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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI
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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI

Il simbolo di riconoscimento degli alpini è il cappello, sul quale si trovano, la penna (rigorosamente posta sul lato sinistro del cappello) nera (per gli Alpini della Fanteria) oppure marrone (per gli alpini dell'Artiglieria), il fregio (un'aquila), i nappini (fiocchi di lana di vari colori a seconda del battaglione) e il grado.
Nel corpo degli alpini troviamo numerosi canti di guerra: molti parlano delle battaglie, altri sono un inno all'Italia o al valore alpino; molti, però sono veramente toccanti, mettendo in risalto gli aspetti più crudi della guerra: la morte del capitano, il dolore dei soldati, la crudeltà degli imperatori e quasi sempre la morte di tanti soldati: "tutti giovani sui vent'anni".
Certamente le canzoni di guerra sono uno degli elementi fondamentali per la cristallizzazione della memoria della Grande Guerra. Sono al centro di una specie di reversibilità di qualità civili e militari che, durante il conflitto, vengono richiamate a guisa di anatema e ragione ultima per la quale si soffre, si combatte e si sogna un rientro nella società civile della pace. L’ideale di quest’ultima aiuta il combattente a sopportare fatiche, privazioni e dolori, mentre le virtù e le doti militari, legate al senso del dovere, coadiuvano analogamente gli sforzi per l’agognata pace.
La musica, semplice ma diretta al cuore, unita a parole profonde e solo apparentemente “facili” da rimare in poche strofe, si offrono come un vero e proprio arsenale identitario per ciò che è diventato un mito: quello degli Alpini certo, che furono particolarmente prolifici nel “musicare” le loro leggendarie gesta, ma anche quello del “fantaccino” in generale, che lascia come suo unico testamento poche, semplici e dolorose emozioni che raggiungono chiunque.
Ancor oggi spesso non ci si rende conto come nel nostro immaginario collettivo il Corpo degli Alpini e l’idea del fante in trincea, si sposino inequivocabilmente al ricordo e alle atmosfere della Grande Guerra. Ecco la forza di un canto, nato spesso durante una trepidante vigilia di un assalto o dopo un cruento scontro, che forse meglio di un saggio, un diario e persino di una fredda e tagliente statistica ufficiale, riesce a superare le barriere del tempo e a testimoniare ad imperitura memoria ciò che accadde quasi un secolo fa.
Il mito degli Alpini si concretizza dunque anche attraverso questo viatico musicale, sfruttando una insolita liturgia di trapasso verso la morte, durante la guerra, e di memoria irrinunciabile, in tempo di pace.
Non a caso, esistono moltissimi cori Alpini professionisti o anche amatoriali, che continuano spontaneamente a raccogliere questa eredità di chi visse, soffrì e perse la vita durante la Grande Guerra, ad un passo dal cielo; grazie alle voci di oggi, possiamo viaggiare nel tempo e rivivere in modo estrememente toccante le stesse emozioni e gli stessi battiti del cuore di semplici uomini arditi, che diedero così tanto per ideali di Patria, di Pace e di Amore.
In questa sezione raccoglieremo tutte le canzoni degli Alpini, in questo momento queste sono elencate in ordine alfabetico ma, piano piano che l'utenza ci segnalerà l'anno di uscita e (possibilmente) l'autore e/o compositore, saranno ordinate per anno.
A MONTICOLO
ADIEU A L'ENGIADINA
ADDIO MIA BELLA ADDIO
AI PREAT LA BIELE STELE
A LA MATIN BONURA
A LA MATINA SI GHÉ ‘L CAFÉ
AL CJANTE EL GJAL
AL COMANDO DEI NOSTRI UFFICIALI
AL MERCA'
ALPINO DELLA JULIA
APRITE LE PORTE
BERSAGLIERE HA CENTO PENNE
BIANCO NATALE
BOMBARDANO CORTINA
C'E' UN PASSO ALPINO
CAMPANE DI MONTENEVOSO
CARA DOLCE TERRA MIA
CENTOMILA GAVETTE DI GHIACCIO
CHE FAI BELLA PASTORA
CHIESETTA ALPINA
DA UDINE SIAM PARTITI
DI QUA' E DI LA' DEL PIAVE
DOVE SEI STATO MIO BELL'ALPINO
E C'ERANO TRE ALPIN
E CADORNA MANDA A DIRE
EL BARCAROL DEL BRENTA
E COL CIFOLO DEL VAPORE
E LA NAVE S'ACCOSTA PIAN PIANO
E PICCHIA PICCHI LA PORTICELLA
ERA UNA NOTTE CHE PIOVEVA
GRAN DIO DEL CIELO
JOSKA LA ROSSA
IL TESTAMENTO DEL CAPITANO
LA BALLATA DEL SOLDATO
LA BARBIERA DEGLI ALPINI
LA BOMBA IMBRIAGA
LA CANZONE DEL GRAPPA
LA CIMA DEL MONTELLO
LA LEGGENDA DELLA GRIGNA
LA MIA BELA LA MI ASPETA
LA PAGANELLA
LA PENNA DELL'ALPINO
LA PENNA NERA
LA PREGHIERA DELL'ALPINO
LA TRADOTTA
L'ULTIMA NOTTE
MARCIA DEI COSCRITTI PIEMONTESI
MONTE CAIUROL
MONTE NERO
MOTORIZZATI A PIE'
NONNO AMILCARE
OI CARA MAMMA
PICCOLA CANTA DI NATALE
PREGHIERA DELL'ALPINO IGNOTO
SENTI CARA NINETTA
SIGNORE DELLE CIME
SUL CAPPELLO
SUL PAJON
SUL PONTE DI BASSANO
SUL PONTE DI PERATI
SULL'ALTOPIANO
TA - PUM
TI RICORDI LA SERA DEI BACI
TRENTATRE' VALORE ALPINO (inno nazionale alpini)
VA L'ALPIN
Ultima modifica di admin_italiacanora il Dom Nov 01, 2020 9:38 pm - modificato 78 volte.
CORI ALPINI: ADDIO MIA BELLA ADDIO
Il titolo originario di questa canzone è “L’addio del volontario toscano”.
Fa parte dei canti del Risorgimento italiano ed è stato scritto in occasione della Prima Guerra di Indipendenza; sottolinea l’ineluttabilità della partenza in quanto dovere verso la patria.
- Addio, mia bella, addio,
l'armata se ne va;
se non partissi anch'io
sarebbe una viltà !
Non pianger, mio tesoro,
forse ritornerò;
ma se in battaglia io moro,
in ciel ti rivedrò.
La spada, le pistole,
lo schioppo l'ho con me;
allo spuntar del sole
io partirò da te.
Il sacco è preparato,
sull'omero mi sta;
son uomo e son soldato;
viva la libertà !
Non è fraterna guerra
la guerra ch'io farò
dall'italiana terra
l'estraneo caccerò.
L'antica tirannia
grava l'Italia ancor
io vado in Lombardia
incontro all'oppressor.
Saran tremende l'ire,
Grande il morir sarà !
Si mora: è un bel morire
morir per la libertà
Tra quanti moriranno
forse ancor io morrò;
non ti pigliare affanno,
da vile non cadrò.
Se più del tuo diletto
tu non udrai parlar,
perito di moschetto
per lui non sospirar.
Io non ti lascio sola,
ti resta un figlio ancor;
nel figlio ti consola,
nel figlio dell'amor.
Squilla la tromba
l'armata se ne va:
un bacio al figlio mio;
viva la libertà !

