentre in Inghilterra divampa il punk dei Sex Pistols bruciando gli ultimi mozziconi del progressive anni '70, a Bologna nascono tantissimi gruppi che fanno della demenzialità la loro bandiera e del minimalismo formale quasi una virtù.
La musica non interessa più di tanto, che si sappia suonare non importa, ma sono le parole non usuali, che non ricalcano in alcun modo la tradizione musicale italiana, a prendere il sopravvento.
I temi cari ai cantautori nostrani sono qui sostituiti da problemi più terreni e quotidiani, e vengono espressi con forme più "colloquiali", piene zeppe di modi di dire e, quando serva, anche di parolacce e versi gutturali.
Non esistono più i doppi sensi, ma si va dritti all'argomento parlandone il più chiaramente possibile.
Freak Antoni viene unanimamente considerato l'inventore del rock demenziale, dando vita sul finire del 1977 al progetto Skiantos, gli unici sopravvissuti, con i Gaznevada, alla fine di questa felice stagione.
Ma cosa è il demenziale?
Se andiamo a cercare sul vocabolario più o meno troveremmo: "Demenziale", che riguarda la demenza.
Demenza, stato di infermità mentale caratterizzato dalla perdita progressiva delle facoltà intellettuali e morali; più genericamente: stoltezza, insensatezza" (dal dizionario Garzanti della lingua italiana).
Leggiamo invece, dal libro Badilate di cultura, cosa ne pensa Freak Antoni sullo stesso argomento: ... il demenziale, inteso come genere comico artistico, è un cocktail di pseudofuturismo, dada, goliardia, improvvisazione, animazione pirotecnica, provocazione con ironia d'avanspettacolo, poesia surreale soprattutto cretina ...
Il demenziale non deve convincere nessuno: non è un partito politico, non è un'avanguardia da passare al vaglio di valutazioni critiche, non è un'ideologia, e nemmeno una fede o una religione ....
E da queste poche righe si capisce il significato di certe performance degli Skiantos sui palchi di mezza Italia (primo fra tutti la famosa serata al festival Bologna Rock in cui Freak e compagni si misero a cuocere la pasta sul palco, scatenando le ire del pubblico che indispettito interruppe brutalmente l'esibizione col lancio di vari oggetti e prodotti organici).
Dopo il primo lavoro datato 1977 (Inascoltabile) gli Skiantos realizzano i due album Mono tono (1978) e Kinotto (1979), due pietre miliari della musica demenziale.
Fra i pezzi-hit ricordiamo: Pesto duro (I kent get no satisfaction), Diventa demente (la cultura poi ti cura), Io sono uno skianto, Ti amo da matti (sesso e karnazza), Vortice, Mi piaccion le sbarbine, Ti rullo di cartoni, Gelati, Kinotto, Sono buono, veri e propri manifesti dell'intero movimento.
Dopo un periodo di temporanea sospensione dell'attività (durante il quale Freak Antoni approda al progetto Beppe Starnazza e i Vortici), gli Skiantos tornano in studio nel 1984, e da allora producono con costante assiduità numerosi dischi, fra cui Signore dei dischi (1992), da cui l'omonimo pezzo, che a un certo punto così recita: ... signore dei dischi / servirebbe un miracolo / come hai fatto con Zucchero / vuoi tentare con noi?.
Oppure da Italiano terrone che amo: Ti amo terrone / ti amo terrone / ti amo / con la catena d'oro / la pasta al pomodoro / tondo / basso e moro / di sicuro un uomo vero / ... / cordiale e pasticcione / buono e chiacchierone / tenero e padrone / furbo e intrallazzone / ... / non gli togli la pancetta, la vendetta, la cenetta, / la pasquetta, l'italietta, la mamma, la pizza, l'insalata, / la canottiera bucata /... / l'amichetta, la porchetta, / Elisabetta, la macchinetta, il cappuccino, il bicchierino, / la sorella, la fidanzata, la maglietta sudata / ..., con cui ironizza in maniera intelligente e soprattutto non qualunquista il problema del razzismo.
E' di recente uscita la raccolta Skiantologia vol. 1, con cui Freak e compagni festeggiano il raggiungimento della maggiore età (i 18 anni di attività artistica).
Da qui in poi tutto ciò che riguarda la musica comica appare in Italia sempre un po' derivativo, quasi si voglia imitare ciò che è già stato fatto; ben pochi sono infatti i gruppi che riescono a distinguersi per una produzione originale, non tanto come contenuti, di cui, come si è detto, poco importa, ma soprattutto di idee nuove. Negli anni successivi assistiamo per lo più a delle ondate periodiche di produzioni demenziali, in cui basta che un gruppo riesca ad emergere a livello nazionale per far sì che le cantine si riaprano ad un certo tipo di canzoni (in fondo le mode sono vecchie quanto il mondo).
Ci sono dei momenti in cui il genere comico tira di più, e altri in cui, come reazione quasi naturale, sembra afflosciarsi su se stesso.
