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FESTIVAL DI SANREMO 2012: I CANTANTI - LE CANZONI - I TESTI

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FESTIVAL DI SANREMO 2012: I CANTANTI - LE CANZONI - I TESTI - Pagina 3 Empty Re: FESTIVAL DI SANREMO 2012: I CANTANTI - LE CANZONI - I TESTI

Messaggio  settenote Lun Feb 20, 2012 12:01 am

Il Festival di Sanremo come non lo avete mai visto.
Le telecamere de 'La vita in Diretta' hanno ripreso i volti dei cantanti nel momento del verdetto finale.



Le immagini della proclamazione delle tre finaliste vissute con i cantanti dietro le quinte e Noemi in una breve intervista subito dopo



DOPO SANREMO - LA SALA STAMPA





19 Febbraio 2012
Sanremo 2012, vincono le donne (e i talent)

Strano Festival quello appena finito: annunciato come il Sanremo delle donne, vista la massiccia presenza femminile nel cast dei Big, è stato poi inondato di critiche per l’immagine della donna offerta dal siparietto di Belen e della sua farfalla tatuata, come se alla fine cinque giorni di spettacolo potessero essere rappresentati da 20” di consapevole esibizione di sé.
Ma il podio ha rimesso ordine: tre donne, tre diverse canzoni, tre stili artistici, tre racconti di vita, premiati da pubblico a casa, dalla giuria tecnica e dalla stampa, cui va aggiunta Nina Zilli, scelta dalla direzione artistica per rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest. Ma è anche l’affermazione dei talent: sul podio salgono Amici e X Factor e anche un giovane talento, scoperto da Sanremo Giovani 2009 e approdato nella grande famiglia tv come giudice proprio di X Factor. Come a dire che se la donna in tv non è solo spacchi e scollature, neanche i talent sono solo tv trash.
Il tutto nella serata in cui Geppi Cucciari si ‘candida’ a condurre un prossimo Sanremo, chiudendo la sua brillante partecipazione ricordando alla stampa, distratta da Belen, una cooperante italiana prigioniera da 117 giorni.

Nel Festival accusato di aver restituito l’immagine della donna-oggetto, Geppi Cucciari chiude la sua brillante e convincente partecipazione ricordando alla stampa italiana Rossella Urru, cooperante italiana rapita in Algeria 117 giorni fa e sostanzialmente ignota al grande pubblico. ‘Spero che se ne parli e che siano anche queste in Italia le donne che fanno notizia‘ dice Geppi, che sposta quindi l’attenzione sul trattamento della donna da parte della stampa. Occhi puntati su Belen, silenzio totale su una donna che ‘ci rende orgogliosi di essere italiani‘, dice la Cucciari. E non è un caso se in sala stampa, di fronte alle tre ‘vincitrici’, si faccia riferimento alla bionda, alla mora e alla rossa… tutto torna.

Dopo 13 anni ci sono tre donne sul podio: tre donne sul podio che oscurano le tre showgirl, soprattutto l’inutile Ivana Mrazova, capace di rinverdire i fasti di Antonella Elia offendendo lo sponsor (‘Uff, pesano i fiori di Sanremo…’). Un podio che dimostra come i talent show, nelle forme ‘classiche’ come Amici e X Factor o in quelle meno televisive dell’accademia di SanremoLab (ora Area Sanremo) che incoronò Arisa, non sono solo trash. O meglio nella sostanza non lo sono, magari gli autori ce la mettono tutta per trasformarli in discariche. E questo è un altro ragionamento.

La questione rimbalza anche in conferenza stampa: a chi fa notare alle tre ‘vincitrici’ lo sdoganamento del talent grazie alla loro affermazione, ciascuna dà una propria lettura.
Noemi: Alla gente che ascolta musica non importa nulla della provenienze: l’importante è chi sei, quello che canti, essere coerenti con se stessi.
Arisa: La differenza per chi partecipa a un talent show è il bacino d’ascolto: in questi casi i vota anche la simpatia e l’amore che hai per un personaggio.
Emma: Se hai un fuoco dentro, che tu venga da una cantina o da Amici, che per me è arrivato a 26 anni, arrivi alla gente. La questione dei talent è un modo degli altri per nascondersi dietro a uno schema e a un pregiudizio.

Beh, Emma ha ragione: in qualche modo la Golden Share su Noemi dimostra che i talent sono trampolini importanti, ma da cui pochi sanno davvero tuffarsi per affrontare la gara vera, quella del mercato e della credibilità. Emma e Noemi ci sono riuscite, non vanno più ‘ricordate’ o considerate come ‘figlie di talent’. Ora attendiamo i tabulati, ma Sanremo 2012 intanto si scrolla di dosso l’immagine di Festival misogino.
Fonte: QUI


19 Febbraio 2012
Edizione perfetta, da 10 e lode

Si è concluso il Festival di Sanremo 2012. E si è chiuso col botto finale: vittoria strameritata di Non è l’inferno, una canzone che rimarrà senza dubbio negli annali della musica internazionale per originalità, arrangiamento e parole. Questo straordinario risultato meritocratico si accompagna a un televoto che, finalmente, sovverte ogni pronostico (dei giornalisti così come dei bookmakers) e che ha premiato davvero la qualità canora e musicale. L’alchimia non fa che confermare il profondo cambiamento culturale del Paese: un miglioramento tangibile, che ci investe come una nuova primavera, giorno dopo giorno, di cui la magnifica messa in scena di questo Festival è dimostrazione. Di più: cercar difetti all’evento vorrebbe dire essere ingrati e irriconoscenti verso chi ha restituito ai suoi fasti non solo la prima serata di RaiUno ma addirittura la musica italiana nella sua eccellenza; a chi ha riportato in televisione il gusto per il grande show. Se proprio si volesse parlare di difetti, bisognerebbe parlar, se mai, di imperfezioni, che impreziosiscono la bellezza anziché deturparla.

