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150esimo anniversario dell'Unità d'Italia

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150esimo anniversario dell'Unità d'Italia Empty 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia

Messaggio  admin_italiacanora Ven Gen 07, 2011 2:14 pm

150esimo anniversario dell'Unità d'Italia 12

Con l'esecuzione dell'inno nazionale e l'alza bandiera in Piazza Prampolini a Reggio Emilia, si sono aperte questa mattina le celebrazioni per il 150esimo dell'unità d'Italia con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

150esimo anniversario dell'Unità d'Italia 124006091-0f7f5be9-69f7-4618-a351-cfaca4556801


7 Gennaio 1797 il Primo Tricolore150esimo anniversario dell'Unità d'Italia Old

Il Tricolore Italiano, dai colori bianco, rosso e verde, fu consacrato quale simbolo della patria il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia, dal Congresso dei rappresentanti di Bologna, Ferrara, Reggio Emilia e Modena, lo stesso Congresso che pochi mesi prima aveva proclamato la nascita della Repubblica Cispadana. Autore della proposta fu il patriota e letterato Giuseppe Compagnoni (Lugo 1754 - Milano 1833), rappresentante della città di Ferrara.
Nel marzo del 1796 il governo francese affida il comando dell’armata operante in Piemonte a Napoleone Bonaparte, un giovane di 27 anni. Assunto il comando, Napoleone inizia la folgorante campagna militare che isserà il tricolore della rivoluzione su tante capitali della nostra penisola.
Sconfitti gli Austriaci a Lodi, 10 maggio 1796, entra a Milano dove sventola la bandiera repubblicana, il tricolore francese.
Il giorno 11 ottobre 1796 Napoleone informa il Direttorio, il supremo organo collegiale al quale durante la Rivoluzione francese era stato affidato il potere esecutivo in Francia: “La vicenda di Modena è perfettamente riuscita. I patrioti sono numerosi. E’ opportuno farci amici i popoli”. E a proposito dell’organizzazione della Legione Lombarda, precisa: “Les couleurs nationales qu'ils ont adoptées sont le vert, le blanc e le rouge.” (I colori nazionali che essi [De Rolandis-Zamboni] hanno adottato sono il verde, il bianco e il rosso).
Il 6 novembre 1796 a Milano, nel corso di una solenne cerimonia in piazza del Duomo, la prima delle sei coorti della Legione Lombarda, ricevette la bandiera, seguita poi dalle altre cinque.
Napoleone incoraggiò anche i governi provvisori createsi dopo le rivolte di Reggio Emilia e di Modena contro il regime degli Estensi.
A Modena dal 16 al 18 ottobre 1796 si tenne un primo Congresso nel quale i delegati delle quattro città – Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Bologna – decisero di unirsi in una sola Repubblica che si chiamò Cispadana e di appoggiare la guerra francese contro l’Austria, arruolando una Legione Italiana di 3.000 volontari suddivisi in cinque coorti di seicento. Il confesso deliberò che ciascuna coorte avesse la sua bandiera a tre colori nazionali italiani adorna degli emblemi della libertà e che anche l’uniforme dei volontari fosse sei colori “già ammessi dai nostri fratelli lombardi”.
Il Tricolore aveva però già fatto la sua apparizione sul suolo italiano nel 1794. Adottato come simbolo nazionale anche dalla Repubblica Italica e successivamente dal Regno d'Italia, il Tricolore seguì le fortune napoleoniche e con la Restaurazione scomparve dall'Italia. I vecchi regimi ripresero le loro tradizionali bandiere, mentre la Carboneria adottò come proprio simbolo un drappo dai colori rosso, blu e nero: gli stessi della Repubblica Partenopea.
La bandiera bianca, rossa e verde apparirà di nuovo in Italia nel 1831, con la costituzione della Giovine Italia. Il suo fondatore, Giuseppe Mazzini, farà di essa il simbolo della libertà e della volontà di rinnovamento e di unità nazionale del popolo italiano. Il Tricolore della Giovine Italia recava, da una parte, la scritta: "Libertà, Uguaglianza, Umanità"; e dall'altra: "Unità, Indipendenza".
Da questo momento l'idea dell'unità e dell'indipendenza nazionale e il Tricolore vengono strettamente associati nella mente degli italiani. Dalla spedizione di Savoia del 1834, non c'è moto o sollevazione popolare che non avvenga all'insegna del Tricolore. Nel marzo 1848 i milanesi insorgono contro gli austriaci agitando il Tricolore e cantando l'Inno di Mameli. Ciò, probabilmente, spinse Carlo Alberto ad assicurare al Governo provvisorio lombardo che le sue truppe avrebbero varcato il Ticino sotto le insegne del Tricolore (con lo scudo sabaudo al centro), nonostante lo Statuto concesso pochi giorni prima avesse solennemente proclamato, all'art. 77, che “Lo Stato conserva la sua Bandiera [croce bianca in campo rosso, n.d.r.]: e la coccarda azzurra è la sola nazionale”.
Il Tricolore, adottato perfino dalle milizie borboniche e papali in un primo tempo inviate in soccorso dei Lombardi, sarà anche la Bandiera di Venezia e dal Governo insurrezionale della Sicilia e sventolerà in tutti i vecchi Stati italiani. Uno dei primi decreti della Repubblica Romana dichiarerà, il 12 febbraio 1849, il Tricolore Bandiera nazionale.
Pur mancando un'esplicita sanzione normativa, il Tricolore è ormai diventata la bandiera nazionale italiana: la materia riguardante la bandiera verrà, infatti, organicamente disciplinata dopo la Grande Guerra con il regio decreto-legge 24 settembre 1923, n. 2072, convertito nella legge 24 dicembre 1923, n. 2264. E nel 1947 il Tricolore, ovviamente privo del simbolo della dinastia sabauda, viene introdotto nella Costituzione repubblicana, che all'art. 12 così recita: “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”.