Fonte: QUI
Ultima modifica di admin_italiacanora il Dom Nov 01, 2020 5:20 pm - modificato 11 volte.
CORI ALPINI: A LA MATIN BONURA - APRITE LE PORTE
A LA MATIN BONORA
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APRITE LE PORTE - Sulle note della fanfara, in testa al battaglione, gli Alpini cantavano questo motivo con passo cadenzato e con allegra spavalderia, magari dopo una faticosa marcia di addestramento.
- Aprite le porte
che passano
che passano…
Aprite le porte
che passano
i baldi alpin.
Come la marcia ben
la banda, la banda,
come la marcia ben
la banda, la banda
come la marcia ben
la banda, la banda,
come la marcia ben
la banda degli alpin.

Fonte: QUI
Ultima modifica di admin_italiacanora il Lun Dic 10, 2018 11:27 am - modificato 8 volte.
CORI ALPINI: AL COMANDO DEI NOSTRI UFFICIALI - AL MERCA'
Un altro bellissimo canto degli Alpini risalente alla guerra del 1914-18. Vi è sempre una profonda umanità in questi testi dove non si parla mai di odio, e la guerra è vista sempre come una fatalità da subire. Essi parlano più volentieri della nostalgia della casa o della mamma.
TESTO
Al comando dei nostri ufficiali caricheremo cartucce a mitraglia, ma se per caso il colpo si sbaglia a baionetta l'assalto farem. Tu nemico che sei tanto forte su fatti avanti se hai del coraggio e se qualcuno ti lascia il passaggio noialtri alpini fermarti saprem. O care mamme che tanto tremate non disperate pei vostri figlioli, che qui sull'alpe non siamo noi soli c'è tutta Italia che al fianco ci sta.
- Al comando dei nostri ufficiali,
caricheremo con palle e mitraglia;
e se per caso il colpo si sbaglia,
a baionetta l'assalto farem....
...e se per caso il colpo si sbaglia,
a baionetta l'assalto farem.
Tu nemico, che sei tanto forte,
su fatti avanti, se hai del coraggio,
che se qualcuno ti lascia il passaggio,
noialtri Alpini fermarti saprem!
...che se qualcuno ti lascia il passaggio,
noialtri Alpini fermarti saprem!
O care mamme che tanto tremate,
non disperate pei vostri figlioli,
che qui sull'Alpe non siamo noi soli:
c'è tutta Italia che a fianco ci sta.

Fonte: QUI


AL MERCA'
- AEl me pa lìè anda al mercà
e tut i dì me ne fa vüna, vüna, vüna.
L'ha cumprà un bel gallet
che sarà la mia fortuna, una, una.
El gallet cu cu ru cu
l'è sempre su l'è sempre su,
el galet cu cu ru cu
l'è sempre su l'è sempre su.
micin… gnau, gnau
cagnin… bau, bau
berin… be, be
bucin… ma, ma

Fonte: QUI
Ultima modifica di admin_italiacanora il Lun Dic 10, 2018 11:24 am - modificato 7 volte.
CORI ALPINI: AI PREAT LA BIELE STELE - AL CJANTE EL GJA
Testo dialettale:
- Ai preât la biele stele
duç i sants dal paradîs
che il signôr fermi la vuere
che il gno ben torni al paîs
Ma tu stele, biele stele
và palese 'l gno destin
và daûr di che montagne
là ch'al è 'l gno curisin
Traduzone letterale:
- Ho pregato la bella stella
tutti i santi del paradiso
che il signore fermi la guerra
che il mio amato torni al paese
Ma tu stella, bella stella
rendi palese il mio destino
va dall'altra parte di quella montagna
dove c'è il mio cuoricino

Fonte: QUI


AL CJANTE EL GJAL - Canto popolare * Provenienza: Friuli
Le antiche villotte del Friuli ci hanno tramandato un vasto patrimonio di poesia e di musica popolare. Tra queste, occupa un posto di primo piano questo bellissimo canto, che nella sua estrema semplicità melodica assume una coralità classica, in virtù di una armonizzazione esemplare.
TESTO
- Al cjante el gjâl,
al criche el dì,
mandi ninine me
mandi ninine me
Al cjan te el gjâl,
al criche el dì,
mandi ninine me
mi tocje partì.
E jo partis doman voi vie
consolimi
consolimi,
e jo partis doman voi vie
consolimi a fa l'amôr.
Cûr gnò
no sta vaì
al cjante el gjâl
mi tocje partì.
Cûr gnò
no sta vaì
al cjante el gjâl
mi tocje partì.