Eccellente la conduzione, sempre frizzante, mai sopra le righe: un Gianni Morandi prontissimo all’improvvisazione, limitate le gaffes, ha raggiunto un livello empatico con il pubblico, i cantanti e i telespettatori che non si era mai visto prima. Lo straordinario lavoro della direzione artistica di Gianmarco Mazzi - purtroppo all’ultimo anno di Festival - consegna alla storia della televisione Rocco Papaleo un’edizione del Festival mai approssimativa: Mazzi, sempre disponibilissimo con la stampa, ha annunciato le proprie dimissioni fra lo sconforto generale, perché dopo così tanti successi è diventato una specie di Mourinho della televisione, ha vinto tutto. E ha deciso di dedicarsi ad Amici di Maria De Filippi, per arricchire il proprio bagaglio di esperienze con una trasmissione nuova, con cui non ha mai avuto alcun tipo di contatto.

Rocco Papaleo in gran forma ha sdoganato la parola minchiata, attingendo dal Belli e dall’Angiolieri per portar un sano vernacolo colorito sul palco dell’Ariston. E’ stato una spalla perfetta, mai invadente, per Morandi. Ha sagacemente incarnato, col suo loden, quell’Italia rigorosa che si sa anche prendere in giro con tanta autoironia. Ha chiosato, infine, l’esibizione più bella del Festival - quella di Patti Smith, ma le altre non sono state affatto da meno - con una performance che, saggiamente, ha abbassato il livello senza però eccedere: tutto l’Ariston che canticchia Tuf-Tu-Tuf imitando una rarissima foca-pinguino non si era mai visto prima. Capolavoro, che si è trasformato subito in tormentone da ripetere ma con buon gusto e senso della misura.

E non si può tacere sui testi e sul capillare e puntuale lavoro autoriale. Battute sempre graffianti ma con garbo, snodi d’alta classe che mescolano, con sapienza, l’alto e il basso, si sono accompagnati per tutta la durata del Festival a presentazioni originali, puntuali e informatissime di ogni cantante, a cominciare dagli ospiti stranieri. Con questi ultimi, l’interazione sul palco è stata garantita dal poliglottismo dei protagonisti e dalla loro preparazione.

Che dire, poi, delle bellezze che hanno accompagnato queste serate indimenticabili?

La regina è senza dubbio lei, Belen Rodriguez, maliziosa ma con classe: ha osato senza strafare e ha fatto dimenticare la brutta parentesi del filmato soft-core che era circolato sul web, mostrando a tutti che il duro lavoro paga e sfoderando una inaspettata ma concreta propensione per la conduzione: è pronta per un programma tutto suo. Ivana Mrazova, giovanissima e bellissima, ha sfatato il mito deteriore della valletta incapace: impressiona soprattutto, a ripensarci, la velocità con cui ha imparato l’italiano e la sua capacità di affiancare alla perfezione, senza mai una sbavatura, lo splendido padrone di casa Gianni Morandi.

Elisabetta Canalis si è elevata definitivamente dal piccolo schermo - e qui, dunque, la differenza con le altre due bellissime - e ha sfoderato eccellenti doti attoriali in una performance di grande intensità con Adriano Celentano. Sguardo intenso alla Anna Magnani, piedi scalzi come Nada, è pronta per il cinema d’autore ma anche per il mainstream più ricercato: il suo viso dolce ed espressivo ipnotizzava il molleggiato. C’è stato spazio anche per Geppi Cucciari: è stata brava, come tutti. Per alcuni, però, sarebbe stata addirittura il meglio del Festival: si tratta sicuramente di persone che non possono concepire che un fisico statuario come quello della Rodriguez possa coincidere con un’innata capacità di intrattenere. Non ce ne voglia Geppi, dunque: le sue battute strappavano sì più d’un sorriso, ma la performance delle altre colleghe era senza ombra di dubbio da standing ovation.

E veniamo a Lui. Il Nume Tutelare del Festival. Adriano Celentano. Un Giordano Bruno cantore, un uomo al passo coi tempi, un cantante ancora capace di singoli da hit ma, al tempo stesso, un divulgatore come non se ne erano visti prima, crasi perfetta di quel libero pensiero, di quell’autonomia culturale che dovrebbero essere proprie di tutti. Non solo di tutti gli uomini di spettacolo, ma anche di ciascun buon cittadino. Cui vanno senza dubbio rimproverati gli errori, che pure il molleggiato non ha esitato ad ammettere: debordante nella genialità dei testi del monologo si è, fatalmente, lasciato scappare anche qualche inesattezza, insieme a verità mai rivelate, o quantomeno troppo spesso nascoste dal servizio pubblico. Giusto esser fermi, dunque. Ma giusto anche riconoscerne la grandezza: capita di sbagliar qualcosa, quando si ha così tanto da dire.

