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CANZONI PRIMA GUERRA MONDIALE (1914/1918)

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CANZONI PRIMA GUERRA MONDIALE (1914/1918) Empty CANZONI PRIMA GUERRA MONDIALE (1914/1918)

Messaggio  admin_italiacanora Dom Nov 04, 2012 4:39 pm



CANZONI PRIMA GUERRA MONDIALE

Le canzoni della prima guerra mondiale sono le canzoni che furono scritte e cantate nel periodo 1914-1918 ed avevano in qualche modo attinenza con gli eventi politici e militari della Grande Guerra.
Esse appartengono a vari repertori e perciò, per motivi musicali ma soprattutto ideologici, vengono generalmente eseguite da interpreti differenti.


Prima dell'entrata in guerra

Già prima che l'Italia partecipasse al conflitto, nei mesi fra l'inizio della guerra (28 giugno 1914) e la dichiarazione di guerra dell'Italia (24 maggio 1915) la querelle fra "neutralisti" e "interventisti" aveva invaso anche i café-chantant attraverso canzoni leggere e oggi quasi dimenticate.
Esemplare del fronte neutralista è La ragazza neutrale, che rappresenta l'Italia come una signorina che resiste alle avances dei corteggiatori francesi e tedeschi.
Le canzoni della propaganda interventista andavano, invece, dalle marcette patriottiche alle feroci caricature di Cecco Beppe, Guglielmone e Maometto.
Espressione dell'interventismo di sinistra fu, infine, la Canzone garibaldina.

LA RAGAZZA NEUTRALE

  CANZONE GARIBALDINA

   

Autori: Parole di Giovanni Corvetto, Musica di Colombino Aron
 
Testo:
 
  
Autori: scritta nel 1914 da Libero Bovio e composta da Rodolfo Falvo/Ernesto De Curtis.
 
Testo:
 
 
Durante i lunghi anni della guerra di trincea le canzoni ebbero ben altro tono; i soldati soffrivano fisicamente e moralmente; e allora si diffuse un modo di dire entrato poi nella lingua corrente: "canta che ti passa".
In questi anni gli alpini elaborarono alcune delle canzoni che oggi fanno parte del repertorio dei canti di montagna, come Tapum, Monte Canino, La tradotta che parte da Torino, Monte Nero e altre.

      
 
 
La canzone più cantata dagli alpini fu però un brano che non ha relazione con la guerra, cioè Quel mazzolin di fiori, che divenne allora famoso in tutt'Italia, ricantato anche nel 1972 da Gigliola Cinquetti e nel 1974 da Topo Gigio:


Anche la canzone napoletana diede alla luce alcuni brani in cui il protagonista è un soldato, ad esempio Sentinella e 'O primmo reggimento.
Il più famoso di essi è certamente 'O surdato 'nnammurato di Aniello Califano; dopo l'interpretazione di Anna Magnani nel film per la televisione La sciantosa del 1971 questa canzone è diventata una sorta di inno dei pacifisti italiani:

   

Ma la frustrazione andò più in là.
La durezza della guerra di trincea e l'enorme numero di vittime cadute per conquistare pochi metri di terreno suscitarono nei soldati sentimenti di rabbia che si espressero in canzoni come O Gorizia tu sei maledetta e La tradotta che parte da Novara. Dall'altra parte anche i soldati trentini mandati a combattere in Romania cantavano testi antimilitaristi come Sui monti Scarpazi:

      
 
 
Alcune di queste canzoni di protesta individuavano i responsabili del conflitto, che indicavano negli studenti (Ascoltate o popolo ignorante) e nei signori (E quei vigliacchi di quei signori/Cadorna).

Fra i pochi canti entusiasti, che esaltavano le azioni militari, c'erano quelli cantati dagli arditi, i quali elaborarono un proprio canzoniere (Fiamme nere, Se non ci conoscete, e soprattutto Giovinezza nella versione di Marcello Manni), canzoniere che fu a sua volta la base del repertorio fascista.