Fonte: QUI
Ultima modifica di admin_italiacanora il Lun Dic 10, 2018 11:46 am - modificato 9 volte.
CORI ALPINI: BOMBARDANO CORTINA - CHE FAI BELLA PASTORA
CENNI STORICI
TESTO
Bombardano Cortina, dicon che gettan fiori nemici traditori, subito fora dovete andar. E proseguendo poi, per valle Costeana giunti sulla Tofana, su quella vetta la baionetta scintillerà. Non mancherà poi tanto, che anche il Lagazuoi conquisteremo quando l'artiglieria Sasso di Stria battuti avrà.
Fonte: QUI
- Bombardano Cortina – Hoilà!
Dicon che gettan fiori– Hoilà!
Tedeschi traditori,
è giunta l’ora, subito fora
subito fora dovete andar!
E proseguendo poi – Hoilà!
Per Valle Costeana – Hoilà!
Giunti sulla Tofana
su quella vetta la baionetta la
la baionetta scintillerà!
Non mancherà poi tanto – Hoilà!
Che anche il Lagazuoi – Hoilà!
Conquisteremo noi;
quando l’artiglieria Sasso de Stria
Sasso de Stria battuto avrà!
Son prese le Tre Dita – Hoilà!
Il Masarè è già nostro – Hoilà!
L’aquila ha perso il rostro
e già s’invola spennata e sola
spennata e sola là sul Caval.
Fatta è la galleria – Hoilà!
Messa la gelatina – Hoilà!
E una bella mattina
anche Gigetto, col Castelletto
col Castellotto per aria andrà!
Giunti sul canalone – Hoilà!
Schierati i suoi soldati – Hoilà!
Tiri ben aggiustati
la pasta asciutta vi fece tutta
vi fece tutta lasciare lì!
Per valle Travenanzes – Hoilà!
E strada Dolomiti – Hoilà!
Vi inseguiremo arditi,
e voi scappate finchè arrivate
finché arrivate dal vostro re!
Giunti da Cecco Peppo – Hoilà!
Stringetegli le mani – Hoilà!
Ditegli che gli alpini
vi fan la guerra su questa terra
su questa terra vi voglion più!

Fonte: QUI


CHE FAI BELLA PASTORA - Esecuzione del canto da parte del Coro Valtanaro (Sezione Alessandria).
TESTO
Un'anziana maestra di Piazzo, in Val Lagarina, racconta scherzosamente la storia di un intraprendente vecchietto che fa la corte ad una giovane pastora.
- La la la la la la la la...
"Che fai bela pastora
che fai così soleta
a calpestar l'erbeta
a lo spuntar del dì?"
"Su questi verdi prati
allargo i miei armenti
passo i miei dì contenti
e vivo in libertà".
Oh oh oh oh
oh la la la la
la la la la la la la
Oh oh oh oh oh
"E voi che siete vècio
che fate qui d'intorno
a lo spuntar del giorno
con quel mazèto in man?"
"L'ho colto apena adesso
fresco dal mio vasèto.
Con gaudio e con dilèto
lo vengo a te a portar."
Oh oh oh..
"E voi che siete vècio
Pensate ai casi vostri
pensate ai Padrenostri
l'amor lassela star."
"Non fate la ritrosa
se anche son vecèto
me sento robusteto
giardino a coltivar".

Fonte: QUI
Ultima modifica di admin_italiacanora il Lun Dic 10, 2018 12:43 pm - modificato 7 volte.
CORI ALPINI: DOVE SEI STATO MIO BELL'ALPINO - E CADORNA MANDA A DIRE
CENNI STORICI
Forse proprio da una delle molteplici versioni dell'antica villanella, diffuse in tutta l'area centrale e nord-italiana e tramandatesi fino al primo novecento per tradizione orale, potrebbe essere derivata, dopo svariate modificazioni, la nostra suggestiva canta alpina, a testimonianza delle molteplici, complesse e misteriose relazioni che regnano nel sorprendente mondo della canzone popolare.
TESTO
E Celestina in cameretta che ricama rose e fiori. E vien da basso o Celestina ch'è rivà il tuo primo amore. Dove sei stato mio bell'alpino che ti g'ha cambià colore. L'è stata l'aria dell'Ortigara che mi g'ha cambià colore.I tuoi colori ritorneranno questa sera a far l'amore.
Fonte: QUI
Coro Alpino "Alta Valle Bormida" - San Giovanni del Monte
- - Dove sè stato, mio bell'Alpino?
Dove sè stato, mio bell'Alpino,
Che ti ga cambià colore?
- L'è stata l'aria del Trentino,
L'è stata l'aria del Trentino,
Che m'ha fat cambià color!
L'è stata l'aria dell'Ortigara,
L'è stata l'aria dell'Ortigara,
Che m'ha fat cambià color!
Sul Monte Nero c'è una tormenta,
Sul Monte Nero c'è una tormenta
Che m'ha fat cambià color!
La sul Pasubio c'è un barilotto.
La sul Pasubio c'è un barilotto.
Che m'ha fat cambià color!
Sul Monte Grappa c'è una bombarda
Sul Monte Grappa c'è una bombarda
Che m'ha fat cambià color!
E' stato il fumo della mitraglia
E' stato il fumo della mitraglia
Che m'ha fat cambià color!
- Ma i tuoi colori ritorneranno,
Ma i tuoi colori ritorneranno
Questa sera a far l'amore.

Fonte: QUI


E CADORNA MANDA A DIRE
CENNI STORICI
Trae origine da un canto popolare piemontese dell’800 intitolato “i coscritti di Bonaparte” e riportato nella raccolta “Canti popolari del Piemonte” (1888) del filologo Costatino Nigra, che sostiene di averlo appreso a Moncalvo (Casal Monferrato) dalla voce di una contadina. L’incipit in piemontese recita:
Bonapart l’à mandà a dire
ch’àn da partire, ch’àn da partire.
“I partirun, i partirun,
col giovinoto na servirun”
(Traduzione: Bonaparte ha mandato a dire / che devono partire, che devono partire. / “Partiremo, partiremo, / quel giovanotto serviremo”.)
Gli Alpini sostituirono il nome di Bonaparte con quello di Cadorna e modificarono le strofe successive; i primi versi ricorrono come costruzione anche in altri testi (cfr “mamma mia vienimi incontro”).
Ci sono due versioni ben distinte del testo, che nominano due annate diverse di richiamati (quella del 1897 e del ’98), sarebbe interessare individuare la diffusione geografica dei due testi; la prima è riportata nel libretto Canti degli Alpini, della Commissione per la difesa del canto alpino (ANA 1967).
Sono entrambe costituite da tre strofe; l’aspetto più profondo e quindi importante in cui si differenziano è il contenuto emotivo: infatti in un caso gli alpini si vantano in modo quasi scherzoso della superiorità del corpo rispetto agli altri (“la fanteria è troppo debole / i bersaglieri sono mafiosi”), nell’altro emerge chiaramente la visione della guerra come dramma, causa di dolori e morte di giovani.
Perché due varianti della stessa canzone trasmettono messaggi così diversi? Forse perché una è più recente dell’altra e quindi esprime il malcontento causato dall’aggravarsi della guerra (in particolare le vicende dell’anno 1917), o forse perché queste tematiche coesistevano all’interno di un contesto storico complesso e poliedrico. La melodia è semplice, lineare e molto orecchiabile, questo tuttavia non la priva di solennità.
Fonte: QUI
- E Cadorna manda a dire
che si trova là sui confini
che ha bisogno degli Alpini
per potersi avanzar.
La fanteria è troppo debole
i Bersaglieri sono mafiosi
ma gli Alpini son valorosi
su pei monti a guerreggiar.
Novantasette fatti coraggio (Novantotto su coraggio)
che le porte son bombardate
tra fucili e cannonate
il nemico (anche l’Austria) cederà.
Cara mamma non tremare
io non posso ritornare
un Alpino militare
deve fare il suo dover.