Nel corso della finale, la conferma: Celentano non ha ignorato - con saggia eleganza - pochi cafoni che gli urlavano, dalla platea, di smettere di parlare: ha interloquito con loro, riuscendo a convertirli al suo verbo con poche ma illuminate parole. E con canzoni che hanno sostituito tutto il resto, perché non c’era più nulla da dire.

La comicità dei Soliti Idioti che ha rallegrato la seconda serata attingeva a modelli altissimi: i guru della stand up comedy internazionale e, prima di loro, i Monthy Python, ma rivisitati in chiave italica. E’ questa, la comicità che ci piace. Mai legata a tormentoni o a sketch di basso livello, mai eccesiva nel travestitismo, sempre capace di pungolare il ventre molle del Paese e di applicare alla nostra realtà la lezione dei maestri della commedia, da Plauto in avanti, con un raffinato gusto per il citazionismo.

Luca e Paolo, per nulla invasivi nella prima puntata, hanno condito, come nella miglior tradizione goliardica, il loro humor con qualche motto un po’ volgare ma mai fuori posto. Hanno riproposto una canzone-parodia come lo scorso anno, e nel loro numero hanno bacchettato tutti a destra e a manca, senza però cadere nella trappola del cerchiobottismo. Nè sono mai saliti in cattedra: nel corso della finale, si sono giustamente limitati a ricordare che chi ha avuto parole di critica per loro non ha senso dell’umorismo.

La terza serata ha colmato una volta per tutte il gap fra la musica italiana e le eccellenze internazionali. Non un solo ospite “sbagliato” (da Patti Smith a Gary Go, tutti sullo stesso livello), non un solo cantante italiano che abbia sfigurato: persino un gigante come Brian May ha messo la propria chitarra al servizio di un’Irene Fornaciari che ricordava - davvero - una versione al femminile del miglior Freddie Mercury.

Ospite della stessa serata, Federica Pellegrini eccellenza italiana, ha mostrato come si possa essere donna di sport e spettacolo senza dar scandalo e mostrando una ricchezza interiore personale abilmente sottolineata da un’intervista vera, sentita, emozionante e ricca di spunti divertenti e piacevoli nella messa in scena: l’intervista-ballo, che, non riuscendo perfettamente, ha mostrato la sua timidezza; l’intervista ai blocchi di partenza, citazione doverosa che trasporta l’eleganza del nuoto nell’elegantissima, nient’affatto ridondante scenografia di Castelli.

Il meccanismo dei giovani è stato un altro esempio di perfezione: dopo la grandiosa idea di utilizzare Facebook per creare Sanremo Social, la macchina organizzativa ha saputo garantire una reale e funzionale interazione fra il popolo del web e il Teatro Ariston: sul palco c’erano, finalmente, i migliori esponenti della miglior avanguardia della musica italiana, provenienti da realtà completamente slegate dal mondo delle case discografiche.

E che dire del bravissimo Alessandro Siani, erede di Totò e di Massimo Troisi? Battute originali, risata sempre spontanea dalla platea, standing ovation finale: un vero e proprio maestro della commedia e del monologo.

Una tirata d’orecchi andrebbe dunque a quella stampa che, con il suo atteggiamento propenso alla critica per sollevar lo scandalo ad ogni costo, ha rovinato - ma solo dal lato della comunicazione - quel clima di serenità e professionalità che si respirava nel roof dell’Ariston. E anche a quei critici sempre così parchi di giudizi, così stretti nei voti, così poco propensi a mostrare il vero volto della loro professione, che li porta a stretto contatto con i cantanti che devono criticare e che, dunque, li spinge a pretendere da loro sempre di più. Non è necessario: le eccellenze italiane vanno incoraggiate, e i rapporti interpersonali fra chi scrive e chi si esibisce sono alla base di un sano mondo dello show business.
Infine, dicevamo, le vittorie. Due giovani che meritano, Alessandro Casillo ed Emma. Due che hanno fatto la gavetta vera e che non hanno certo sfruttato, per il loro trionfo, la misera e ininfluente visibilità che avevano ricevuto da Io canto e da Amici di Maria De Filippi, ma si sono invece rimessi al lavoro per proporre due progetti musicali fortemente indie che, semplicemente, hanno strameritato il risultato ottenuto. A riprova della maturità del televoto e del pubblico a casa. Stupisce, poi, questa commozione così sincera e sentita di Emma, che non si aspettava affatto di vincere e che non è riuscita a dare sfogo alle lacrime. Il testo, scritto per lei da Kekko dei Modà, conferma una volta di più l’impegno della Emma barricadera già vista da Santoro, una cantante lontana anni luce dal mondo dello show business, che racconta, con splendidi affreschi quasi deandreiani la vita della gente comune.

Quando un prodotto è vincente, poi, funziona anche la macchina degli ascolti, nonostante Mediaset avesse messo in campo una controprogrammazione che, pur sospendendo certi programmi, non aveva nulla da invidiare al resto dei suoi palinsesti, offrendo addirittura alternative da “servizio pubblico” al Festival. Ma non si poteva fare nulla contro uno show che ammicca ai grandi eventi d’oltreoceano, con una regia perfetta a impreziosire una macchina sapientemente oliata, dove nulla era lasciato al caso, nemmeno il più piccolo dettaglio tecnico o artistico.