      
 
 
Dopo Caporetto

La rotta di Caporetto e il conseguente disordine hanno lasciato poche tracce in musica.
Si può ricordare Adio Venesia adio, cantata dai profughi che fuggivano dalle zone occupate dagli Austriaci (o che si temeva potessero esserlo, come appunto Venezia).
Invece la successiva resistenza sulla linea del Piave e sul Monte Grappa contro l'invasione austriaca di una parte del territorio nazionale ispirarono canzoni patriottiche di successo come La canzone del Piave (E. A. Mario) e la Canzone del Grappa (Emilio De Bono).
La leggenda del Piave, in particolare, fu così popolare che nel difficile periodo successivo all'8 settembre fu scelta come inno nazionale italiano, in cui tutti potessero riconoscersi al di sopra delle divisioni politiche:

   
 
 
Pubblicazione e esecuzione

Anche le vicende editoriali delle canzoni della Grande Guerra sono significative; la maggior parte di esse furono infatti incise su disco negli stessi anni in cui venivano scritte.
Alcuni repertori, invece, come quelli degli alpini e degli arditi, non vennero immediatamente registrati, ma furono raccolti in canzonieri negli anni successivi; fra queste raccolte è da ricordare Canti di soldati del 1919 di Barba Piero, pseudonimo di Piero Jahier.

La vicenda più tribolata fu in ogni modo quella di O Gorizia tu sei maledetta.
Questo canto non fu eseguito pubblicamente fino al 1964, e quando ciò avvenne, al Festival dei Due Mondi di Spoleto, gli esecutori Michele Straniero e il gruppo del Nuovo Canzoniere Italiano, furono denunciati per vilipendio delle forze armate.
 
Fonte: QUI
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CANZONI PRIMA GUERRA MONDIALE (1914/1918) Empty NON PASSA LO STRANIERO: La leggenda del Piave

Messaggio  admin_italiacanora Mar Nov 05, 2019 6:59 pm

CANZONI PRIMA GUERRA MONDIALE (1914/1918) Camepp10


NON PASSA LO STRANIERO: La leggenda del Piave

Il 4 novembre 1918, l'Italia si rialzava in piedi dopo il disastro di Caporetto.
Si rialzava e vinceva una guerra, la più spaventosa guerra che fino ad allora il mondo avesse visto.
Una guerra vinta contro l'impero austro-ungarico che impediva il compimento del processo unitario iniziato con la Prima Guerra di Indipendenza nel 1848.
4 novembre 1918: sono passati tre anni dall'inizio del conflitto; il maresciallo Diaz emana l'ultimo bollettino di guerra. Alla radio annuncia: la guerra è finita, l'Italia ha vinto. La prima guerra mondiale è finita. Cessano le ostilità.
Ma questa guerra, questa inutile carneficina, come la definì Benedetto XV, costò all'Italia 680.000 morti, un'intera generazione cancellata. La migliore gioventù persa sui campi di battaglia, sui fiumi, sulle montagne.
Con lo stile de "La Grande Storia", la puntata racconta in un lungo film documentario la Prima Guerra Mondiale. E sceglie di farlo attraverso le lettere dei soldati al fronte. Lettere commoventi, buffe, curiose ma tutte con un comune denominatore: la patria, un valore indiscutibile che dava loro coraggio e resistenza. C'è la lettera di un soldato incaricato di portare le gavette ai commilitoni in prima linea e che vuole fare fino in fondo il suo dovere nonostante abbia la possibilità di un posto meno rischioso: sono qui per servire la patria, scrive ai genitori.
Una patria su cui artisti e intellettuali sono tutti d'accordo, basta pensare a Gadda, a Marinetti o a Sironi che persino muore in battaglia.
"4 novembre, La vittoria" è il racconto di quei giorni.
 

Il 4 novembre 1918, l’ Italia si rialzava in piedi dopo il disastro di Caporetto. Si rialzava e vinceva una guerra, la più spaventosa guerra che fino ad allora il mondo avesse visto. Una guerra vinta contro l’impero austro-ungarico che impediva il compimento del processo unitario iniziato con la Prima Guerra di Indipendenza nel 1848.


LA LEGGENDA DEL PIAVE
La leggenda del Piave, conosciuta anche come la canzone del Piave, (inno nazionale italiano dal 1943 al 1946) è una delle più celebri canzoni patriottiche italiane; il brano fu scritto nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta (noto con lo pseudonimo di E.A. Mario), il quale rinunciò ai diritti d'autore sulla canzone.
Nel novembre del 1941 donò anche le prime cento medaglie d'oro ricevute, come riconoscimento per la canzone, dai comuni del Piave, da associazioni di combattenti, e da privati cittadini, come oro alla Patria insieme con le fedi sua e della moglie.

