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CANZONI CONTRO LA GUERRA

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CANZONI CONTRO LA GUERRA Empty CANZONI CONTRO LA GUERRA

Messaggio  admin_italiacanora Ven Set 10, 2010 12:05 am

CANZONI CONTRO LA GUERRA Giphy


Canzoni contro la guerra sarà una raccolta di testi e video relativi a canti di tutto il nostro paese e di tutte le epoche a contenuto pacifista ed antimilitarista e strutturato su contributi liberi da parte di lettori e collaboratori.

Questo forum promana quindi da una reazione spontanea da parte di un gruppo di persone che si oppongono alla guerra, ed hanno scelto di testimoniare questa loro opposizione mediante delle canzoni.

Sono sempre ben accette quindi nuove traduzioni, in qualsiasi lingua o dialetto, che potete inserire liberamente al pari di nuove canzoni.
Non ci occorrono traduzioni letterarie o raffinate: ricordate che anche la traduzione più sommaria è una porta che si apre sulla comprensione.
'A bannera
Uno straccio colorato appeso ad un'asta può unire o dividere i destini di milioni di persone (spiegazione tratta dalle note del disco "La repubblica del folk")

So' juto militare pè putè campa'
E pecche stu stato perecchiuso nun me lassa fatica'
E di fa' o mariuolo capuzziell proprio nun me va'
E mo' me fruscio rinto o vico e so l'orgoglio e mamma1
O'sapif c'agg' vist'? C'agg' tatt'? C'agg' bvut'? C'agg' ritt'? Mo e tenmene s'appiccin1 e fann1 a tuocc pe' sta' cu' me
Mo simm a Mogadiscio cu'a forza e pace
O climm' è nu poc sicc' ma o sole a me me piace
Ca' tiran' e secc1 e si puzzno ra1 fam'
Vuttn1 cavee1 e mazzat1 pe na' mullechella e pane
O'sapif c'agg' vist'? C'agg' tatt1? C'agg' bvut1? C'agg' ritt'? Int' o vico so' mmerius' e a Capemonte so' nu re

Ma vuie nun sapit' che burdell' sta cca' bbascio Sta divisa e sta bannera io nunn e regg' chiù' Me sento un po' nguacchiato e chisto nun me va' E chiagno tutt'e notte p'a voglia e turna'
Ma c'agg' vist'? C'agg' tatt'? C'agg1 bvut'? C'agg' ritt'? Sta cazz'e divisa io non la reggo chiù'
Fonte: QUI


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CANZONI CONTRO LA GUERRA Empty 301 GUERRE FA

Messaggio  admin_italiacanora Sab Ott 02, 2010 8:47 pm

301 guerre fa


Riderebbe anche un mulo a vedere nel 3000
una barca tra le nuvole che va
e tu dici i nostri padri lo facevano
e sono storie di 300 guerre fa...
Dai, raccontami del sole che ti stava tra le mani
che di notte rischiarava le tribù
senza fare turni ad attizzare il fuoco
per paura che poi non si accenda più...
Parli bene, vecchio, che quasi potrei crederti davvero
se non altro per rispetto alla tua età
ma se il mondo era come dici tu
spiega come mai adesso non c'è più...

Le parole che volavano al di là delle montagne
senza fumo e senza colpi di tam tam
le parole che ci uniscono e ci dividono
e non ci lasciano soli nell'immensità...
Dai, raccontaci del tuono che ha bruciato la tua gente
e dell'acqua che bevevi tempo fa
senza avere mai paura della polvere
che sta in agguato e una morte lenta da...
Ho paura, amico, che un'altra guerra stia per cominciare
fa la punta ai bastoni la tribù
vorrei essere fra chi racconterà
storie di 301 guerre fa,
storie di 301 guerre fa...

[2002] CANZONI CONTRO LA GUERRA 301

Testo e musica di Pierangelo Bertoli
Da "301 guerre fa", l'ultimo album di Pierangelo.

Fonte: QUI


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CANZONI CONTRO LA GUERRA Empty FRANCESCO GUCCINI: 1993 - CANZONE PER SILVIA

Messaggio  admin_italiacanora Sab Ott 23, 2010 11:28 pm

CANZONE PER SILVIA


Il cielo dell'America son mille cieli sopra a un continente,
il cielo della Florida è uno straccio che è bagnato di celeste,
ma il cielo là in prigione non è cielo, è un qualche cosa che riveste
il giorno e il giorno dopo e un altro ancora sempre dello stesso niente.

E fuori c'è una strada all'infinito, lunga come la speranza,
e attorno c'è un villaggio sfilacciato, motel, chiese, case, aiuole,
paludi dove un tempo ormai lontano dominava il Seminole,
ma attorno alla prigione c'è un deserto dove spesso il vento danza.

Son tanti gli anni fatti e tanti in più che sono ancora da passare,
in giorni e giorni e giorni che fan mesi che fan anni ed anni amari;
a Silvia là in prigione cosa resta? Non le resta che guardare
l'America negli occhi, sorridendo coi suoi limpidi occhi chiari...

Già, l'America è grandiosa ed è potente, tutto e niente, il bene e il male,
città coi grattacieli e con gli slum e nostalgia di un grande ieri,
tecnologia avanzata e all'orizzonte l'orizzonte dei pionieri,
ma a volte l'orizzonte ha solamente una prigione federale.

L'America è una statua che ti accoglie e simboleggia, bianca e pura,
la libertà, e dall'alto fiera abbraccia tutta quanta la nazione,
per Silvia questa statua simboleggia solamente la prigione
perchè di questa piccola italiana ora l'America ha paura.