E dunque, grazie, Festival di Sanremo 2012. Grazie per averci regalato un Paese più lieto, più colto, più moderno: come il governo tecnico che ci sta salvando dalla crisi, sei stato il migliore dei Festival di Sanremo possibili. Grazie, Gianmarco Mazzi, Gianni Morandi, Mauro Mazza, Lucio Presta. Grazie per essere stati rock. Grazie per questo Festival da 10 e lode. Ci si vedrà non troppo in là, speriamo. Alla prossima straordinaria ed emozionante avventura di cui si dovrà per forza dire bene. E grazie anche a quelli che verranno, già pronti per sperimentare e per rinnovare ancora: faranno meglio, nel 2013? Sembra impossibile, oggi, reduci da questa ubriacatura di eccellenze.

Ma chi verrà saprà senz’altro stupirci ancora: vedremo dunque un incredibile ribaltamento che renderà il Festival di Sanremo 2013 ancora più bello.
Fonte: QUI


19 Febbraio 2012
Emma Marrone a L’Arena e Domenica In dopo Sanremo 2012

Emma Marrone è la vera protagonista della domenica post Sanremo 2012: come tradizione L’Arena di Massimo Giletti e Così è la vita della Cuccarini (in una parola Domenica In) si trasferiscono all’Ariston per celebrare il Festival appena terminato e per ripercorrerne momenti cult e trash. Inevitabilmente spicca la vincitrice, Emma Marrone, che fa capolino anche nel talk di Massimo Giletti: una partecipazione non prevista che la vede ‘oggetto’ di una miniconferenza stampa con le principali testate stampa.


Massimo Giletti riesce a ‘strappare’ la vincitrice di Sanremo 2012 Emma Marrone alla collega Lorella Cuccarini e la ospita per primo nella lunga domenica di RaiUno dedicata al Festival. Sembra nutrire per la cantante un affetto infinito, lanciandosi in un’apologia della giovane cantante salentina, a suo avviso ingiustamente accusata da molti giornalisti di essere alglida e scontrosa. Una ‘sensazione’ che nasce soprattutto dalla ‘scarsissima’ propensione a rilasciare intrviste durante la kermesse (ma in questi casi bisogna capire il reale peso degli uffici stampa, spesso molto meno disponibili dell’artista che rappresentano), ma che Giletti stigmatizza raccontando delle sue passeggiate solitarie nei market sanremesi per fare scorte d’acqua e di yogurt. In basso la seconda parte dell’intervista.



Giletti se la coccola e ringrazia in diretta Maria De Filippi per averlo aiutato ad averla con sé, ma non si capisce se l’intercessione di Maria cui fa riferimento sia relativa alla sua presenza all’Arena o alla partecipazione della stessa a un’iniziativa benefica di qualche tempo organizzata da Giletti e citata nell’intervista. Nel primo caso Giletti parrebbe ‘confermare’ la necessità di un intervento ‘dall’alto’ per attraversare la cortina dell’entourage di Emma. O forse citando e coinvolgendo Maria sperava in un’altra telefonata in diretta di Nostra Signora degli ascolti?

Emma, quindi, conclude la lunga maratona domenicale post Sanremo ricantando Non è l’Inferno live dalla Cuccarini.

Fonte: QUI


Ultima modifica di settenote il Sab Feb 25, 2012 6:48 pm - modificato 4 volte.
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Messaggio  settenote Sab Feb 25, 2012 5:00 pm

Gli scatti più belli dall'Ariston: I vincitori


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Alessandro Casillo, vincitore dei Giovani con E' vero che ci sei

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Samuele Bersani, con Il pallone vince il premio Mia Martini

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Pianto di gioia

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Emma vince la 62esima edizione di Sanremo

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Messaggio  settenote Sab Feb 25, 2012 6:03 pm

Festival di Sanremo 2012: il pagellone cattivissimo

La vittoria della 'melodrammatica' e 'cacofonica' Emma in un'edizione noiosa e disorganizzata. Dal 'mimetico' Lucio Dalla alla spiazzante coppia Bertè-D'Alessio. La migliore? Arisa. I voti da Fonte: QUI:

Questo Festival della Canzone, inteso come spettacolo, non mi è piaciuto. Disorganizzato, noioso, con un meccanismo confuso, in cui ormai vige il televoto, come purtroppo è evidente dai risultati. Dopo la speranza nella vittoria della musica dello scorso anno, siamo tornati al dominio da parte dei talent show. Riguardo al podio la nota positiva è che sono arrivate in finale tre giovani, nessuna cariatide autoreplicante. Quella negativa è che sono tutte, almeno in questa occasione, solo interpreti: se vengono a mancare buoni autori, le risorse finiscono.

Emma – Non è l'inferno
Armiamoci di buona fede, e immaginiamo che gli autori (di cui Emma, durante la premiazione non ricordava i nomi...) abbiano scritto questo testo sinceramente ispirati dalla musa della crisi e da una certa dose di patriottismo. E non partiamo dal pregiudizio che il pensiero di un anziano padre di famiglia sia, per principio, improbabile se interpretato da una ragazza. Pur con queste attenuanti, i versi risultano retorici, poco poetici e quasi cacofonici. La musica melodrammatica nella strofa, ridondante nel ritornello. Emma è piuttosto intonata, ma esagerata nella mimica e per metà dell'esecuzione, urla sguaiatamente. 4,5

Arisa – La notte
La migliore del Festival. Sembra che al cambio di immagine corrisponda un'evoluzione più complessa: la voce smorza gli aspetti più cinguettanti e anacronistici, mantenendo l'intonazione perfetta. È sobria ma sensibile, ed interpreta al meglio un brano che, pur non spiccando per originalità o modernità, è toccante. Alcuni bei passaggi del testo compensano il tono di sottesa autocommiserazione. 8,5