I fatti storici
I fatti storici che ispirarono l'autore risalgono al giugno del 1918 quando l'Austria-Ungheria decise di sferrare un grande attacco sul fronte del Piave per piegare definitivamente l'esercito italiano, già reduce dalla sconfitta di Caporetto.
La Landwehr (l'esercito imperiale austriaco) si avvicinò pertanto alle località venete delle Grave di Papadopoli e del Monte Montello, ma fu costretta ad arrestarsi a causa della piena del fiume.
Ebbe così inizio la resistenza delle Forze armate del Regno d'Italia che costrinsero gli Austro-ungarici a ripiegare.

Tra il 2 e il 6 luglio del 1918, la 3a Armata del Regio Esercito Italiano occupò le zone tra il Piave vecchio ed il Piave nuovo. Durante lo svolgersi della battaglia, denominata battaglia del Solstizio, perirono 84.600 militari italiani e 149.000 militari austro-ungarici.

In occasione dell'offensiva finale italiana (Battaglia di Vittorio Veneto), avvenuta nell'ottobre del 1918, il fronte del Piave fu nuovamente teatro di scontri tra l'Austria-Ungheria e l'Italia.
Dopo una tenace resistenza iniziale, in concomitanza con lo sfaldamento politico in corso dell'Impero, l'imperial-regio esercito si disgregò rapidamente e gli Italiani poterono tranquillamente sfondare le linee nemiche.

La composizione
La leggenda del Piave fu composta nel giugno 1918 subito dopo la battaglia del Solstizio, e ben presto venne fatta conoscere ai soldati dal cantante Enrico Demma (Raffaele Gattordo).
L'inno contribuì a ridare morale alle truppe italiane, al punto che il generale Armando Diaz inviò un telegramma all'autore nel quale sosteneva che aveva giovato alla riscossa nazionale più di quanto avesse potuto fare lui stesso: «La vostra leggenda del Piave al fronte è più di un generale!».
Venne poi pubblicata da Giovanni Gaeta con lo pseudonimo di E. A. Mario solo alla fine del 1918, a guerra ormai ultimata.

Il testo e la musica, che fanno pensare ad una canzone patriottica con la funzione di incitare alla battaglia, hanno l'andamento colto e ricercato di altre canzoni che già avevano fatto conoscere Giovanni Gaeta nell'ambiente del cabaret; sue sono anche Vipera, Le rose rosse, Santa Lucia luntana, Profumi e balocchi.La funzione che ebbe La leggenda del Piave nel primo dopoguerra fu quello di idealizzare la Grande Guerra; farne dimenticare le atrocità, le sofferenze e i lutti che l'avevano caratterizzata.

Il testo
Le quattro strofe - che terminano tutte con la parola "straniero" - hanno quattro specifici argomenti:

La marcia dei soldati verso il fronte (presentata nella canzone come una marcia a difesa delle frontiere italiane; tecnicamente però fu l'Italia ad aggredire l'impero asburgico)
La ritirata di Caporetto
La difesa del fronte sulle sponde del Piave
L'attacco finale e la conseguente vittoria

Nella prima strofa il Piave assiste al concentramento silenzioso di truppe per fare da barriera all'avanzata austriaca e ammonisce "Non passi lo straniero".
Ma come racconta la seconda strofa, a causa della disfatta di Caporetto, il nemico cala fino al fiume e questo provoca sfollati, profughi da ogni parte.
La terza strofa racconta del ritorno del nemico con il seguito di vendette di ogni guerra, e con il Piave che pronuncia il suo "no" all'avanzata dei nemici e la ostacola gonfiando il suo corso, reso rosso dal sangue dei nemici.
Nell'ultima, si immagina che una volta respinto il nemico oltre Trieste e Trento, con la vittoria tornassero idealmente in vita i patrioti Guglielmo Oberdan, Nazario Sauro e Cesare Battisti, tutti uccisi dagli austriaci.

Le varianti del testo
All'epoca della prima stesura di questo brano, si pensava che la responsabilità per la disfatta di Caporetto fosse da attribuire al tradimento di un reparto dell'esercito.
Per questo motivo, al posto del verso "Ma in una notte triste si parlò di un fosco evento" vi era la frase "Ma in una notte triste si parlò di tradimento".
In seguito, durante il regime fascista fu appurato che il reparto ritenuto responsabile era invece stato sterminato da un attacco con gas letali; si pensò così di eliminare dalla canzone il riferimento all'ipotizzato tradimento, considerato non solo impreciso storicamente ma anche sconveniente per il regime.