Io distinguerei due periodi distinti: una prima evoluzione (intorno alla metà degli anni '80) e una seconda (verso i primi del '90) che si protrae come un'onda lunga fino ad oggi.

LA PRIMA EVOLUZIONE: GLI ANNI '80
In questo periodo pochi gruppi riuscirono ad emergere dal mucchio, e in molti rimasero per lo più circostanziati ad una notorietà regionale se non addirittura cittadina, alimentando una certa cultura underground e una sorta di culto per pochi fedeli.
Da ricordare Lino e i Mistoterital e gli stessi Elio e le storie tese che, nati ufficialmente intorno al 1985, ma già attivi nei primi anni '80, prima di giungere al successo commerciale come tanti si dilettavano a cantare per il solo divertimento, arrangiandosi un po' alla meglio con i pochi mezzi a disposizione.
Le prime uscite di Elio & co. sono forse più vicine alla tradizione cabarettistica del Derby o dello Zelig di Milano, che alla loro produzione attuale: infatti i pezzi erano intercalati da momenti comici in cui veniva introdotto il pezzo seguente o approfondito con colorite spiegazioni il precedente (qualcosa di simile già era stato sperimentato da Cochi e Renato): sono di questo periodo, mai pubblicate su disco, Alfiere (simpatica nenia in 4 quarti in cui il gruppo si presenta, coloritamente, al pubblico), Bidè (versione italiana di Beat it di Michael Jackson, sui problemi dell'igiene intima), Tenia (sul motivo musicale di Flashdance, una dissertazione sul grave problema dei vermi solitari).
Si trattava comunque di un successo molto limitato.
Per quanto riguarda Lino e i Mistoterital, invece, la produzione vira verso contenuti più vicini alla semplice ironia che alla dissacrazione demenziale, ma dopo un paio di dischi a cavallo degli anni '80-'90 e la partecipazione a Sanscemo '90 col pezzo Sussidiario, il gruppo si scioglie e i componenti prendono altre strade (Grassilli ad esempio diventa vignettista per il settimanale Cuore).
Altri gruppi degni di nota di questo periodo di passaggio sono i Camaleunti, Edipo e il suo complesso (autori di un'esilarante versione di Jeeg robot cantata imitando Piero Pelù dei Litfiba), i Powerillusi (come si vede l'aspetto demenziale si manifesta da subito a partire dai nomi, a volte pittoreschi, altre volte al limite del puro non-sense).

LA SECONDA EVOLUZIONE: GLI ANNI '90
La nascita di manifestazioni esclusivamente rivolte alle produzioni demenziali (fra tutte il festival di Sanscemo, giunto quest'anno alla sua settima edizione) da' nuova linfa al genere e provvede alla crescita dei gruppi demenziali, spesso destinati a durare giusto il tempo per pubblicare un 45 giri o entrare in qualche compilation ad essi dedicata.
Nasce anche un altro filone prolifico e fortunato: quello dei cantautori demenziali, a cui si accoda un certo gruppo di cabarettisti che non disdegna una certa produzione satirica in musica.
A questo boom ha certamente dato un contributo notevole la trasmissione Maurizio Costanzo Show, grosso contenitore di varie umanità e amenità, in cui, da gran volpone, Costanzo riesce a piazzare con una certa periodicità nuovi personaggi vincenti. Come dimenticare ad esempio i vari Marco Carena (amante di un certo humour nero, vincitore della prima edizione di Sanscemo nel 1990 con Io ti amo), Dario Vergassola (saggio espositore di varie sfighe personali, soprattutto con le donne, vincitore dell'edizione 1992 di Sanscemo con Mario), Enzo Iacchetti (il cantante bonsai), Stefano Nosei (assemblatore di pezzi a tema tratti da canzoni di successo) e da ultimo Federico Salvatore ('Azz).
Sempre attraverso la televisione nascono (musicalmente) Rokko e i suoi fratelli, una costola derivata dal gruppo di Tunnel/Avanzi (Guzzanti, Fassari, Loche, Masciarelli): da questa esperienza escono i dischi Sopravvoliamo e il live a nome Avanzi Sound Machine tratto dall'estemporanea quanto doverosa turnèe estiva dopo la chiusura di Avanzi.
Fra le cose migliori Scusa ti tocchi, Fallo e (Ri)Sopravvoliamo, contraddistinte da un certo tono sarcastico evidentemente ispirato dai personaggi della trasmissione.
Fra gli autori invece non prettamente musicali, ricordiamo Paolo Rossi (che spesso usa le canzoni nei suoi spettacoli come lame taglienti trattando argomenti che vanno dalla politica al sociale, sempre però con il sorriso sulla bocca: Hammamet, Setto nasale in
fiamme ed Era meglio morire da piccoli - sigla fra l'altro di Su la testa - le sue cose migliori), Claudio Bisio (momentanea quanto furtiva la sua apparizione sul mercato discografico con Rapput, fortunato hit dell'estate '92), e David Riondino (autore raffinato e intelligente, che non disdegna però saltuariamente certi temi musicali: godibilissimi gli inediti (?) di De Gregori - Giuseppina che cammina sul filo - e di Battiato - Franco a Catania).