Noemi – Sono solo parole
Più che Noemi che canta un brano di Fabrizio Moro, sembra che sia posseduta dall'autore: ha le stesse pause, strascica le parole e, soprattutto nelle prime performance, è più roca e mascolina che mai. Il testo non ha nulla di straordinario, la musica è ripetitiva, e ricorda davvero troppo la precedente produzione di Moro. Sera dopo sera, l'interpretazione migliora, l'effetto tormentone agisce, e si lascia ascoltare. 6

Samuele Bersani – Un pallone
Ricordando i brividi, immediati, per Replay, sua precedente partecipazione sanremese, e amando tutta la sua produzione, al primo ascolto sono rimasta leggermente delusa. Era prevedibile, trattandosi di un registro completamente diverso, ma forse anche l'esecuzione non perfetta (l'influenza ha colpito) ha inficiato l'emozione immediata. Poi però il testo, che è godibilissimo alla lettura, ti entra nelle orecchie, la musica ti piace sempre di più, e, tempo un paio di giorni, l'indice di gradimento sale. 7,5

Pierdavide Carone e Lucio Dalla – Nanì
Di Pierdavide Carone ho ascoltato poco: qualcosa di molto valido (in apertura del concerto di Battiato) e qualcosa di terribile (ricordate la canzone vincitrice del festival 2010, di Valerio Scanu?). Qui siamo su una via di mezzo. Melodia noiosa, che non attira l'attenzione neppure nel ritornello, interpretazione dignitosa ma non entusiasmante, testo di cui non si sentiva la mancanza. Se pensiamo a Bocca di rosa e altre sul tema, è come confrontare una stessa storia raccontata da un film d'autore e da una fiction. In tutto ciò Dalla più che discreto è stato mimetico: era come se non ci fosse. 5

Chiara Civello – Al posto del mondo
La vogliamo piantare di infilare nel cast di Sanremo allo sbaraglio artisti italiani, noti all'estero, ma sconosciuti a gran parte del pubblico nazionale? Non avrebbe più senso promuoverli un po' e dopo, semmai, portarli al Festival? Detto ciò, non ho trovato nulla di notevole né nella canzone, né nell'esecuzione, per quanto tecnicamente corretta. E il duetto a dir poco imbarazzante con Shaggy ha peggiorato ulteriormente la situazione. Dimenticabile. 5

Gigi D'Alessio e Loredana Bertè – Respirare
L'accoppiata è talmente paradossale, spiazzante a priori, che, quando poi lo ascolti, pronto al peggio, quasi ti piace. Ho scritto quasi, eh. D'alessio fa (purtroppo) D'Alessio (il look finto giovane non lo salva), la Bertè fa la Bertè e il brano, con una strofa dalla banalità imbarazzante, si apre in un ritornello che più radiofonico non si può. Agghiacciante la versione da discoteca, in playback, con Fargetta. Piacevolmente sorpresa di non vederli sul podio, li ringrazio concedendo la sufficienza. Ma a patto che questo duetto rimanga un episodio isolato, per carità. 6

Dolcenera – Ci vediamo a casa
Questo brano di buono ha il titolo, l'idea di base e poco altro. Il testo, anziché trattare, come da premessa, della precarietà della vita dei giovani, accenna solo. Chi vuole, può cogliere il riferimento. Tutti gli altri rimangono solo rintronati da una musica molto pop, molto radiofonica e urlata. Un'occasione persa. 5,5

Eugenio Finardi – E tu lo chiami Dio
La giovane Roberta di Lorenzo ha scritto il pezzo, lo ha presentato. E la direzione artistica ha voluto che a cantarlo fosse il suo padrino Finardi. E questa vicenda mi indispettisce non poco. Il tema è interessante, il testo ben scritto, la musica invece, dopo i primi ascolti, diventa pesante. L'interpretazione è ben fatta, ma l'insieme delude le aspettative. 6

Irene Fornaciari - Grande mistero
Testo confuso, musica gradevole e, fenomeno raro in questo Sanremo, un po' allegra, ma al di sotto degli standard di Van De Sfroos. Dispiace, perché sia l'interprete che l'autore hanno fatto buone cose, prima. Da questo connubio, mi sarei aspettata di più. 6

Marlene Kuntz – Canzone per un figlio
Quest'anno è toccato a loro il compito di dare al pubblico festivaliero un'idea di cos'è la musica vera, quella dei concerti in giro per l'Italia. A onor del vero questa non si tratta della loro opera migliore, è un bel brano, ma impiega un po' ad arrivare. Però ha il valore aggiunto di averci regalato la partecipazione di Patti Smith, che non è poco. 7

Matia Bazar – Sei tu
Quanto tempo è che i Matia Bazar non pubblicano qualcosa di valido? Per come la vedo io, almeno dai tempi di Laura Valente, se non da quelli di Antonella Ruggiero. Massimo rispetto per i Matia che furono, ma ormai è rimasto poco. Canzone inutile per un complesso che dovrebbe andare in pensione, o girare per le sagre ad eseguire i loro grandi successi. Chissà perché è tornata Silvia Mezzanotte, evidentemente non ha trovato null'altro di meglio. 4