Fonte: QUI
Ultima modifica di admin_italiacanora il Lun Dic 10, 2018 2:27 pm - modificato 6 volte.
CORI ALPINI: E COL CIFOLO DEL VAPORE - ERA UNA NOTTE CHE PIOVEVA
CENNI STORICI
Questi canti possono assumere anche l'inconscio significato di un estremo addio alla vita, ed è forse per questo che hanno spesso cadenze particolarmente tristi.
Un brano degli Alpini molto conosciuto, un inno alla giovinezza, all'amore.
L'innamorato è in guerra, il dolore è grandissimo, la bella può stare senza mangiare ma non senza amore, perchè lui è partito....."col cifolo del vapore".
TESTO
E col cifolo del vapore la partenza de lo mio amore. L'è la partenza de lo mio amore, chissà quando ritornerà. Tornerò 'sta primavera con la sciabola insanguinata. Ma se ti trovo già maritata, ohi che pena ohi che dolor. Ohi che pena ohi che dolore la partenza de lo mio amore. Starò piuttosto senza mangiare, ma l'amore lo voglio far.
Coro "Cima Tosa" - Cattedrale S.Maria Assunta - 23°Festival degli Appennini
- - E col cifolo del vapore
la partenza de lo mio amore.
E col cifolo del vapore
la partenza de lo mio amore.
L'è la partenza de lo mio amore,
chissà quando ritornerà.
L'è la partenza de lo mio amore,
chissà quando ritornerà.
Tornerò 'sta primavera
con la sciabola insanguinata.
Tornerò 'sta primavera
con la sciabola insanguinata.
Ma se ti trovo già maritata,
ohi che pena ohi che dolor.
Ma se ti trovo già maritata,
ohi che pena ohi che dolor.
Ohi che pena ohi che dolore
la partenza de lo mio amore.
Ohi che pena ohi che dolore
la partenza de lo mio amore.
Starò piuttosto senza mangiare,
ma l'amore lo voglio far.
Starò piuttosto senza mangiare,
ma l'amore lo voglio far.
Starò piuttosto senza mangiare,
ma l'amore lo voglio far.

Fonte: QUI


ERA UNA NOTTE CHE PIOVEVA
CENNI STORICI
TESTO
Era una notte che pioveva e che tirava un forte vento immaginatevi che grande tormento per un alpino che sta a vegliar. A mezzanotte arriva il cambio accompagnato dal capoposto ohi sentinella torna al tuo posto sotto la tenda a riposar. Quando fui stato nella mia tenda sentii un rumore giù per la valle sentivo l'acqua giù per le spalle sentivo i sassi a rotolar. Mentre dormivo sotto la tenda sognavo d'esser colla mia bella e invece ero di sentinella fare la guardia allo stranier.
Coro A.N.A. Italo Timallo di Voghera (Pv) - Concerto a Mornico Losana
- Era una notte che pioveva
e che tirava un forte vento,
immaginatevi che grande
tormento per un alpino
che stava a vegliar.
immaginatevi che grande
tormento per un alpino
che stava a vegliar.
A mezzanotte arriva il cambio,
accompagnato dal capoposto.
Oh! Sentinella ritorna al tuo posto
sotto la tenda a riposar.
Oh! Sentinella ritorna al tuo posto
sotto la tenda a riposar.
Quando fui stato sotto la tenda
sentii un rumore giù per la valle,
sentivo l'acqua giù per le spalle,
sentivo i sassi a rotolar.
sentivo l'acqua giù per le spalle,
sentivo i sassi a rotolar.
Mentre dormivo sotto la tenda
sognavo d'esser con la mia bella,
e invece ero di sentinella
a fare la guardia allo stranier.
e invece ero di sentinella
a fare la guardia allo stranier.

Fonte: QUI
Ultima modifica di admin_italiacanora il Lun Dic 10, 2018 4:00 pm - modificato 6 volte.
CORI ALPINI: EL BARCAROL DEL BRENTA - DI QUA' E DI LA' DEL PIAVE
- Oih! Barcarol del Brenta
Oi barcarol del Brenta
presteme la barcheta
per andare in gondoletta
su la riva del mar.
Mi si che ve la presto, [ Mi se che te la impresto,]
basta che la ritorna;
se la barca se sprofonda [se la barce la se fonda]
no ve [te] la presto più. [non te la impresto più.]
La barca è preparata,
cinta di rose e fiori,
ci son dentro i Cacciatori
del Settimo Alpin.
Del Settimo Alpini
del Battaglion Cadore,
vi saluto belle more,
non vi vedrò mai più.
Ci rivedremo ancora,
forse da richiamati
con gli zaini affardellati
non ci vedremo più.
La barca è preparata, [La barca è ritornata,]
cinta di rose e fiori,
e con dentro i cacciatori [ci sono dentro i cacciatori]
del Settimo Alpin.
Del Settimo Alpini,
del battaglion Cadore,
addio mie belle more
non ci vedrem mai più.
Ci rivedremo ancora
forse da richiamati,
coi zaini affardellati
ci rivedrem ancor.
La barca è ritornata
cinta di rose e fiori
e con dentro i cacciatori
del Settimo Alpin.



DI QUA' E DI LA' DEL PIAVE
CENNI STORICI
TESTO
Di qua, di là del Piave ci sta un'osteria. Là c'è da bere e da mangiare ed un bel letto da riposar. E dopo aver mangiato, mangiato e ben bevuto, se vuoi venire, mia bella mora, questa è l'ora di far l'amor. Mi si ghe vegneria per una volta sola. Però, ti prego, lasciami stare che son figlia da maritar. Se sei da maritare dovevi dirlo prima. Sei sempre stata coi veci alpini e non sei figlia da maritar. E dopo nove mesi è nato un bel bambino. Sputava il latte, beveva 'l vino, l'era figlio del vecio alpin.
- Di qua, di là del Piave
ci sta un'osterìa,
di qua, di là del Piave
ci sta un'osterìa.
là c'è da bere e da mangiare
ed un buon letto da riposar.
Di qua, di là dal ponte
ci sta una bella mora,
tutte le sere resta sola,
la resta sola a far l'amor.
E dopo aver mangiato,
mangiato e ben bevuto,
e dopo aver mangiato,
mangiato e ben bevuto:
- Oh, dimmi o bella, se vuoi venire,
questa è l'ora d'andar dormire.
- Mi sì ghe vegneria
per una volta sola,
mi sì ghe vegneria
per una volta sola,
solo vi prego lasciarmi stare,
che son figlia da maridar.
- S'eri da maridare
dovevi dirlo prima,
s'eri da maridare
dovevi dirlo prima,
sei sempre stata coi vecchi alpini,
non sei più figlia da maridar.
E dopo nove mesi
è nato un bel bambino,
non beve il latte ma ciuccia il vino,
perchè figlio del vecchio alpin.