La melodia è orchestrata da bande musicali istituzionali e non, specialmente in occasione delle celebrazioni per la Festa della Repubblica, in occasione del 25 aprile e del 4 novembre.

Questi versi, densi di amor patrio, e la sua solenne, seppur a tratti adulterata, rievocazione storica, fecero sì che da più parti si levasse la richiesta di adottarlo come inno nazionale, cosa che avvenne solo dal 1943 al 1946, quando La Canzone del Piave divenne l'inno nazionale dello stato italiano.
La melodia fu poi sostituita da Il Canto degli Italiani di Goffredo Mameli.

Nel 1961 il comune di Roma deliberò di denominare una strada Via Canzone del Piave nel quartiere Giuliano-Dalmata, nella cui toponomastica sono largamente rappresentati personaggi ed eventi della Prima Guerra Mondiale; la denominazione costituisce un caso rarissimo di toponimo urbano ispirato a un brano musicale.
Solitamente è eseguita da bande e fanfare in occasione della posa delle corone ai monumenti ai caduti immediatamente dopo all'inno nazionale.

La canzone del Piave è stata riproposta come inno nazionale il 21 luglio del 2008 da Umberto Bossi.
Fonte: QUI


LA LEGGENDA DEL PIAVE (o Canzone del Piave)


I

Il Piave mormorava
calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava
per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera...

Muti passaron quella notte i fanti:
tacere bisognava, e andare avanti...
S'udiva, intanto, dale amate sponde
sommesso e lieve il tripudiar dell'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero.
Il Piave mormorò:

«Non passa lo straniero!»

II

Ma in una notte trista
si parlò di tradimento,
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento.
Ah, quanta gente ha vista
venir giù, lasciare il tetto
per l'onta consumata a Caporetto...

Profughi ovunque, dai lontani monti
venivano a gremir tutti i suoi ponti...

S'udiva, allor, dalle violate sponde
sommesso e triste il mormorio dell'onde:
come un singhiozzo, in quell'autunno nero
il Piave mormorò:

«Ritorna lo straniero!»
III

E ritornò il nemico
per l'orgoglio e per la fame:
volea sfogare tutte le sue brame...
Vedeva il piano aprico,
di lassù, voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora...

- No! - disse il Piave - No! - dissero i fanti...

mai più il nemico faccia un passo avanti...
Si vide il Piave rigonfiar le sponde,
e come i fanti combattevan l'onde...
Rosso del sangue del nemico altiero,
il Piave comandò:
« Indietro, va', straniero!»

IV

Indietreggiò il nemico
fino a Trieste, fino a Trento...
E la Vittoria sciolse le ali al vento!
Fu sacro il patto antico:
tra le schiere furon visti
risorger Oberdan, Sauro e Battisti...

Infranse, alfin, l'italico valore
le forche e l'armi dell'Impiccatore

Sicure l'Alpi... Libere le sponde...
e tacque il Piave: si placaron l'onde:
Sul patrio suolo, vinti i torvi imperi
la Pace non trovò
nè oppressi, nè stranieri!


Cronologia degli eventi
Nella notte tra il 23 e il 24 maggio del 1915 l’Italia entrava in guerra: era l’occasione per completare il processo di unità nazionale e liberare il Trentino e la Venezia Giulia dal dominio austriaco.
Il nostro esercito, nel marciare coraggioso e silenzioso verso la frontiera con l’Austria, passò sul fiume Piave, che espresse poeticamente la sua gioia con il tripudio delle onde.

24 ottobre del 1917, il nemico ruppe il fronte orientale italiano a Caporetto; tutte le nostre forze ebbero l’ordine di arretrare onde evitare l’accerchiamento.
Le perdite furono pesanti e ad esse si accompagnarono le polemiche.

Si dovettero richiamare le riserve e arruolare i giovani di 18 anni, classe 1899, che per il valore ed il coraggio dimostrato meritarono l’appellativo di “classe di ferro”.
Il Piave divenne il simbolo della Patria che fu difesa con rinnovata determinazione sotto la guida del Gen. Armando Diaz.