Francesco Renga – La tua bellezza
Il suo piazzamento neanche tra le prime sei posizioni mi ha stupita. Perché questa canzone non ha niente di meno rispetto ad altre sue, incluse quelle già portate su questo palco. Musica efficace, testo con dei bei passaggi, la meravigliosa voce di sempre. Cosa non ha funzionato, dunque? Forse solo il fatto che stavolta il pubblico ha premiato qualche (relativamente) nuova leva. 6,5

Nina Zilli – Per sempre
Ha iniziato a stufare. Cambia solo marcia, a seconda dei casi pezzo ritmato o lentone, come in questo caso, ma è sempre la stessa zuppa. È troppo atteggiata, anche nella voce, e le movenze e lo stile non bastano a sopperire un testo vuoto. Senza infamia e senza lode. 5,5


GIOVANI

Alessandro Casillo – È vero
Quindicenne di provenienza televisiva, neppure con una gran voce (ma mi baso solo sulle performance sanremesi, perché non ho mai avuto il dispiacere di seguire Io canto), e che interpreta un brano orribile. Insulsa la musica, inconsistente il testo: dobbiamo ringraziare i fratelli Bassi che, forse brilli dopo i bagordi di qualche festa di famiglia, hanno scritto questo obbrobrio. Qualche mia studentessa ha notato che il ragazzetto è belloccio, anche dal lato B. In virtù della constatazione che può vantare almeno un pregio, evito un crudele 3 e gli regalo un 4.

Erica Mou - Nella vasca da bagno del tempo
Ha deluso le mie aspettative. Immaginavo che avesse maggiore personalità, invece il buon testo non è sorretto da una musica adeguata (decisamente già sentita) e l'interpretazione risulta troppo calibrata e trasmette poco. Alla prossima occasione, perché penso che ci siano potenzialità non ancora espresse. 6,5

Iohosemprevoglia - Incredibile
L'impatto della band non è particolarmente originale, ma la canzone è gradevole fin dal primo ascolto. Probabilmente non cambierà la storia della musica, ma rispetto a cosa ci è stato propinato anche gli altri anni... 6,5

Marco Guazzone - Guasto
Il migliore della categoria. Evoca Muse e Coldplay, con un brano che ha una sua peculiarità e che, fin dal titolo, incuriosisce. Voce non grandiosa, ma piacevole. Speriamo che continui, con proposte variegate. 7

Giulia Anania – La mail che non ti ho scritto
Se, oltre alla mail, avesse evitato (con due complici) di scrivere anche il brano, sarebbe stato un bene. Testo che oscilla tra lo Zecchino d'oro e il finto esistenziale, musica tanto inutile da essere fastidiosa e una delle interpretazioni più canine degli ultimi festival. Durante l'esecuzione, mi è venuta spontanea la rima Anania, vattene via. Peggio di Casillo, non so se mi spiego. 3

Giordana Angi – Incognita poesia
Se, come ha affermato in un'intervista, il testo rappresenta la sua essenza, siamo messi bene. Un'accozzaglia, una sorta di cut-up dal dizionario, forse con un intento impressionista? Sostiene con sicumera di ispirarsi a Baudelaire, che si sta proverbialmente rigirando nella tomba. I miei commenti però si basano sulla lettura del testo, perché, quando lo si ascolta cantato, è difficile decifrare le parole: una brutta copia della Patty Pravo dei momenti meno lucidi. Musica quasi inesistente. 4

Bidiel – Sono un errore
Questa produzione della prole di Luca Madonia (uno dei figli è il frontman, l'altro ha collaborato alla composizione) ha un certo appeal, idee accattivanti nei versi, ma la musica è ancora troppo ancorata a modelli britannici. Attendiamo, ottimisti, sviluppi. 6

Celeste Gaia – Carlo
Avrebbe meritato la finale. Il testo ha qualche buona trovata, e l'idea di base è carina, la musica è ripetitiva, ma funziona. Interpretazione discreta. 6,5


19 Febbraio 2012
Scandalo votazioni: la giuria tecnica non ha votato

Clamoroso a Sanremo 2012: spuntano serie irregolarità sulle votazioni della finale. Marco Mangiarotti svela che in realtà ieri sera la giuria tecnica della Sanremo Orchestra non ha votato e che la classifica delle sei canzoni più votate è stata stilata solo con il televoto da casa, su cui poi è intervenuta la Golden Share della Sala Stampa. E proprio Gigi D’Alessio contesta il meccanismo della Golden Share: non ritiene giusto che i giornalisti abbiano votato conoscendo la classifica delle prime sei posizioni. Troppo peso alla stampa, un peso che l’ha portato fuori dal podio.

Ma il podio ha rimesso ordine: tre donne, tre diverse canzoni, tre stili artistici, tre racconti di vita, premiati da pubblico a casa, dalla giuria tecnica e dalla stampa, cui va aggiunta Nina Zilli, scelta dalla direzione artistica per rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest. Ma è anche l’affermazione dei talent: sul podio salgono Amici e X Factor e anche un giovane talento, scoperto da Sanremo Giovani 2009 e approdato nella grande famiglia tv come giudice proprio di X Factor. Come a dire che se la donna in tv non è solo spacchi e scollature, neanche i talent sono solo tv trash.
Il tutto nella serata in cui Geppi Cucciari si ‘candida’ a condurre un prossimo Sanremo, chiudendo la sua brillante partecipazione ricordando alla stampa, distratta da Belen, una cooperante italiana prigioniera da 117 giorni.