Fonte: QUI
Ultima modifica di admin_italiacanora il Lun Dic 10, 2018 4:13 pm - modificato 8 volte.
CORI ALPINI: DA UDINE SIAM PARTITI - LA BARBIERA DEGLI ALPINI
CENNI STORICI
TESTO
Da Udin siam partiti da Bari siam passati, Durazzo siamo scesi in Grecia destinati. Ci tocca di partire con la ristezza in cuor, lasciando la morosa con gli altri a far l'amor. La Grecia terminata a Udin siam tornati, che tosto per la Russia noi siamo destinati. E partiremo ancor con la tristezza in cuor lasciando la morosa con gli altri a far l'amor. Motorizzati a piè, la piuma sul cappel, lo zaino affardellato l'Alpin l'è sempre quel!
Fonte: QUI
- Da Udin siam partiti
da Bari siam passati
Durazzo siamo scesi
in Grecia destinati
Ci tocca di partire
con la tristezza in cuore
lasciando la morosa
con gli altri a far l'amor
La Grecia terminata
a Udin siam tornati
e tosto per la Russia
noi siamo destinati
E partiremo ancora
con la tristezza in cuore
lasciando la morosa
con gli altri a far l'amor
Motorizzati a piè
la piuma sul cappello
lo zaino affardellato
l'alpin l'è sempre quello



LA BARBIERA DEGLI ALPINI
TESTO
- Oi barbiera bella
barbiera bella
la barba se mi
la barba se mi vuoi far.
Mi la barba la ti
faì ma g’ho
paura mi g’ho
paura del mio marì.
Tuo marito l’è in Fran…
l’è in Francia colà
speranza non ha
speranza di non ritornar.
Che ritorni, che no
ritorni che no
la barba ti vò
la barba ti voglio far.
La tua barba l’è riccia
e bella, l’è riccia
e bella, l’è riccia
e bella, la fa innamorar.

Fonte: QUI
Ultima modifica di admin_italiacanora il Lun Dic 10, 2018 4:27 pm - modificato 6 volte.
CORI ALPINI: GRAN DIO DEL CIELO - LA LEGGENDA DELLA GRIGNA
CENNI STORICI
TESTO
Gran Dio del cielo, se fossi una rondinella: vorrei volare in braccio alla mia bella. Prendi la secchia e vattene alla fontana, là c'è il tuo amore che alla fontana aspetta. Prendi il fucile e vattene alla frontiera: là c'è il nemico che alla frontiera aspetta.
- O Dio del cielo,se fossi una rondinella,
O Dio del cielo,se fossi una rondinella,
vorrei volare, vorrei volare vorrei volare
in braccio alla mia bella
vorrei volare, vorrei volare vorrei volare
in braccio alla mia bella.
Prendi la secchia e vattene alla fontana
prendi la secchia e vattene alla fontana,
là c'è il tuo amore là c'è il tuo amore
là c'è il tuo amore
che alla fontana aspetta
là c'è il tuo amore là c'è il tuo amore
là c'è il tuo amore
che alla fontana aspetta.
Prendi il fucile e vattene alla frontiera,
prendi il fucile e vattene alla frontiera
là c'è il nemico là c'è il nemico là c'è il nemico
che alla frontiera aspetta
là c'è il nemico là c'è il nemico là c'è il nemico
che alla frontiera aspetta.



LA LEGGENDA DELLA GRIGNA
CENNI STORICI
TESTO
Alla guerriera bella e senza amore un cavaliere andò ad offrire il cuore,. Cantava avere te voglio, o morire. Lei dalla torre lo vedea salire; disse alla sentinella che stava sopra il ponte tira una freccia in fronte a quello che vien su. Il cavaliere cadde fulminato, ma Iddio punì l'orribile peccato: e la guerriera diventò la Grigna, una montagna ripida e ferrigna. Anche la sentinella che stava sopra il ponte fu trasformata in monte: e la Grignetta fu. Noi pur t'amiamo d'un amor fedele montagna che sei bella e sei crudele; e salendo ascoltiamo la campana d'una chiesetta che a pregare chiama. Noi ti vogliamo, bella, che diventasti un monte, facciamo la croce in fronte: non ci farai morir.
- Alla guerriera bella e senza amore
un cavaliere andò ad offrire il core,
cantava: Avere te voglio, o morire!
Lei dalla torre lo vedea salire.
Disse alla sentinella
che stava sopra il ponte:
Tira una freccia in fronte
a quello che vien su.
Il cavaliere cadde fulminato:
Ma Iddio punì l’orribile peccato
e la guerriera diventò la Grigna
una montagna ripida e ferrigna.
Anche la sentinella
che stava sopra il ponte
fu trasformata in monte
e la Grignetta fu.
Noi pur t’amiamo d’un amor fedele,
montagna che sei bella e sei crudele,
E salendo ascoltiamo la campana
d’una chiesetta che a pregare chiama.
Noi ti vogliamo bella
che diventasti un monte;
facciam la croce in fronte,
non ci farai morir.