L'INNO NAZIONALE


Nota: quello che segue è il testo completo del poema originale scritto da Goffredo Mameli, tuttavia l'inno italiano, così come eseguito in ogni occasione ufficiale, è composto dalla prima strofa e dal coro, ripetuti due volte, e termina con un "Sì" deciso. Il resto del poema richiama episodi rilevanti della lotta per l'unificazione dell'Italia.

Fratelli d'Italia,
l'Italia s'è desta,
dell'elmo di Scipio
s'è cinta la testa.
Dov'è la vittoria?
Le porga la chioma,
che schiava di Roma
Iddio la creò.

Fratelli d'Italia,
l'Italia s'è desta,
dell'elmo di Scipio
s'è cinta la testa.
Dov'è la vittoria?
Le porga la chioma,
che schiava di Roma
Iddio la creò.

Stringiamci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò.
Stringiamci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò!

Noi fummo da secoli
calpesti, derisi,
perché non siam popolo,
perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
bandiera, una speme:
di fonderci insieme
già l'ora suonò.

Uniamoci, amiamoci,
l'unione e l'amore
rivelano ai popoli
le vie del Signore.
Giuriamo far libero
il suolo natio:
uniti, per Dio,
chi vincer ci può?

Stringiamci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò.
Stringiamci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò!

Dall'Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn'uom' di Ferruccio
Ha il core, la mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.

Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.

Stringiamci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò.
Stringiamci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò!
Sì (cantato)