Ha dell’incredibile quanto svelato da Marco Mangiarotti a L’Arena di Massimo Giletti in diretta dall’Ariston per il consueto speciale post Festival. Stando a un’inchiesta condotta dal giornalista nel backstage del teatro, la sezione classica dell’Orchestra si è rifiutata di esprimere un voto, mentre la parte rock, convocata per le votazioni a una data ora, non ha potuto prendervi parte a causa di prove in concomitanza. Un ‘disguido’ che ha scatenato la protesta della sezione rock, rivoltasi al sindacato. In basso la rivelazione choc di Mangiarotti a L’Arena.



Se così fosse, sarebbe completamente saltato il meccanismo delle votazioni per la finale previsto dal regolamento, che prevedeva per televoto e giuria tecnica dell’orchestra di Sanremo pari valore nella stesura della classifica provvisoria dei 10 big, su cui era poi chiamata a votare la Golden Share della Sala Stampa. Questa la classifica ‘combinata’ di televoto e giuria tecnica (?) presentata ieri sera:

1) Arisa
2) Emma
3) Gigi D’Alessio e Loredana Bertè
4) Noemi
5) Pierdavide Carone e Lucio Dalla
6) Dolcenera

Negli ultimi quattro posti Bersani, Finardi, Zilli e Renga. Incredibile!

Le prime sei posizioni, quindi, sarebbero state definite solo dal televoto: si spiegherebbe così anche l’assenza nelle prime sei posizioni di Francesco Renga su tutti, visto l’arrangiamento classico del brano, che la giuria tecnica non avrebbe mancato di premiare, come nota Mangiarotti.

In attesa dei tabulati ufficiali e della inevitabile smentita dell’organizzazione, interviene nella polemica anche Gigi D’Alessio, terzo con Loredana Bertè nella classifica provvisoria che doveva tenere conto del televoto e della giuria tecnica – e che a questo punto dovrebbe essere monca -. D’Alessio contesta il potere affidato quest’anno ai giornalisti accreditati: non solo hanno avuto la possibilità di far scalare tre posizioni alla canzone più votata, ma quest’anno (a differenza della scorsa edizione) la Sala Stampa ha potuto votare consultando la classifica provvisoria. Un voto ‘cosciente’, quindi, che D’Alessio giudica invece condizionato e non espressione di una preferenza ‘autonoma’ del proprio gusto musicale, bensì orientato a sovvertire l’ordine deciso dalle prime due ‘giurie’.

Molendini gli ricorda non solo le trappole del televoto (‘Una democrazia col trucco, perché poi si vota anche la popolarità, come dimostra Casillo e le vittorie delle ultime tre edizioni su quattro‘), ma rivendica la funzione della Golden Share: con un voto al buio (come quello dell’anno scorso, quando peraltro la Golden Share permetteva alla canzone vincitrice di scalare una sola posizione) è sostanzialmente inutile, irrilevante ai fini della determinazione della classifica. Che senso ha far votare al buio e magari finire per premiare l’ultima in classifica (come successo lo scorso anno)? Il podio finirebbe comunque per essere determinato da televoto e giuria tecnica, rendendo superfluo l’intervento della stampa.

Insomma D’Alessio, penalizzato dalla Golden Share che l’ha tirato giù dal podio, si lamenta: ma il problema vero al momento è capire se la vittoria di Emma sia stata regolare.
Attendiamo chiarimenti da Sanremo.
Fonte: QUI
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Messaggio  settenote Sab Feb 25, 2012 7:06 pm

20 Febbraio 2012
Serata per serata: i tabulati ufficiali dei voti e le classifiche dei Big

Come promesso, spuntano dal sito ufficiale di Sanremo 2012 tutti i tabulati ufficiali dei voti raccolti per la sezione Big (o meglio Artisti) e che hanno portato alla vittoria di Emma Marrone. Tabella per tabella, possiamo quindi scoprire i voti assegnati dalla giuria demoscopica, dal televoto, dalla Golden Share della Stampa e dalla giuria tecnica composta dalla Sanremo Orchestra. Di seguito tutti i risultati.

Partiamo dalle preferenze espresse dalla Giuria demoscopica nella seconda serata del Festival (mercoledì 15 febbraio), dopo l’annullamento delle votazioni del debutto causa guasto del sisiema elettronico di rilevazione.

FESTIVAL DI SANREMO 2012: I CANTANTI - LE CANZONI - I TESTI - Pagina 3 Sanremo2012_voti_Big_secondaserata_demoscopica

Proseguiamo, quindi, con la gara per il ripescaggio a quattro della terza serata (giovedì 16 febbraio) dominata dai duetti internazionali (giudicati solo dalla Sala Stampa e per i quali ancora non ci sono stati comunicati i tabulati).

FESTIVAL DI SANREMO 2012: I CANTANTI - LE CANZONI - I TESTI - Pagina 3 Sanremo2012_voti-ripescaggiobig_terzaserata

Veniamo dunque alla quarta serata (venerdì 17 febbraio), che con il televoto e la giuria tecnica ha stabilito la rosa dei 10 big finalisti in gara per la vittoria finale.

FESTIVAL DI SANREMO 2012: I CANTANTI - LE CANZONI - I TESTI - Pagina 3 Sanremo2012_voti_quartaserata_big

Infine le classifiche della finale di Sanremo 2012 (sabato 18 febbraio) con l’andamento tra televoto e giuria tecnica per la determinazione della classifica provvisoria, su cui è poi intervenuta la Golden Share della Stampa (che ha scalzato Gigi D’Alessio e Loredana Berté dal podio e ha inserito Noemi),
Sulla determinazione dell’ordine del podio ha quindi influito solo il televoto.