Sulla nuova frontiera Monte Grappa-Piave si decidevano le sorti della guerra.
La poderosa offensiva scatenata dagli austriaci nel giugno 1918 cozzò contro l’eroica resistenza degli italiani; le divisioni nemiche dovettero “ripassare in disordine il Piave, sconfitte e incalzate dalle nostre valorose truppe” come si espresse nel bollettino di guerra il Gen. Diaz.

La battaglia del Piave è stata una delle più gloriose della storia d’Italia: costò all’Austria 150.000 uomini e fu l’inizio della sconfitta.
Gli austriaci e gli alleati tedeschi videro “cadere come foglie morte” nelle acque del Piave le loro speranze di vittoria, come scrisse il comandante tedesco Ludendorff dopo la guerra.

Il 24 ottobre 1918, proprio nel giorno anniversario della sconfitta di Caporetto, l’esercito italiano lanciò una massiccia e generale offensiva che portò alla vittoria dell’Italia, chiamata di Vittorio veneto, dal luogo dove avvenne per prima lo sfondamento delle linee nemiche.

L’avanzata italiana fu travolgente; dopo aver catturato centinaia di migliaia di prigionieri, il 3 novembre le truppe italiane entrarono in Trento e Trieste.

Lo stesso giorno l’Austria si arrese e firmò l’armistizio, che sanciva la cessazione della guerra per il

4 novembre.

Solo allora si placarono le acque del Piave, quando furono sconfitti gli imperi oppressori e la Pace trovò gli italiani liberi sul patrio suolo, dalle Alpi al mare.

Questa la Grande Storia condensata nella “Leggenda del Piave”, la Storia di una guerra non di offesa ma di difesa della Patria, sostenuta dal popolo e valorosamente combattuta da nostri soldati per il completamento dell’unità d’Italia.
 
Fonte: QUI
 
   
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CANZONI PRIMA GUERRA MONDIALE (1914/1918) Empty CANTI POPOLARI DELLA GRANDE GUERRA

Messaggio  admin_italiacanora Dom Nov 01, 2020 7:06 pm



La prima guerra mondiale, la "grande" guerra, oltre ad essere stata il più vasto conflitto della storia con 16 milioni di vittime, è anche stata la prima vera esperienza della "società di massa" che ha caratterizzato il Novecento. Per la prima volta nelle trincee si familiarizza e solidarizza con persone con cui si condivide poco altro che la condizione di combattenti per una guerra ingiusta e imperialista. Ma si condivide anche il rifiuto della guerra, della trincea, della leva obbligatoria e in genere del combattere per gli interessi di altri.

Una delle tante eredità che una guerra lascia ai posteri è quella delle canzoni.
Da sempre infatti la musica ha fatto parte della vita dei soldati nei campi di battaglia o nelle retrovie.
Accompagnate da un testo facilmente memorizzabile, vennero composte per aumentare il senso di appartenenza ad un gruppo, per sollevare gli animi oppure per esorcizzare la paura della morte, sempre in agguato.
Altre invece narrano di amori lontani, di speranze, di lontananza dalla casa e dall'affetto materno o glorificano le gesta eroiche esaltandone il coraggio e il sacrificio.

Altre invece sono oggi meno conosciute ma non per questo meno interessanti.
È il caso delle canzoni composte e cantate durante la Grande Guerra e che oggi può capitare di riascoltare in qualche festa o evento con la presenza di un coro militare.
I testi (alle volte in dialetto) raccontano le gesta di un battaglione, il dolore per i lutti, descrivono i luoghi delle battaglie oppure le speranze di rivedere la propria amata che aspetta il soldato a casa.
Tra tutte, la più celebre è senza dubbio " La leggenda del Piave ", scritta nell'estate del 1918 e per diversi anni cantata ogni 4 novembre, anniversario della vittoria sull'Austria-Ungheria.
Molto nota divenne anche " Monte Grappa tu sei la mia Patria ", anche questa nata nel 1918 per incoraggiare i soldati italiani a resistere contro gli attacchi austro-ungarici sul monte veneto.

Accanto a testi indubbiamente seri, non mancano canzoni più leggere, auto-ironiche e caratterizzate da una buona dose di allegria come quelle degli Alpini, i quali non mancano di fare qualche riferimento goliardico alla loro passione per un buon bicchiere di vino consumato in compagnia.
Come tutti i canti, quelli della prima Guerra Mondiale sono canzoni nate anonime, diffuse tra i soldati per naturale contagio.
Erano cantate durante le marce, nei turni di riposo e talvolta in prima linea.
Sono canzoni un po' lagnose perché vissute in un habitat da talpe, tra fango e pidocchi, e perché riflettano la lontananza degli affetti, sotto l’aspetto etnografico e della storia sono una documentazione di alto interesse.
Anche ad esse bisogna attingere per determinare gli atteggiamenti psicologici dei soldati che di quella guerra fecero parte.