Dal 1947 "Fratelli d'Italia" o il "Canto degli Italiani", scritto da Goffredo Mameli (Genova 1827 - Roma 1849) nel settembre 1847 e messo in musica due mesi dopo da Michele Novaro (Genova 1822 - ivi 1885), è l'Inno Nazionale Italiano. Manca, tuttavia, una esplicita norma in tale senso, poiché rimase priva di seguito la relativa proposta, portata al Consiglio dei Ministri dall'On. Cipriano Facchinetti, il 12 ottobre 1946, Ministro della Guerra dell'epoca.
L'assenza di un'apposita sanzione normativa non ha, però, impedito al popolo italiano di riconoscere, in tutti questi anni, nelle parole e nella musica dell'Inno il simbolo dell'unità nazionale, al pari della bandiera tricolore, con la quale esso forma, anzi, un tutt'uno inscindibile.
Del resto l'Inno di Mameli (questa la denominazione assunta dall'Inno nella cultura corrente) fu associato alla Bandiera Tricolore come segno della volontà di indipendenza nazionale fin dai primi moti popolari che precedettero l'esplosione rivoluzionaria del 1848. E attorno alla Bandiera Tricolore e all'Inno Nazionale si strinsero i milanesi nelle Cinque Giornate del marzo '48. Non meraviglia, quindi, che il primo biografo di Cavour e di Vittorio Emanuele II, Giuseppe Massari, lo abbia definito come il vero e proprio Inno Nazionale italiano. E come tale dovette considerarlo anche Giuseppe Verdi, che lo inserì, accanto alla Marsigliese e all'Inno Nazionale inglese (God Save the King), nell'Inno delle Nazioni, da lui composto in occasione dell'Esposizione Universale di Londra del 1864.
Negli ultimi anni parole e musica di questo Inno sono state oggetto di numerose critiche e non sono mancate le proposte di sostituirlo con altre composizioni risorgimentali o addirittura contemporanee. Bisogna, però, dire che "Fratelli d'Italia", altamente apprezzato da Carducci e dal grande storico francese Jules Michelet, per la sua capacità di coinvolgere emotivamente gli ascoltatori, più di ogni altra composizione risorgimentale riesce ad esprimere un forte sentimento di vera unità nazionale, derivante da una lunga storia comune, che spinge, secondo i princìpi del mazzinianesimo, verso l'unione e l'amore in vista del conseguimento di un fine comune. E anche il ritornello, la parte più conosciuta, perché eseguita nelle manifestazioni ufficiali, sulla quale si appuntano le critiche più malevole, non è manifestazione di pura retorica ma esprime le convinzioni della migliore cultura italiana ed europea dei secoli XVIII e XIX. In questi versi si avverte, infatti, l'eco delle parole scritte da Condorcet nel Quadro storico dei progressi dello spirito umano, ove si legge: "Roma ha portato le leggi in tutti quei paesi in cui i Greci avevano portato la loro lingua, le loro scienze e la loro filosofia. Tutti questi popoli, sospesi ad una catena, che la vittoria aveva agganciato ai piedi del Campidoglio..." (CONDORCET, Quadro storico dei progressi dello spirito umano, Introduzione R. GUIDUCCI, Milano, 1989, p. 188). Ma unità e fusione non devono significare piatta conformità o, peggio ancora, soppressione del grande patrimonio ideale che si racchiude nelle diversità regionali: questo è il significato della quarta strofa, nella quale Mameli, con straordinaria concisione (che non era sfuggita a Garibaldi), rievoca i momenti più significativi della storia delle diverse aree dell'Italia. Ed è proprio per questo motivo che nell'Inno "Fratelli d'Italia" si possono trovare i segni distintivi dell'identità nazionale del nostro paese.
Fonte: QUI
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150esimo anniversario dell'Unità d'Italia Empty Re: 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia

Messaggio  admin_italiacanora Sab Feb 26, 2011 3:10 pm

150esimo anniversario dell'Unità d'Italia Taglio%20Viva%20l%27Italia%20(iTunes)

1861 - 2011 VIVA L'ITALIA musica della nostra storia (3cd)

Per celebrare il 150° anno della nascita dell’Italia, la Rhino pubblica un triplo cofanetto che contiene le canzoni che meglio rappresentano storicamente la musica italiana, dall’“Inno di Mameli” ai brani più recenti della generazione dei cantautori degli anni ’60.

Un cofanetto che ripercorre 150 anni di storia, raccogliendo i più diversi sapori, le diverse culture che solo un paese longitudinalmente molto esteso come l’Italia, può dare.