Ultima modifica di admin_italiacanora il Lun Dic 10, 2018 4:51 pm - modificato 6 volte.
CORI ALPINI: LA CANZONE DEL GRAPPA - OI CARA MAMMA
CENNI STORICI
Gli autori della canzone sono il Capitano dell'Esercito Antonio Meneghetti che compose la musica, sulla base del testo precedentemente preparato dal Generale Emilio De Bono, Comandante del IX Corpo D'Armata. Il Capitano Meneghetti, su sollecitazione del Generale De Bono, scriverà la musica della "Canzone del Grappa" in mezz'ora esatta il 5 agosto del 1918 presso Villa Dolfin di Rosà (poco lontano da Bassano del Grappa in provincia di Vicenza) sede del Comando del IX Corpo D'Armata Italiano, operante sul Monte Grappa. Prendevano così corpo e vita quelle parole iniziali, scritte sui muri, che ormai erano sulle labbra di tutti i nostri soldati impegnati sul fronte di guerra contro l'esercito austro-ungarico. La mattina del 24 agosto 1918, sul grande prato davanti a Villa Dolfin, alla presenza del Re D'Italia, Vittorio Emanuele III e delle autorità militari, viene eseguito, per la prima volta, l'inno scritto da De Bono e musicato da Meneghetti.
Per lungo tempo si lasciò credere che il testo della Canzone del Grappa fosse opera della popolazioni della Val Cismon (una laterale del canale del Brenta, non lontano da Bassano del Grappa) e che lo spartito fosse stato recuperato da un gruppo di Arditi che avevano passato la linea di confine proprio per questa impresa. Data la popolarità in breve raggiunta da questa canzone patriottica ed anche per evitare che la stessa fosse preda di qualche speculatore che voleva attribuirsene la paternità, il testo e la musica furono depositati a tutti gli effetti legali dal Generale Emilio De Bono e dal Capitano Antonio Meneghetti che ne affideranno diffusione e stampa alla ditta Carisch di Milano.
L'intento era che questo Inno, nato tra le trincee ed il fango, dallo spunto di un Patriota che scrisse la prima frase sul muro di una casa distrutta dal nemico invasore, servisse a ricordare ai posteri chi si è immolato sul campo dell'onore donando la propria vita per la Patria con sulle labbra, prima di morire la frase: "Monte Grappa tu sei la mia Patria".
Fonte: QUI
- Monte Grappa, tu sei la mia patria,
sovra te il nostro sole risplende,
a te mira chi spera ed attende,
i fratelli che a guardia vi stan.
Contro a te già s'infranse il nemico,
che all'Italia tendeva lo sguardo:
non si passa un cotal baluardo,
affidato agli italici cuor.
Monte Grappa, tu sei la mia Patria,
sei la stella che addita il cammino,
sei la gloria, il volere, il destino,
che all'Italia ci fa ritornar.
Le tue cime fur sempre vietate,
per il pie' dell'odiato straniero,
dei tuoi fianchi egli ignora il sentiero
che pugnando più volte tentò.
Quale candida neve che al verno
ti ricopre di splendido ammanto,
tu sei puro ed invitto col vanto
che il nemico non lasci passar.
O montagna, per noi tu sei sacra;
giù di lì scenderanno le schiere
che irrompenti, a spiegate bandiere,
l'invasore dovranno scacciar.
Ed i giorni del nostro servaggio
che scontammo mordendo nel freno,
in un forte avvenire sereno
noi ben presto vedremo mutar.



OI CARA MAMMA
- Oi cara mamma i baldi Alpin van via;
i baldi Alpin van via e non ritornan più;
oi si si cara mamma no
senza Alpini come farò?
Guarda la luna come la cammina,
e la scavalca i monti come noialtri Alpin;
oi si si cara mamma no
senza Alpini come farò?
Guarda le stelle come sono belle;
son come le sorelle di noialtri Alpin;
oi si si cara mamma no
senza Alpini come farò?
Guarda il sole come splende in cielo;
la lunga penna nera la si riscalderà;
oi si si cara mamma no
senza Alpini come farò?

Fonte: QUI
Ultima modifica di admin_italiacanora il Lun Dic 10, 2018 5:29 pm - modificato 5 volte.
CORI ALPINI: LA TRADOTTA

CENNI STORICI
- La tradotta che parte da Torino,
a Milano non si ferma più,
ma la va diretta al Piave,
cimitero della gioventù.
Siam partiti, siam partiti
in ventisette, solo in cinque
siam tornati qua e gli altri
ventidue son rimasti tutti a S.Donà.
A Nervesa, a Nervesa c'è una croce,
mio fratello è sepolto là,
io ci ho scritto su Ninetto,
che la mamma lo ritroverà.
Cara suora, cara suora son ferito,
a domani non arrivoi più,
se non c'è qui la mamma
un bel fiore me lo porti tu.

Ultima modifica di admin_italiacanora il Lun Dic 10, 2018 6:25 pm - modificato 6 volte.
CORI ALPINI: LA CIMA DEL MONTELLO - SENTI CARA NINETTA
CENNI STORICI
Nel 1918 la strofa finale viene così modificata: "Scriverò una letterina tutta d'amor la palma della mano sarà la carta la punta del mio cuore sarà la penna il sangue delle vene sarà l'inchiostro su e giù per il Montello sarà un macello".
TESTO
Fonte: QUI
- La cima del Montello sarà,
la cima del Montello sarà,
la cima del Montello
sarà un macello.
Scrivo una letterina,
scrivo una letterina,
scrivo una letterina
sarà d'amor.
La punta del mio cuore,
la punta del mio cuore,
la punta del mio cuore
sarà la penna.



SENTI CARA NINETTA
CENNI STORICI
A quest'epoca risalgono molti canti militari.
Tutti sono improntati ad una rassegnata inevitabile obbedienza ed al dolore del distacco dai parenti e dalle morose. Alcune di queste canzoni saranno poi cantate, tal quali o con piccole varianti, in tutti i periodi in cui più acuto ridiventerà il problema della partenza per la guerra.
TESTO
Fonte: QUI
- Senti cara Nineta
Cosa m'è capità
M'è capità una carta
che sono richiamà
Se sono richiamato
bela no stà zigà
tra quattro o cinque mesi
mi vegno congedà
Senti cara Nineta
il treno a cifolar
sali sulla tradotta
Alpin mi tocca andar.

Ultima modifica di admin_italiacanora il Mar Dic 11, 2018 7:05 pm - modificato 6 volte.
CORI ALPINI: L'ULTIMA NOTTE - SUL PONTE DI PERATI
CENNI STORICI
nella realizzazione del coro Monte Pasubio di Schio.
- Era la notte bianca di Natale
ed era l’ultima notte degli alpini;
silenzioso come frullo d’ale
c’era il fuoco grande nei camini.
Nella pianura grande e sconfinata
e lungo il fiume - parea come un lamento -
una nenia triste e desolata
che piangeva sull’alito del vento.
Cammina cammina
la casa è lontana
la morte è vicina
e c’è una campana
che suona, che suona:
Din don, dan...
Che suona, che suona:
Din don, dan...
Mormorando, stremata, centomila
voci stanche di un coro che si perde
fino al cielo, avanzava in lunga fila
la marcia dei fantasmi in grigioverde.
Non è il sole che illumina gli stanchi
gigli di neve sulla terra rossa.
Gli alpini vanno come angeli bianchi
e ad ogni passo coprono una fossa.
Tutto ora tace. A illuminar la neve
neppure s’alza l’ombra di una voce
lo zaino è divenuto un peso greve;
ora l’arma s’è mutata in croce.
Lungo le piste sporche e insanguinate
son mille e mille croci degli alpini,
cantate piano, non li disturbate,
ora dormono il sonno dei bambini.
Cammina cammina
la guerra è lontana
la casa è vicina
e c’è una campana
che suona, ma piano:
Din, don, dan...
Che suona, ma piano:
Din, don, dan.