Altri gruppi degni di nota in questi anni: gli Aeroplanitaliani (con influenze pop, fusion e rap: li ricordiamo al festival di Sanremo '92, premio della critica con Zitti zitti), gli Articolo 31 (autori di un genere raggamuffin e hip hop furbescamente ammiccante verso un pubblico di giovanissimi), gli Statuto (Abbiamo vinto il festival), Sergio Messina e Radiogladio (La vendetta del mulino bianco), i Karamamma (Siamo tanti), i Pitura Freska (autori di un raggae in veneziano), i Niù tennici (Affitta una ferrari), gli Ufo piemontesi (interessanti, ma non di più, con Buonanotte ai suonatori, raccolta di canzoni famose remixate), i Latte e i suoi derivati (con una produzione molto vicina al cabaret).

IL CICLONE ELIO
Non si può fare a meno di tornare su Elio e le storie tese, all'indomani del successo al Festival di Sanremo (addirittura premio della critica!), forse i maggiori interpreti dello spirito demenziale, dopo ovviamente i maestri Skiantos, a cui penso debbano molto.
E' necessaria quindi una breve storia di questo gruppo che, dopo gli inizi incerti in cui riesce a crearsi un seguito di fedelissimi, approda nel 1989 al primo disco, secondo me il migliore, Elio samaga hukapan karijana turu, in cui raccolgono parte dei pezzi prodotti negli anni di gavetta (altri vecchi pezzi verranno ripresentati nei dischi successivi): fra questi John Holmes (una vita per il cinema) (doveroso tributo ad un mito del cinema hard), Cara ti amo (freddo campionario delle frasi fra giovani uomini e giovani donne), Silos (sull'immagazzinamento dei prodotti corporali). Ma Elio e co. acquisteranno notorietà grazie soprattutto a degli happening particolari, in puro stile demenziale (in cui ritroviamo lo spirito che aveva animato il '77 bolognese): da non dimenticare ad esempio la serata del Controfestival, organizzata in contemporanea alla quarantesima edizione del vero Festival di Sanremo, in cui Elio si fa beffa dei vari Mango, Fogli, Cutugno, Minghi/Mietta, Marcella Bella, reinterpretandone, a modo suo, i pezzi (serata in parte ripetuta in diretta televisiva a Villaggio globale, la trasmissione presentata da Massarini), oppure il record della canzone più lunga (12 ore), in cui successe di tutto (ospiti, tra gli altri, Ligabue, Eugenio Finardi, Tullio De Piscopo, Mauro Pagani), e di cui rimane un breve documento filmato da Red Ronnie per Be bop a lula. Rimarrà nella storia della musica demenziale anche ciò che accadde durante la festa del primo maggio del 1991, quando, eludendo i controlli del delegato Rai, sostituì all'ultimo momento il pezzo pattuito con un'invettiva rivolta ad alcuni dei politici dell'epoca, documentato in seguito sul CD-single Pippero dell'anno successivo.
In verità la cosa non piacque molto, e in qualche modo, tagliando la diretta e portando via Elio dal palco, l'esibizione fu interrotta, mentre un imbarazzatissimo Mollica dietro le quinte non sapeva che pesci prendere.
Degno di nota anche il mix Born to be abramo, velocemente ritirato dal mercato a seguito delle proteste dei testimoni di Geova.
Dopo un disco poco fortunato di canti natalizi, The los Sri Lanka Parakramabahu brothers, le Storie Tese tornano a colpire con Italian, Rum Casusu Cikti, in cui compaiono come ospiti Diego Abatantuono, Claudio Bisio, Riccardo Fogli, Enrico Ruggeri, e addirittura The Chieftains e Le mystere des voix bulgares, contenente le hit Servi della gleba (a conclusione di cui viene proposto un uso improprio della scopa) e Pippero (un ballo a misura d'uomo, più umano, più vero, un ballo sincero).
Nel 1993 esce una raccolta di inediti del periodo sommerso (1979-1986) dal titolo Esco dal mio corpo e ho molta paura, di cui ricordiamo La saga di Addolorato (storia tragicomica di un ragazzo soggiogato dai suoi fratelli) e Amico uligano (sigla della trasmissione TV Mai dire gol, per la quale hanno prodotto anche Nessuno allo stadio e la sigla di quest'anno).
E' di quest'anno infine l'approdo al Sanremo, di cui già si è parlato, che porta all'uscita di Eat the Phikis, che, a parte un paio di pezzi, delude un po' le aspettative.

THIS IS THE END
Cosa ci aspetterà nei prossimi anni? Probabilmente di tutto, soprattutto oggi che questa fetta di mercato sembra essersi allargata a seguito di una maggiore richiesta del pubblico. Voglio concludere ricordando ai futuri emuli dei vari Freak o Elio, ma soprattutto a tutti quei gruppi e cantanti che si prendono così spesso troppo sul serio che:
"Non c'è gusto in Italia ad essere intelligenti (Roberto Freak Antoni, naturalmente)".
Fonte: QUI
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