Paura del diverso e del contrario, di chi lotta per cambiare,
paura delle idee di gente libera, che soffre, sbaglia e spera.
Nazione di bigotti! Ora vi chiedo di lasciarla ritornare
perchè non è possibile rinchiudere le idee in una galera...

Il cielo dell'America son mille cieli sopra a un continente,
ma il cielo là rinchiusi non esiste, è solo un dubbio o un'intuizione;
mi chiedo se ci sono idee per cui valga restare là in prigione
e Silvia non ha ucciso mai nessuno e non ha mai rubato niente.

Mi chiedo cosa pensi alla mattina nel trovarsi il sole accanto
o come fa a scacciare fra quei muri la sua grande nostalgia
o quando un acquazzone all' improvviso spezza la monotonia,
mi chiedo cosa faccia adesso Silvia mentre io qui piano la canto...

Mi chiedo ma non riesco a immaginarlo: penso a questa donna forte
che ancora lotta e spera perchè sa che adesso non sarà più sola.
La vedo con la sua maglietta addosso con su scritte le parole:
che sempre l'ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte,
che sempre l'ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte,
che sempre l'ignoranza fa paura... ed il silenzio è uguale a morte...

[1993]

Da/From: "Parnassius Guccinii"
Testo e musica di Francesco Guccini
Lyrics and Music by Francesco Guccini

Il 9 novembre 1982 per associazione sovversiva viene arrestata in America Silvia Baraldini.
Faceva parte del BLA, Black Liberation Army. Negli anni '60, '70 e '80 ha militato nel Black Panther Party, movimento che combatteva per i diritti civili dei neri.
Nel luglio 1983 la condanna definitiva a 43 anni di carcere. Sì, perché in America funziona così: se fai parte di un'associazione che commette un crimine, ti vengono contestati i reati complessivi di tutti i componenti. Anche se tu, in realtà, non hai fatto nulla.
I reati addebitati a Silvia Baraldini sono reati associativi. Nessun fatto di sangue.
L'FBI ha più volte offerto alla Baraldini soldi in cambio di parole. Per aver rifiutato, la sua pena è aumentata di tre anni.
A Lexington, dove viene rinchiusa, la Baraldini viene sottoposta a regime carcerario fatto di isolamento, perquisizioni corporali, censure della posta e limitazione delle visite. Oltre al controllo di tutti i momenti, anche i più intimi.
In seguito il carcere di Lexington verrà chiuso grazie all'intervento di Amnesty International.
Nel 1988 Silvia scopre di avere un tumore. Nell'indifferenza del sistema carcerario americano, soffre. Incatenata al letto anche durante l'operazione.
Nel 1990 viene trasferita nel carcere di massima sicurezza di Marianna, difficilissimo da raggiungere. In quegli anni in Italia si intensifica il movimento che chiede la sua liberazione. Antonio Tabucchi, Dario Fo, Umberto Eco, Francesco Guccini.
Il 24 agosto 1999, grazie ad un accordo tra Washington e Roma, Silvia Baraldini viene estradata in Italia, nel carcere di Rebibbia. Ad accoglierla all'aeroporto c'è l'allora ministro Oliviero Diliberto.
Nel settembre del 2000 Silvia scopre di avere un altro tumore, al seno.
Nell'aprile del 2001 le vengono concessi gli arresti domiciliari per potersi sottoporre alle cure necessarie. Poche ore prima, sua madre muore. Non riuscirà più a rivederla.
Dopo 24 anni, grazie all'indulto, nel settembre 2006 Silvia Baraldini torna finalmente libera.[/justify][/size][/i]
Fonte: QUI


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CANZONI CONTRO LA GUERRA Empty CHITARRE CONTRO LA GUERRA

Messaggio  admin_italiacanora Lun Nov 29, 2010 12:16 pm

CHITARRE CONTRO LA GUERRA


Io mi unisco a voi
ragazzi d'oltreoceano
Che con le chitarre combattete

Io mi unisco a voi
Sperando d'esser utile
Con le mie canzoni
Da cantare insieme a voi

Tutti uniti con le chitarre
Le nostre chitarre contro la guerra
Tutti uniti con le chitarre
Le nostre chitarre contro la guerra

Ehi amico Bob
Che canti da laggiù
Le tue canzoni arrivan fino a noi

Ma le parole volano nel vento
Non copre una chitarra
Il tuono dei cannoni

Tutti uniti con le chitarre
Le nostre chitarre contro la guerra
Tutti uniti con le chitarre
Le nostre chitarre contro la guerra

L'operaio in officina
Il muratore nel cantiere
Noi sulle piazze dai facciamoci valere

portiamo fra la gente il pensiero della pace
il pensiero di una vita
che serva a qualche cosa

Tutti uniti con le chitarre
Le nostre chitarre contro la guerra
Tutti uniti con le chitarre
Le nostre chitarre contro la guerra.
 
CANZONI CONTRO LA GUERRA Chitarre [1966]
 
Testo e musica di Umberto Napolitano

in questa autentica canzone di protesta propone un testo tra i più espliciti dell'epoca; la guerra contro cui si rivolge è ovviamente la guerra del Vietnam, all'epoca al suo culmine, con la escalation di truppe americane sul territorio indocinese, arrivate sino a mezzo milione di effettivi, i bombardamenti a tappeto sul Vietnam del Nord, zona di influenza russa e quindi non occupabile (a meno di scatenare una guerra termonucleare globale, che comunque rimase costantemente ad un passo), la diserzione in massa dei giovani americani dal servizio militare obbligatorio ed il forte movimento di protesta nel paese.