SUL PONTE DI PERATI
CENNI STORICI
TESTO
Fonte: QUI
- Sul ponte di Perati
bandiera nera:
è il lutto della Julia
che va alla guerra.
È il lutto degli Alpini
che va alla guerra
la meglior gioventù
che va sotto tera.
Sui monti della Grecia
c'è la Voiussa
col sangue degli Alpini
s'è fatta rossa.
Nell'ultimo vagone
c'è l'amor mio
col fazzoletto in mano
mi dà l'addio.
Col fazzoletto in mano
mi salutava
e con la bocca i basi
la mi mandava.
Quelli che son partiti
non son tornati
sui monti della Grecia
sono restati.
Un coro di fantasmi
vien giù dai monti:
l'è il coro degli Alpini
che sono morti.
Gli Alpini fan la storia,
la storia vera:
l'han scritta con il sangue
e la penna nera.
Alpini della Julia,
in alto i cuori:
sul ponte di Perati
c'è il tricolore!
Sarà un “discorso corale” contro la guerra, contro tutte le guerre; e gli alpini ne sono testimoni anche attraverso i loro canti.
Per questa occasione, il Coro Marmolada, che farà da “controcanto” alla voce recitante, ha rispolverato alcuni canti sul tema, fra i quali “Sul ponte di Perati”, un brano che ricorda il sacrificio degli alpini della Julia nella sciagurata campagna di Grecia 1940/1941.
Ma il brano originale non nasce in quell’occasione in quanto, ancora durante la prima guerra mondiale, gli alpini cantavano, con parole simili, “Sul ponte di Bassano, / bandiera nera, / è il lutto degli Alpini / che va alla guerra.”

Una guerra assurda, come tutte le guerre, e gli alpini lo sapevano bene, tanto che, racconta qualche reduce, i versi spontanei di quei giorni, sui monti della Grecia, erano: "Quelli che l'han voluta non son partiti, quelli che son partiti non son tornati”.
Ma questo testo il regime non lo sopportava ed allora fu subito censurato.
Le strofe, nelle diverse edizioni che ho avuto modo di consultare, sono diverse, forse anche aggiunte posteriormente, ed il testo completo è abbastanza lungo.
Riporto, di seguito, il testo nella versione che cantiamo noi del “Marmolada”: “Sul ponte di Perati bandiera nera / l’è il lutto degli Alpini che fan la guerra. Quelli che son partiti non son tornati / sui monti della Grecia sono restati. / Sui monti della Grecia c’è la Vojussa / col sangue degli Alpini s’è fatta rossa. / Un coro di fantasmi vien giù dai monti / è il coro degli Alpini che sono morti. / Alpini della Julia in alto i cuori / sul ponte di Perati c’è il Tricolore.”
Piccole diversità nel testo, probabilmente dovute a trascrizioni, non negano la validità del canto che è, sempre e comunque, una denuncia sull’inutilità della guerra.
Nella prima strofa della nostra versione troviamo “… l’è il lutto degli Alpini che fan la guerra”, mentre su altre versioni, anche su quella originaria della prima guerra mondiale, -dove il ponte era quello di Bassano- il testo è: “… l’è il lutto degli Alpini che van la guerra”. I due verbi hanno una notevole differenza di significato nel contesto.
Gli Alpini, ma anche tutti i soldati, non andarono in guerra perché volevano farla, e quindi non facevano la guerra, ma la subivano perché dovevano andarci, mandati da chi voleva fare la guerra che poi erano quelli, come detto sopra, … che non partivano!
Il canto, ambientato nelle vicende della campagna di Grecia, nasce quindi nel 1940 e divenne subito famoso, non solo fra gli alpini, ma anche fra il resto dell’esercito.
Ed è per questo motivo che lo ritroviamo, negli anni successivi, ovviamente trasformato sia nei luoghi che nei nomi delle unità combattenti, fra altre unità dell’esercito italiano(1), fra i partigiani(2) e fra coloro che scelsero la R.S.I.(3).
Note
(1) I soldati della divisione Acqui, decimati dai tedeschi a Cefalonia trasformarono il titolo in “Banditi della Acqui” il cui testo della prima strofa recita: “Banditi della "Acqui" / in alto il cuore / sui monti di Cefalonia / sta il tricolore”.
(2) Nuto Revelli, ufficiale degli alpini della Tridentina nella tragedia della campagna di Russia, che divenne uno dei primi organizzatori della resistenza armata nel Cuneese, scrisse “Pietà l’è morta”, ispirandosi, come scrisse lo stesso autore, al “Ponte di Perati”. Palesemente ricalcato sul "Ponte di Perati" è anche il canto composto collettivamente dai componenti della formazione partigiana "Maiella", che operò anche nell'Appennino romagnolo, e che divenne in qualche modo l'inno ufficiale di quel gruppo di partigiani abruzzesi. “Sul ponte fiume Sangro, bandiera nera, / è il lutto della Maiella che va alla guerra”.
(3) “Sul fronte di Nettuno, / bandiera nera! / È il lutto del San Marco / che fa la guerra. / Lutto del Barbarico / che fa la guerra: / la meglio gioventù / che va sotto terra!”. Sono questi i versi creati da un reparto con le mostrine del San Marco, che prese il nome di Btg. Barbarigo, alle dipendenze della X Mas, che operò sul fronte di Anzio.
Fonte: QUI