CANTI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

NOTA: La maggior parte dei canti e degli inni degli Alpini della I Guerra Mondiale si trovano nella sezione ''CORI ALPINI'

Molte di queste canzoni costituiscono un patrimonio ancora vivo con il loro contenuto patriottico e qualche volta satirico.
La penna nera o Sul Cappello che noi portiamo - E’ la tipica canzone degli alpini. La penna è il simbolo dell’aquila che domina gli abissi.
Sul ponte di Bassano - L’autore immagina di scambiare con una ragazza una stretta di mano ed un bacon d’amore. L’amore tra il soldato e la ragazza, dopo la casta descrizione della prima strofa, ha uno sviluppo aperto a diverse soluzioni.
Il testamento del Capitano - La storia di un capitano che, non avendo altri beni che il suo corpo, prima di morire, lascia il suo testamento spirituale oltre che retorico.
Si intuisce anche la critica che i soldati fanno sull’equipaggiamento distribuito: mancano le scarpe e quelle distribuite sono poco resistenti.
La tradotta - C’è la tradotta che parte dal fronte per andare a casa e c’è la tradotta che parte da casa per riportare al fronte. Una tipica, triste canzone da fiume Piave che parla di morte.
O Dio del Cielo - Esistono diverse versioni , alcune con versi ripetuti e modulati. Tutte parlano del desiderio di tramutarsi in rondone per raggiungere l’amata alla fontana per poi invitarla a prendere il fucile.
Aì preàt la biele stele - Non è una canzone nata nel fango delle trincee o nelle bisbocce delle retrovie. E’ un canto che, sorto nelle vallate friulane, sa di neve, di aria pura e di stelle E’ una preghiera di pace.
Dove sei stato mio bell’alpino - Alla domanda si risponde con una litania di luoghi di battaglie e di sofferenze.
Montenero o Monte rosso e Monte nero - Pur rispettandone l’essenza, sono sempre del Terzo Reggimento Alpini, la canzone subisce diversi ritocchi. La data di battaglia cambia secondo l’esperienza vissuta. Tutte terminano con il colonnello che piange nel vedere i suoi alpini morire.
Quel Mazzolin di fiori - Il primo contenuto dei canti di trincea è L’amore. E’ uno dei motivi più famosi. Diffusissimo nel Nord Italia, in ogni regione presenta, però, varianti non trascurabili.

Da sempre la musica ha fatto parte della vita dei soldati nei campi di battaglia o nelle retrovie . Accompagnata da un testo facilmente memorizzabile, venne composta per aumentare il senso di appartenenza ad un gruppo, per sollevare gli animi, esorcizzare la paura della morte sempre in agguato, narrare amori lontani, speranze, lontananza da casa e dall'affetto materno, glorificare le gesta eroiche esaltandone il coraggio e il sacrificio.

- LA CAMPANA DI SAN GIUSTO

NOTE
Questo canto è dedicato ad un’altro fiore di montagna, certamente meno noto della stella alpina, La rosa che cresce sulle alpi, fiore che s’indora al primo sole, fiore meraviglioso che attira l’alpinista, ma che però se viene colto subito si appassisce e, come dice la canzone, và nostalgico a morire. La dolce melodia del maestro Franco Sartori ha trasformato il canto in una nostalgica preghiera. .
 
Fonte: QUI
 
 
- ROSA DELLE ALPI
 
NOTE
Canzone del repertorio degli alpini, ambientata sul ponte di Bassano, noto per essere stato raso al suolo nel corso della Seconda guerra mondiale dai tedeschi e poi ricostruito dall'Associazione Nazionale Alpini, sul disegno dell'architetto Andrea Palladio del 1569.
Da allora prese l'attributo di "ponte degli alpini".
Nel testo il soldato ricorda il bacio dato all'amata sul ponte, ma allo stesso tempo predice la fine del loro rapporto.
 
Fonte: QUI
 
 
LA CAMPANA DI SAN GIUSTO

  ROSA DELLE ALPI

   

 
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