Nel testo viene citato Bob Dylan, il portabandiera della nuova musica, che non aveva mancato di fare sentire la sua voce con brani come, ad esempio, Masters Of War (i Signori della guerra), e del quale viene citata anche la più celebre canzone Blowin' In The Wind, addirittura riecheggia le canzoni politiche, come l'Internazionale, evocando la unità tra le classi contro la guerra.

 
Fonte: QUI


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CANZONI CONTRO LA GUERRA Empty TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI: 1994 - CANDIDA L'OTTIMISTA

Messaggio  admin_italiacanora Dom Gen 02, 2011 3:04 pm

CANDIDA L'OTTIMISTA


L'hai detto tu "il tempo passa"
l'hai detto tu "sarà diverso"
l'hai detto tu "la gente cambia"
l'hai detto tu, io non ci credo

L'hai detto tu "ti voglio bene"
l'hai detto tu "il mondo é bello"
l'hai detto tu "io non ti sveglio"
l'hai detto tu, io non ti sveglio

Candida, Candida
Candida, Candida
Candida, Candida
Candida, Candida

Il progresso é un termine vuoto,
e il senso si é perso
chi dovrebbe progettare il futuro
si é dimenticato un parametro fisso
che l'uomo é un concetto importante del tempo
e che sei fuori o che sei dentro
e contemporaneamente io vivo in un presente
che per altri milioni é un deserto di fame e di guerra!

Candida, Candida
Candida, Candida
Candida, Candida
Candida, Candida

L'hai detto tu "il tempo passa"
l'hai detto tu "sarà diverso"
l'hai detto tu "la gente é bella"
l'hai detto tu "il mondo cambia"
l'hai detto tu "sarà più bello"
l'hai detto tu "il mondo é bello"
l'hai detto tu "sarà diverso"
l'hai detto tu "la gente cambia"
l'hai detto tu "sarà diverso"
l'hai detto tu "il mondo é bello"
l'hai detto tu "il mondo é bello"
l'hai detto tu "il mondo é bello"

Pace!

[1994] TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI - Da "Mondo naif", musicassetta d'esordio dei TARM di Pordenone.


Fonte: QUI


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CANZONI CONTRO LA GUERRA Empty BALLATA PER UNA PRIGIONIERA

Messaggio  admin_italiacanora Lun Feb 07, 2011 7:12 pm

BALLATA PER UNA PRIGIONIERA


Era pericoloso
lasciarle mani franche
senza ferri avvitati intorno ai polsi
quando rivide spazio, alberi, strade,
al cimitero dove
portavano suo padre.
Dieci anni già scontati,
ma contarli non serve,
l'ergastolo non scade,
più vivi più ci resti.

Era pericoloso
permetterle gli abbracci,
e da regolamento
è escluso ogni contatto.
Era pericoloso
il lutto dei parenti,
di fronte al padre morto
potevano tentare
chissà di liberare
la figlia irrigidita,
solo per pareggiare
la morte con la vita.

Spettacolo mancato
la guerriera in singhiozzi,
ma chi è legato ai polsi
non può sciogliere gli occhi.
Per affacciarsi, lacrime e sorrisi,
debbono avere un po' d'intimità
perché sono selvatici, non sanno
nascere in stato di cattività.

"Non si è più stati insieme, vero, babbo?
Prima la lotta, gli anni clandestini,
neppure una telefonata per Natale,
poi il carcere speciale, la tua faccia,
rivista dietro il vetro divisorio,
intimidita prima, poi spavalda
e con una scrollata delle spalle
dicevi: 'muri, vetri, sbarre, guardie,
non bastano a staccarci,
io sto dalla tua parte
anche senza toccarti,
anzi, guarda che faccio,
metto le mani in tasca'.
Porta pazienza, babbo, anche stavolta
non posso accarezzarti
tra i miei guardiani e i ferri.
Però grazie: di avermi fatto uscire
stamattina, di un gruzzolo di ore
di pena da scontare all'aria aperta".

Ora la puoi incontrare
la sera quando torna
a via Bartolo Longo,
prigione di Rebibbia,
domicilio dei vinti
di una guerra finita,
residenza perpetua
degli sconfitti a vita.
Attraversa la strada, non si gira,
compagna Luna, antica prigioniera
che s'arrende alle sbarre della sera.

Testo e musica di Erri DE LUCA

Fonte: QUI


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CANZONI CONTRO LA GUERRA Empty FABRIZIO DE ANDRE': 1964 - LA GUERRA DI PIERO

Messaggio  admin_italiacanora Gio Apr 07, 2011 10:30 pm

LA GUERRA DI PIERO


Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi,
ma sono mille papaveri rossi.

«Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendan i lucci argentati,
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente.»

Così dicevi ed era d'inverno
e come gli altri verso l'inferno
te ne vai triste come chi deve
il vento ti sputa in faccia la neve.

Fermati Piero, fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po' addosso,
dei morti in battaglia ti porti la voce,
chi diede la vita ebbe in cambio una croce.

Ma tu non lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera.

E mentre marciavi con l'anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore.

Sparagli Piero, sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue,
cadere in terra a coprire il suo sangue.

«E se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire
ma il tempo a me resterà per vedere
vedere gli occhi di un uomo che muore.»

E mentre gli usi questa premura
quello si volta ti vede ha paura
ed imbracciata l'artiglieria
non ti ricambia la cortesia.

Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chieder perdono per ogni peccato.

Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato ritorno.