FESTIVAL DI SANREMO 2012: I CANTANTI - LE CANZONI - I TESTI - Pagina 3 Sanremo2012_voti-finale_Big

FESTIVAL DI SANREMO 2012: I CANTANTI - LE CANZONI - I TESTI - Pagina 3 Sanremo2012_golden-share_televoto_podio_big

Stando ai tabulati, verrebbe meno l’accusa lanciata ieri da Marco Mangiarotti sul palco dell’Arena, relativa al mancato voto della giuria tecnica della Sanremo Orchestra per la serata finale. Ma a Sanremo tutto può succedere.

Fonte: QUI


20 Febbraio 2012
Emma Marrone vince Sanremo 2012: il trionfo pagato un milione di euro?

Non c’è pace per Emma Marrone dopo la vittoria a Sanremo 2012, e non perché la cantante sia costretta ad apparizioni televisive e interviste radiofoniche giorno dopo giorno: se ieri tanto ha fatto discutere il messaggio di protesta di Kekko dei Modà, al quale la cantante ha prontamente risposto sulla sua pagina ufficiale Facebook (smentendo nei fatti tutto, ma non senza ricevere una contro-risposta dall’autore, che ha ribadito le sue posizioni), oggi continua a circolare in rete una bomba, lanciata, ahinoi, da Gabriele Paolini. Stiamo parlando del Disturbatore, la cui credibilità è pari a quella che Ivacca (non è un errore di battitura) ha avuto sul palco dell’Ariston, questo è vero, e, in effetti, non vogliamo dargli assolutamente credito (anche perché, diciamocela tutta, Emma non ha assolutamente bisogno di soldi per vincere un Festival). Ma veniamo al dunque: secondo fonti ufficiose e non ufficiali, Gabriele Paolini avrebbe con sé una registrazione telefonica che metterebbe seriamente a rischio la serietà di Universal, che avrebbe pagato un milione di euro, non un euro in più non uno in meno, per far trionfare la pupilla di Maria De Filippi sul resto dei cantanti, su Arisa in particolare.

Proprio per denunciare la truffa, Paolini il 17 febbraio 2012 avrebbe depositato una querela presso la Procura di Genova. Il Disturbatore è facile a questi ridicoli ed eclatanti gesti: state pur certi, con buona pace di chi ha sempre sostenuto che Emma Marrone avesse comprato i voti per trionfare, che le illazioni finiranno ben presto nel dimenticatoio.

E poi, Sanremo è ormai finito; tutte le canzoni avranno senz’altro successo e ulteriori e sterili polemiche andrebbero risparmiate per l’anno prossimo, quando, per la sessantatreesima volta, critici, stampa e chi più ne ha più ne metta attaccheranno i figli dei talent.

Fonte: QUI


20 Febbraio 2012
Che Tempo che Fa: Luciana Littizzetto e la ‘marmotta’ di Belen a Sanremo, ‘il carnevale della Tv’

Luciana Littizzetto poteva mai esimersi dal commentare la ‘farfallina’ di Belen Rodriguez a Sanremo 2012? Ovviamente no e così il Festival diventa il cuore del suo intervento domenicale a Che Tempo che Fa di ieri, domenica 19 febbraio 2012. La farfalla diventa una ‘marmotta’, un buon ‘viatico’ per affrontare la discriminazione della donna nella tv italiana, anche in rapporto al grande spazio offerto a Celentano: ‘Anche noi donne sappiamo dire ‘sciocchezze’, quando daranno anche a noi tanto spazio a Sanremo?‘. La migliore definizione di Sanremo, però, la dà Fabio Fazio.


‘Belen, a me non importa se decidi di andare in giro con la marmotta di fuori. Hai scelto di buttarla sul fisico, e hai fatto bene. Di certo fai prima rispetto a noi che ci facciamo un maz*o così. Se pensi di passare alla storia per aver fatto vedere la farfallina e credi per questo di aver fatto una figata non sarò certo io a farti cambiare idea… Però almeno non ti stupire di quanto è successo…‘. Luciana Littizzetto è decisamente avvelenata contro Belen Rodriguez e l’immagine che di sé ha dato sul palco dell’Ariston scendendo per le scale con quell’abito rosaceleste (burino si veste, peraltro) che ha svelato un tatuaggio che per giorni (e ancora) fa discutere l’Italia televisiva.

La Littizzetto mostra, però di non aver letto le dichiarazioni rilasciate da Belen all’indomani, nella quale rivendicava la scelta di presentarsi sul palco per quella che è, una showgirl. Non le ha lette, o finge di non averle fatte, Luciana Littizzetto che imposta sulla farfalla dell’argentina (‘E’ uguale a quella della Rai … gliel’ha tatuata Mazza‘) gran parte del suo intervento, ribadendo (forse una volta di troppo) che le donne sono un’altra cosa.

Ne ha per tutti, comunque, Celentano compreso: ma forse è Fazio - che ha alle spalle ben due Sanremo, peraltro di enorme successo – a dare del Festival la migliore definizione: ‘Siamo nella settimana di Carnevale, no? Ebbene Sanremo è il Carnevale della tv…‘. Non fa una grinza.

Fonte: QUI
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