Dal nord al sud, dalla Val d’Aosta alla Sicilia, tutte le diverse realtà sono ben rappresentate. I brani vengono interpretati da cantanti molto popolari e conosciuti, che hanno saputo dare alla musica italiana una loro impronta molto personale, riuscendo a conquistare un piccolo spazio nella storia rimanendo nella memoria del pubblico.
Fonte: QUI

Track list:
Disco 1
1. Al Bano - Va' pensiero
2. Ferruccio Tagliavini - Voglio vivere così
3. Vittorio De Sica - Parlami d'amore Mariù
4. Rabagliati - Baciami piccina
5. Fioresi e Trio Lescano - Pippo non lo sa
6. Aita e Trio Lescano - Ma le gambe
7. Jottini e Trio Lescano - Maramao perché sei morto
8. Nilla Pizzi - Papaveri e papere
9. Gino Latilla - Vecchio scarpone
10. Boni Latilla - Casetta in Canadà
11. Rabagliati - Madonina
12. Massimo Ranieri - O surdato 'nnamurato
13. Gigliola Cinquetti - Sciur padrun
14. Tony Santagata - Primm'ammore
15. De Angelis - Ma cos'è questa crisi
16. Johnny Dorelli - Aggiungi un posto a tavola
17. Claudio Villa - O sole mio
18. Maestro Pregadio - Inno di Mameli

Disco 2
1. Quartetto Cetra - Mamma mia dammi cento lire
2. Ornella Vanoni - M'ami
3. Gigliola Cinquetti - Addio, mia bella, addio
4. Casadei - Romagna mia
5. Coro Alpino - Quel mazzolin di fiori
6. Fanfara Bersaglieri - Passo di corsa
7. Giacomo Rondinella - Malafemmina
8. Claudio Villa - Luna rossa
9. Renato Rascel - Arrivederci Roma
10. Giacomo Rondinella - Mamma
11. Coro dell'Antoniano - 44 Gatti
12. Quartetto Cetra - Musetto
13. Gino Latilla - Tutte le mamme
14. Franca Raimondi - Aprite le finestre
15. Fred Buscaglione - Guarda che luna
16. Nilla Pizzi - Grazie dei fior
17. Peppino di Capri - Il nostro concerto
18. Marisa Brando - La notte dell'addio

Disco 3
1. Patty Pravo - Mille lire al mese
2. Milva - Estate
3. Canzoniere internazionale - Sacco e Vanzetti
4. Maria Callas - Qui la voce sua soave
5. Johnny Dorelli - L'immensità
6. Nomadi - Io vagabondo
7. Modugno - Volare
8. Pooh - Pensiero
9. Adriano Celentano - Si è spento il sole
10. Massimo Ranieri - Rose rosse
11. Mina - E se domani
12. Gigliola Cinquetti - Non ho l'età
13. Enzo Jannacci - Via del campo
14. Luigi Tenco - Vedrai, vedrai
15. Cristiano De André - Il mio canto libero
16. Ornella Vanoni - Il cielo in una stanza


da: _

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150esimo anniversario dell'Unità d'Italia Empty Re: 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia

Messaggio  admin_italiacanora Dom Mar 13, 2011 3:15 pm

150esimo anniversario dell'Unità d'Italia Testata
150esimo anniversario dell'Unità d'Italia Y1p4vkml1j3puA2aL_zAGldJxqzPLPacIZM-qgds73XoMAQC2cAXdxC74eaSWUF1G71BFj356O0jEldzkB8X6CXnA

E LA BANDIERA DEI TRE COLORI

Di questo inno risorgimentale non conosciamo né l’autore del testo né quello della musica.
Per uno di qui fenomeni strani che segnano il destino delle cose questo è stato un canto che ha accompagnato tutti gli eventi del Risorgimento fino alla seconda guerra mondiale e oltre.
Si tratta di una delle più note canzoni risorgimentali italiano.
Fu assunta come inno nella battaglia di Curtatone poi ripresa nel 1859.
È nota anche col titolo L’addio del volontario.