«Ninetta mia, crepare di Maggio
ci vuole tanto troppo coraggio.
Ninetta bella, dritto all'inferno
avrei preferito andarci in inverno.»

E mentre il grano ti stava a sentire
dentro le mani stringevi il fucile,
dentro la bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole.

Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.
 
 
[1964]

Testo di Fabrizio De André
Musica di Fabrizio De André e Vittorio Centanaro
"La Guerra di Piero" è stata registrata la prima volta tra il 18 ed il 25 Luglio 1964 negli studi "Dirmatron" di Roma
tecnico del suono: Carlo Nistri
chitarra acustica: Fabrizio De André
chitarra solista: Vittorio Centanaro
basso: Pierazzoli
arrangiamento di Vittorio Centanaro

"Fu con Vittorio Centanaro, valente chitarrista di impostazione classica, che Fabrizio mise a punto questa nuova composizione che sarebbe diventata una delle sue più famose. Fabrizio ha sempre ricordato l'amicizia con Centanaro e l'importanza della sua frequentazione, dalla quale sarebbe poi nata anche la straordinaria Si chiamava Gesù.
La guerra di Piero ritorna sul tema della guerra; punto di riferimento stilistico è Georges Brassens, ma l'ispirazione viene dalla figura dello zio Francesco. Il ricordo del suo ritorno dal campo di concentramento, i suoi racconti, il resto della vita trascorsa alla deriva, segnarono profondamente la sensibilità di Fabrizio, che in più occasioni si ricorderà di lui. L'infanzia a Revignano d'Asti e i personaggi che la popolarono rimarranno fonte di ispirazione costante fino all'ultimissima produzione.
De André e Centanaro partirono per Roma con le loro chitarre e con un liuto che Fabrizio avrebbe poi venduto qualche anno più tardi a un conoscente di Remo Borzini.
La guerra di Piero venne incisa a Roma tra il 18 e il 25 luglio 1964 agli studi Dirmaphon. 'Tornammo a Roma con venticinquemila lire!' (Vittorio Centanaro).
La canzone fu abbinata alla Ballata dell'eroe, già edita, che ben si accompagnava alla nuova incisione.
'La guerra di Piero' sarebbe entrata, col '68, nel repertorio militante degli studenti di sinistra e in quello dei cattolici, egualmente impegnati a ridefinire il proprio ruolo nel sociale.
'Quando è uscita, la Guerra di Piero rimase praticamente invenduta; divenne un successo solo cinque anni dopo, con il boom della protesta, con Dylan, Donovan e compagnia. Penso che finirò per scrivere una canzone in favore della guerra, che naturalmente venderò nel 1980 quando ci sarà qualche 'guerra sacra' in nome di qualche non meglio identificato ideale.' Così ebbe a dichiarare provocatoriamente Fabrizio de André in un'intervista al "Corriere Mercantile" di Genova, l'8 marzo 1968."

Fonte: QUI

La guerra di Piero..... SIGNIFICATO: clicca QUI


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CANZONI CONTRO LA GUERRA Empty LUIGI TENCO: LA BALLATA DEL MARINAIO

Messaggio  admin_italiacanora Mar Giu 21, 2011 12:02 am

LA BALLATA DEL MARINAIO


Un marinaio in mezzo al mare
con una barca ed un cannone.
È andato là per fare la sua guerra
ad un nemico
che non ha mai visto.
Con sé ha portato il ritratto di una donna
con qualche lettera,
con i suoi sogni.

Un marinaio in mezzo al mare
con un nemico da mandare a fondo.
Gli han detto che il nemico è uno strano essere
che non ha cuore,
che non sa sognare.
Gli han detto che chi ha dei sogni da difendere
deve combattere
contro il nemico.

Un marinaio in mezzo al mare,
il suo nemico ormai è andato a fondo.
Però qualcosa è rimasto sulle onde
e lui va a vedere
cosa mai può essere.
Trova il ritratto di una donna e qualche lettera,
sogni di un uomo
andato a fondo.
 
 
"LA BALLATA DEL MARINAIO" analisi di Renzo Zannardi

Luigi Tenco parla di guerra in diverse canzoni: “La ballata dell’eroe” (De Andrè), “E se ci diranno”, “Padroni della terra” (una sua versione del “Il disertore” di Boris Vian), “Io vorrei essere la”, “Li vidi Tornare”… In alcune di queste canzoni inserisce solo dei rimandi alla guerra, in altre se ne occupa in modo più diffuso, articolato, e compiuto. Però solo nella ballata del marinaio analizza così in profondità i motivi che portano alla guerra. Solo nella “ballata del Marinaio smaschera la truffa che subiscono i soldati che vanno a combatterla. Luigi Tenco ha trattato il tema della guerra interpretando, da protagonista, anche un film (“La cuccagna”), dove i generali, e guerra, vengono sbeffeggiati e ridicolizzati. Luigi Tenco parla diffusamente della guerra anche nel dibattito avvenuto a “Beat 72” nell’autunno del 1966. Insomma parla molto spesso di guerra ma lo fa in modo “tenchiano”e perciò per niente retorico.
 
 
La ballata del marinaio è una ballata pacifista completamente diversa da tutte le canzoni antimilitariste dell’epoca, infatti, non parte da una posizione ideologica precostituita per descrivere gli orrori della guerra, non parte neppure da una valutazione politica: guerra giusta o sbagliata! Parte semplicemente dall’uomo dalla sua vita privata, dai suoi affetti dei suoi sogni…. E’ una ricerca più intimista, sociologica molto avanzata. Si intuisce subito che il compositore ha un obiettivo molto forte: dimostrare che gli uomini sono tutti uguali e che tutti hanno dei sogni e che le guerre siano non negli interessi del popolo ma dei potenti. Mi pare che Luigi, nella “Ballata del Marinaio” sia riuscito molto bene a raggiungere questo suo obiettivo.


Tenco quando parla di soldati ne parla al singolare, forse perché vuole dimostrare che in guerra, alla fine, ci vanno tanti singoli e che solo accettando di andarci formano un esercito. Luigi vuol dimostrare anche che, alla fine, i soldati restano sempre dei singoli che combattono e muoiono da soli. Tenco sembra anche chiedersi: cosa può fare un singolo per salvare il mondo dalla guerra? La risposta sembra essere: disertare!

Le frasi che sintetizzano il concetto sono queste: “ un marinaio in mezzo al mare con una barca ed un cannone e andato a fare la sua guerra…”.Quando invece parla del potere l’autore scrive al plurale, infatti, dice: “…gli han detto che il nemico è uno strano essere…., gli han detto che chi ha dei sogni da difendere….” .


In questa ballata ci fa capire che IL POTERE, per autoconservarsi o espandersi, ha bisogno di inventarsi sempre nuovi nemici. Per convincere il popolo della necessità della guerra fa prima molta propaganda scomodando parole ridondanti, che abbiano un forte senso evocativo o ideologico come: religione, democrazia, patria, morale, libertà, razza, valori… (racchiudendo tutti questi concetti nella parola “sogni”). Coloro che pensano alla guerra come mezzo utile per la risoluzione controversie territoriali o politiche, o per conquistare nuove terre e ampliare le proprie ricchezze, molto spesso usano la strategia psicologica e sociologica di tenere il popolo ignorante! Diffondono falsità e paure. Con queste tecniche riescono a fare facilmente breccia tra gli uomini che, piano piano, iniziano a convincersi della necessità della guerra. Nella ballata del Marinaio Tenco tenta di capire come un uomo possa arrivare ad uccidere un proprio simile e soprattutto il perché. Si spinge anche a dire che la guerra è sostanzialmente un fatto individuale (parla al singolare) e nasce dall’ignoranza, infatti, sostiene: " Gli hanno detto che il nemico è uno strano essere che non ha cuore, che non sa sognare”. Se questa affermazione è corretta, la risposta del cittadino non potrà che essere: se il nemico è uno strano essere significa che non è uno come noi, è uno diverso (quasi un extraterrestre, inumano, uno senza: capacità affettive, sogni, fede, ideali…). Con questa preparazione il potere è riuscito nel suo intento ad incuneare l’idea che questo “diverso” potrebbe essere pericoloso (come se fosse un animale feroce) sia per lui sia per i suoi cari, uno che potrebbe togliergli la serenità, il benessere. La libertà, uccidere, …, infatti, si chiede: se “non ha cuore e non sa sognare” significa che non capirà mai quelli come noi che hanno cuore e sanno sognare …, insomma è uno molto pericoloso (un essere mostruoso). Dopo che il cittadino ha maturato questa paura, e convinzione, cosa gli dice il potere? “Gli han detto che chi ha dei sogni da difendere deve combattere contro il nemico". Ecco questo è il COMANDO! Ormai il cittadino è pronto, recepisce che per il proprio bene e per quello della sua comunità, deve fermare questo “mostro”. Soprattutto deve difendere i propri sogni e la propria civiltà… , lo deve fare anche combattendo fino alla morte, magari immolandosi fino a diventare un eroe per la patria (“La ballata dell’eroe…”). In questa Ballata basterebbe sostituire "sogni" con "valori" ed ecco la frase più gettonata nella lotta in atto tra società islamica e l’occidente: NOI dobbiamo difendere i nostri valori occidentali dall’invasione culturale islamica... (“sogni”), LORO devono difendere i loro valori islamici dagli infedeli occidentale... (“sogni”). Luigi ci racconta che il marinaio partì proprio così per la guerra: “Un marinaio in mezzo al mare (il mare come fosse il mondo, uno spazio immenso senza gli altri) con una barca ed un cannone. E’ andato là per fare la sua guerra ad un nemico che non ha mai visto (perciò uno che personalmente non conosce). Con sé ha portato il ritratto di una donna con qualche lettera con i suoi sogni”. Per esorcizzare la paura della solitudine, bisogno di sicurezza e affetto… .

Il marinaio combatte e vince la sua battaglia, infatti, “…il suo nemico ormai è andato a fondo. Però qualcosa è rimasto sulle onde e lui va vedere cosa mai può essere (è quasi sorpreso –cosa mai potrà mai essere rimasto sulle onde- come se non immaginasse neppure che il nemico potesse aver portato qualcosa con sé…) “trova il ritratto di una donna e qualche lettera sogni di un uomo andato a fondo” . Cosa? Anche lui aveva dei sogni? Anche lui volva esorcizzare la paura della solitudine, bisogno di sicurezza e affetto… .

Tenco con questa sua meravigliosa chiusura ci ricorda che gli uomini sono TUTTI UGUALI, che i sogni e le aspirazioni sono anch’esse di tutti; ricorda che tutti gli uomini hanno un amore, dei valori, dei sogni da difendere, ma purtroppo non si conoscono e conseguentemente non si confrontano… . Purtroppo i popoli sono vittime sacrificali d’altri uomini (Il potere). Poi, dopo le distruzioni, molti si accorgono (purtroppo sempre "DOPO") di essere stati usati, truffati…, si accorgono che i morti erano, padri, madri figli come loro… . Iniziano a ricostruire, fare buoni propositi, salvo poi perdere la MEMORIA STORICA e ricadere nella stessa trappola . Infatti, prima sono stati fatti i campi di sterminio poi, dopo che milioni d’uomini sono andati in fumo, ci si è accorti che Ebrei, omosessuali, zingari, politici... erano uomini non dei “diversi” ma uomini come noi. Luigi lascia aperta la strada alla domanda che si porrà successivamente anche Francesco Guccini in “Auschwitz” Fortunatamente, il 27 Gennaio, è diventata la giornata della memoria e per puro caso è anche il giorno della memoria della morte di Luigi Tenco.
 
Fonte: QUI


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CANZONI CONTRO LA GUERRA Empty Re: CANZONI CONTRO LA GUERRA

Messaggio  admin_italiacanora Ven Ago 05, 2011 5:18 pm

AMERIGO


Probabilmente uscì chiudendo dietro a se la porta verde,
qualcuno si era alzato a preparargli in fretta un caffè d' orzo.
Non so se si girò, non era il tipo d' uomo che si perde
in nostalgie da ricchi, e andò per la sua strada senza sforzo.

Quand' io l' ho conosciuto, o inizio a ricordarlo, era già vecchio
o così a me sembrava, ma allora non andavo ancora a scuola.
Colpiva il cranio raso e un misterioso e strano suo apparecchio,
un cinto d' ernia che sembrava una fondina per la pistola.

Ma quel mattino aveva il viso dei vent' anni senza rughe
e rabbia ed avventura e ancora vaghe idee di socialismo,
parole dure al padre e dietro tradizione di fame e fughe
E per il suo lavoro, quello che schianta e uccide: "il fatalismo".
Ma quel mattino aveva quel sentimento nuovo per casa e madre
e per scacciarlo aveva in corpo il primo vino di una cantina
e già sentiva in faccia l' odore d' olio e mare che fa Le Havre,
e già sentiva in bocca l' odore della polvere della mina.

L' America era allora, per me i G.I. di Roosvelt, la quinta armata,
l' America era Atlantide, l' America era il cuore, era il destino,
l' America era Life, sorrisi e denti bianchi su patinata,
l' America era il mondo sognante e misterioso di Paperino.

L' America era allora per me provincia dolce, mondo di pace,
perduto paradiso, malinconia sottile, nevrosi lenta,
e Gunga-Din e Ringo, gli eroi di Casablanca e di Fort Apache,
un sogno lungo il suono continuo ed ossessivo che fa il Limentra.

Non so come la vide quando la nave offrì New York vicino,
dei grattacieli il bosco, città di feci e strade, urla, castello
e Pavana un ricordo lasciato tra i castagni dell' Appennino,
l' inglese un suono strano che lo feriva al cuore come un coltello.

E fu lavoro e sangue e fu fatica uguale mattina e sera,
per anni da prigione, di birra e di puttane, di giorni duri,
di negri ed irlandesi, polacchi ed italiani nella miniera,
sudore d' antracite in Pennsylvania, Arkansas, Texas, Missouri.

Tornò come fan molti, due soldi e giovinezza ormai finita,
l' America era un angolo, l' America era un' ombra, nebbia sottile,
l' America era un' ernia, un gioco di quei tanti che fa la vita,
e dire boss per capo e ton per tonnellata, "raif" per fucile.

Quand' io l' ho conosciuto o inizio a ricordarlo era già vecchio,
sprezzante come i giovani, gli scivolavo accanto senza afferrarlo
e non capivo che quell' uomo era il mio volto, era il mio specchio
finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo,
finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo,
finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo...
 
 
Album: "Amerigo"
Testo di Francesco Guccini
Musica di Francesco Guccini e Juan Carlos "Flaco" Biondini
Lyrics by Francesco Guccini
Music by Francesco Guccini and Juan Carlos "Flaco" Biondini
 
1978 - AMERIGO

Questa canzone fa parte, oltre che del percorso sull'emigrazione e la guerra del lavoro, anche di un altro percorso "sotterraneo" che non verrà mai istituito: quello delle clamorose dimenticanze delle CCG.
Rimediamo con il consueto, abissale ritardo.
Sulla canzone c'è poco da dire, talmente è nota; sfidiamo tutte le frequentatrici e tutti i frequentatori del sito a dire se, almeno una volta nella loro vita, a partire dal 1978, non abbiano cantato, berciato, intonato, stonato o sussurrato ...la poRRRta veRRRRde con accento più o meno marcatamente gucciniano.
Diciamo soltanto che il sig. Amerigo Guccini, da Pàvana (PT), era davvero un parente di Guccini e la canzone racconta la sua storia, vera, e quella di migliaia di amerighi di ogni paese. Curiosamente, Amerigo aveva lo stesso nome dell'America; ma non era Amerigo Vespucci, non andava a esplorare nulla. Andava a lavorare in miniera, tra "negri, irlandesi, polacchi ed italiani". Una canzone che è una storia, una storia che Guccini ha raccontato anche nelle sue Croniche Epafàniche; una canzone che è sempre bene riproporre, specialmente pensando a quante Pàvane sono lasciate ora tra gli alberi di chissà quali montagne africane o asiatiche, a quanti Limentra vengono ricordati coi loro suoni continui ed ossessivi.
 
Fonte: QUI


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CANZONI CONTRO LA GUERRA Empty E. BENNATO e T. DE SIO: 1978 - A LA MONTAGNA

Messaggio  admin_italiacanora Sab Set 24, 2011 6:29 pm

A LA MUNTAGNA


TESTO DIALETTALE:
Quanno fa notte a la muntagna
tremma 'e paura la pecurella,
si 'a vede 'o lupo se la magna.

Pure p'o lupo 'a vita è dura
quanno 'o pastore le dà la caccia
e 'a pecurella dorme sicura.

'Ncopp'a muntagna 'o cchiù feroce
mò nunn'è 'o lupo, è 'o brigante,
quanno 'o vedite, faciteve 'a croce.

'Ncopp'a muntagna quanno fa scuro
pure 'o pastore mò nun trova pace,
sente nu canto che fa paura:
songo 'e briganti ca se danno 'a voce.

E chi 'e cunosce, 'o ssape bbuono,
ca nun l'è mai piaciuto 'o rre Burbone,
ma mò nun sape chest'ata storia
ca nun le piace manco 'o rre Savoia

Se n'è fujuto 'o rre Burbone
e n'è venuto n'ato cchiù putente:
cagna 'o guverno, cagna 'o padrone,
sulo pe' chi stà 'a sotto nun cagna niente.

Chi nun l'accetta sta legge nova
a fare lu brigante ce fa la prova,
ma si ce saglie 'ncopp'a muntagna
'a vita soja è comm'a na cundanna.

Contro 'e surdate 'e rre Vittorio
mò c'è rimasto sulo sta paranza,
ma nu brigante nun cagna 'a storia
quanno cumbatte sulo, senza speranza.

E quann'o pigliano 'ncopp'a muntagna
more senza paura, senza rimpianto,
e quanno 'e ppigliano dint'e paise
diceno: quann'e bello murire acciso.

TESTO TRADOTTO:
Quando fa notte sulla montagna
trema di paura la pecorella
se la vede il lupo, se la mangia.

Anche per il lupo la vita è dura
quando il pastore gli dà la caccia
e la pecorella dorme sicura.

Sulla montagna, il più feroce
non è il lupo, ma è il brigante
quando lo vedetevi, fatevi il segno della croce.

Sulla montagna quando fa scuro
anche il pastore ora non trova pace,
sente un canto che fa paura:
sono i briganti che si danno la voce.

E chi li conosce lo sa bene
che a loro non è mai piaciuto il re Borbone,
ma ora non sa quest'altra storia
che a loro non piace manco il re Savoia.

Se n'è scappato il re Borbone
e ne è venuto un altro più potente:
cambia il governo, cambia il padrone,
solo per chi sta sotto non cambia niente.

Chi non accetta questa legge nuova
allora prova a fare il brigante,
ma se sale su in montagna
la vita sua è come una condanna.

Contro i soldati del re Vittorio
ora è rimasta solo questa banda,
ma un brigante non cambia la storia
quando combatte solo e senza speranza.

E quando lo pigliano sulla montagna
muore senza paura, senza rimpianto,
e quando li pigliano nei paesi
dicono: quant'è bello morire ammazzato.


[1978]

Testo e musica di Carlo D'Angiò, Eugenio Bennato e Teresa De Sio
Album: Musicanova


A la muntagna proviene dall'album immediatamente precedente a quello dove si trova Brigante se more, e non esiste in questo caso nessun dubbio riguardo alla paternità di questa canzone scritta a tre mani dai tre componenti storici dei Musicanova, Carlo D'Angiò, Eugenio Bennato e Teresa De Sio (la canzone è cantata in duetto da questi ultimi due). Un testo dove la condizione e la lotta dei briganti appaiono in tutta la loro sconsolata e fierissima crudezza, e nella consapevolezza che i padroni possono soltanto cambiare con tutte le loro corti, ma resta il potere e restano soprattutto la povertà e lo sfruttamento per la gente:

Se n'è fujuto 'o rre Burbone
e n'è venuto n'ato cchiù putente:
cagna 'o guverno, cagna 'o padrone,
sulo pe' chi stà 'a sotto nun cagna niente.

Una canzone, quindi, che è al tempo stesso l' "antefatto" e la sorella -ben più esplicita- di Brigante se more. Non dà adito ad alcun fraintendimento. Ai briganti, ribadiscono D'Angiò e Bennato, non piacevano i re. Non piaceva il potere. Lottavano senza alcuna speranza contro la miseria della loro gente, ed è questa l'unica verità e l'unico rispetto autentico che è dovuto alla loro memoria. [RV]

 
Fonte: QUI


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CANZONI CONTRO LA GUERRA Empty Re: CANZONI CONTRO LA GUERRA

Messaggio  admin_italiacanora Sab Nov 17, 2012 6:34 pm

CAMBIA IL VENTO


A tarda notte un sogno m'ha svegliato:
ero solo e sperduto
per strade sconosciute...
e l'angoscia m'ha fatto risvegliar.
Ho acceso il lume allora e v'ho guardato:
vi ho parlato e baciato...
ancora non mi stanco di guardar.
 
Fonte: QUI
 
 

1993

[Massimo Bubola – Sandro Severini]
Dall'album Storie d'Italia


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CANZONI CONTRO LA GUERRA Empty BANDITO SENZA TEMPO

Messaggio  admin_italiacanora Dom Apr 07, 2013 7:53 pm

BANDITO SENZA TEMPO


Un tempo fu un bandito
bandito senza tempo
uccise un presidente
ne ferì altri cento
Forse fu a vent’anni
o forse due di meno
era con Gaetano Bresci
sopra una nave lungo il Tirreno.

Giocarono a tresette
tresette con il morto
il terzo era un gendarme
il quarto un re dal fiato corto
un tempo fu a Milano
dove si va a lavorare
c’erano tante bande
quante banche da rapinare.

Forse fu per caso
che con Pietro Cavallero
fece la comparsa
in un film in bianco e nero.

Gli diedero fucili
e pistole di terza mano
un passaporto falso
per fuggire via lontano.

Un tempo per paura
forse per coraggio
si fece catturare
alla catena di montaggio
Quel tempo chi lo ricorda
lo Stato aveva mal di cuore
così a Renato Curcio
chiese in prestito nuove parole.

Con quelle partì all’assalto
di nuovi mulini a vento
incontrò anche un sorriso
lungo la strada che porta a Trento.

Un tempo questo tempo
con un’arma un po’ speciale
una Magnum Les Paul
spara canzoni che fanno male.
Ora ha una nuova banda
e un fazzoletto rosso e nero
quando attacca “I Fought the Law”
fa saltare il mondo intero.

Ma un tempo fu un bandito
bandito senza tempo
veniva con la pioggia
e se ne andava via col vento….

Fonte: QUI


CANZONI CONTRO LA GUERRA Le_radici_e_le_ali [1991]
GANG Album: Le radici e le ali

Non tutti i "banditi" del pantheon dei Gang mi stanno simpatici - ma forse non esistono banditi senza tempo, ogni tempo ha i banditi che si merita. Eppure mi pare importante che, citando e rovesciando un antico slogan antifascista di Woody Guthrie, i Gang suggeriscano che, come la sua chitarra diventava un'arma, così forse è nostro compito far sì che le armi diventino chitarre.

Sandro Portelli, dalle note di copertina del disco

Di Bandito senza tempo, scritta in poco più di dieci minuti, ho ascoltato nel corso degli anni centinaia e centinaia di interpretazioni e mai una è stata uguale allaltra. Limmaginario da cui parte, che ne è fonte ispiratrice e che contribuisce a creare individualmente, è diverso eppure fa sentire insieme, uniti, identici, autentici,Noi.Anchio, dopo averne sentite tante di interpretazioni, dopo averla cantata centinaia di volte, ne ho perso il significato, la mia pretesa, il mio senso. La canzone si è liberata anche del suo autore, è di tutti e di nessuno. È questa la mia canzone, quella che sa dare Profezia nel tono, nello sporgersi dal burrone del tempo, nella sua richiesta continua di un senso nuovo. Sa annunciare lorizzonte e più in là e nello stesso tempo racconta la strada già fatta. Visione e Profezia. Forse sono questi gli elementi che caratterizzano di più il mio, il nostro modo di scrivere canzoni di lotta e che le fa autentiche, adatte allavanzata lenta, al passo nel fango e al sudore dellanima. La canzone che aspetto deve saper scartare di lato, deve avere la linea della cometa, il passo del cavallo nel gioco degli scacchi.
Mario Severini (Gang)

Fonte: QUI


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Messaggio  admin_italiacanora Dom Ago 11, 2013 10:43 am

'A MUGLIERA 'E MASANIELLO


So' turnate li Spagnuole,
è fernuta 'a zezzenella;
comme chiagneno 'e ffigliole
fora 'a via d' 'a Marenella!

'A Riggina 'e ll'otto juorne
s'è arredotta a ffa' 'a vaiassa;
so turnate li taluorne,
'ncopp' 'e frutte torna 'a tassa!

Chella vesta, tuttaquanta
d'oro e argiento arricamata,
ll'ha cagnata sta Rignanta
cu na vesta spetacciata.

'A curona 'e filigrana
mo ched'è? Curona 'e spine!
'E zecchine d' 'a cullana
mo nun songo cchiù zecchine!

Li Spagnuole so' turnate
chiù guappune e preputiente
e mo' a chiammano, 'e suldate,
a Riggina d' 'e pezziente!

E lle danno 'a vuttatella,
e lle diceno' a parola,
e lle tirano 'a vunnella...
Essa chiagne, sola sola.

Pane niro e chianto amaro,
chianto amaro e pane niro
vanno a ccocchia e fanno 'o paro
comm' 'e muonece a Retiro.

Da Palazzo essa è passata
dint' 'o Bbuorgo e venne ammore;
tene 'a mala annummenata,
ma nu schianto mmiez' 'o core!

Dint' 'o vascio d' 'a scasata
mo nce passa o riggimento;
'a furtuna ll'ha lassata
e le scioscia malu viento.

Se facette accussì lota,
morta 'e famma e de fraggiello,
chella llà ch'era na vota
'a mugliera 'e Masaniello!

Fonte: QUI

Tommaso Aniello detto Masaniello nel 1647 guidò una rivolta popolare contro il governo vicereale spagnolo, che aveva aumentato le gabelle sugli alimenti. Divenuto eroe popolare, iniziò a frequentare insieme a sua moglie Bernardina la corte spagnola, vestendo abiti da nobile.
Il brano narra le sorti di sua moglie, dopo la morte di Masaniello, ridotta- pare- a "ricevere" i soldati presso casa sua....

 
Fonte: QUI


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CANZONI CONTRO LA GUERRA Empty BALLATA DEL PICCOLO AN

Messaggio  admin_italiacanora Gio Gen 11, 2018 3:40 pm

BALLATA DEL PICCOLO AN

BALLATA DEL PICCOLO AN


Ivan della Mea
 
Testo:


[1974]

Una delle più belle canzoni di Ivan della Mea, ispirata a un fatto vero accaduto a Saigon.
Ricordiamo che la canzone è stata recentemente interpretata anche da Cantovivo in uno dei CD "Avanti Popolo" pubblicati dalla rivista "Avvenimenti".


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