Ultima modifica di admin_italiacanora il Mar Dic 11, 2018 7:12 pm - modificato 6 volte.
CORI ALPINI: IL TESTAMENTO DEL CAPITANO - LA PENNA DELL'ALPINO
CENNI STORICI
TESTO
Fonte: QUI
Il coro Ana "Monte Cervino" di Gessate, canta al concerto di Natale a chiusura delle celebrazione del 25° anniversario di fondazione del gruppo alpini:
- Il Capitano della compagnia
si l’è ferito e sta per morir..!
E manda a dire ai suoi Alpini
perché lo vengano a ritrovar.
I suoi Alpini ghe manda a dire
che non han scarpe per camminar...
"O con le scarpe o senza scarpe
i miei Alpini li voglio qua...
" Cosa comanda, sior Capitano
che noi adesso semo arrivà ..."
E io comando che il mio corpo
in cinque pezzi sia taglià:
il primo pezzo a mia Patria
Il secondo pezzo al Battaglion
Il terzo pezzo alla mia mamma
che si ricordi del suo figliol !
Il quarto pezzo alla mia bella
che si ricordi del suo primo amor!
L’ultimo pezzo alle montagne
che lo fioriscano di rose e fior...!
Fonte: QUI



LA PENNA DELL'ALPINO
CENNI STORICI
TESTO
Fonte: QUI
- Bersagliere ha cento penne,
ma l’alpin ne ha una sola;
un po’ più lunga,
un po’ più mora;
sol l’alpino la può portar.
Quando scende la notte buia
tutti dormono laggiù alla pieve
ma con la faccia giù nella neve
sol l’alpin là può dormir.
Su pei monti vien giù la neve
la tormenta dell’inverno
ma se venisse anche all’inferno
sol l’alpin riman lassù.
Se dall’alto dirupo cade
confortate i vostri cuori
perché se cade in mezzo ai fiori
non gli importa di morir.
Fonte: QUI

Ultima modifica di admin_italiacanora il Mar Dic 11, 2018 8:43 pm - modificato 4 volte.
CORI ALPINI: TA - PUM - MONTE NERO
CENNI STORICI
La sua origine risale a un vecchio canto di minatori, nato durante i lavori di scavo della galleria ferroviaria del San Gottardo tra il 1872 e il 1880. In quel caso, ovviamente, il ta-pum si riferiva allo scoppio delle mine.
In una memoria del generale Pasquale Oro si legge che «si dubitava della fedeltà e del coraggio dei nostri Alpini».
Essi, invece, quando furono lanciati all’assalto, «raggiunsero le falde dell’Ortigara e,» continua il generale Oro, «avrebbero proceduto oltre se non fossero stati fermati per ordine superiore sotto cresta in posizione critica esposti al fuoco concentrato nemico, coll’ordine di ridurre a testa di ponte la quota 2101 allora conquistata.
Da quel momento cominciò il calvario di quelle balde truppe; attacchi e contrattacchi si succedettero senza posa fin oltre il 15 giugno mettendo a dura prova la resistenza di quei reparti. Il 19 giugno gli Alpini eseguirono un attacco di sorpresa e si impossessarono della cima dell’Ortigara senza per altro liberarsi dal fuoco dominante e concentrato da Corno di Campo Bianco, Val Sugana, Cima Castelnuovo e Campigoletti e si persistette in quella difficile posizione subendo perdite spaventose piuttosto che cedere. Il 25 il nemico sferrò un suo ultimo attacco violentissimo.
Si impadronì di quota 2105 contrattaccato infruttuosamente dalle nostre truppe eroicamente prodigantisi sotto una orrenda furia di artiglieria e di getti di gas asfissianti. Si dovette ripiegare: abbandonare l’azione.
Il massacro degli Alpini sull’Ortigara è rimasto leggendario; il loro nome risultò immacolato e coperto di nuova gloria che non tramonterà giammai».
Fonte: QUI
TESTO
Fonte:
- Venti giorni sull’Ortigara
senza il cambio per dismontà
ta pum ta pum ta pum...
ta pum ta pum ta pum...
E domani si va all'assalto,
soldatino non farti ammazzar,
ta pum ta pum ta pum...
ta pum ta pum ta pum...
Quando poi si discende a valle
battaglione non hai più soldà.
ta pum ta pum ta pum...
ta pum ta pum ta pum...
Nella valle c'è un cimitero,
cimitero di noi soldà.
ta pum ta pum ta pum...
ta pum ta pum ta pum...
Cimitero di noi soldà
forse un giorno ti vengo a trovà.
ta pum ta pum ta pum...
ta pum ta pum ta pum...
Ho lasciato la mamma mia,
l'ho lasciata per fare il soldà.
ta pum ta pum ta pum...
ta pum ta pum ta pum...
Quando portano la pagnotta
il cecchino comincia a sparar.
ta pum ta pum ta pum...
ta pum ta pum ta pum...
Battaglione di tutti i Morti,
noi giuriamo l'Italia salvar.
ta pum ta pum ta pum...
ta pum ta pum ta pum...
Fonte: QUI



MONTE NERO
CENNI STORICI
TESTO
Fonte: QUI
- Spunta l'alba del 16 giugno,
comincia il fuoco l'artiglieria,
il Terzo Alpini è sulla via
Monte Nero a conquistar.
Monte Rosso e Monte Nero,
traditor della vita mia,
ho lasciato la casa mia
per venirti a conquistar.
Per venirti a conquistare
abbiam perduti tanti compagni
tutti giovani sui vent'anni
La sua vita non torna più.
Il colonnello che piangeva
a veder tanto macello:
Fatti coraggio, Alpino bello,
che l'onor sarà per te!
Arrivati a trenta metri
dal costone trincerato
con assalto disperato
il nemico fu prigionier.
Ma Francesco l'Imperatore
sugli Alpini mise la taglia:
egli premia con la medaglia
e trecento corone d'or.
Chi gli porta un prigioniero
di quest'arma valorosa
che con forza baldanzosa
fa sgomenti i suoi soldà.
Ma l'alpino non è
un vile, tal da darsi prigioniero,
preferisce di morire
che di darsi allo straniero.
O Italia, vai gloriosa
di quest'arma valorosa
che combatte senza posa
per la gloria e la libertà.
Bella Italia devi esser fiera
dei tuoi baldi e fieri Alpini
che ti dànno i tuoi confini
ricacciando lo stranier.
Fonte: QUI

Ultima modifica di admin_italiacanora il Gio Dic 13, 2018 2:35 pm - modificato 6 volte.
CORI ALPINI: LA PAGANELLA - A LA MATINA SI GHÉ ‘L CAFÉ
Nelle sue parole la canzone invita tutti a salire su questa montagna trentina, dalla quale si può ammirare la città di Trento e poi tutt’ intorno, laghi, vallate, le Dolomiti, e giù giù a perdita d’occhio fin quasi a Milano. Raccomanda inoltre scherzosamente di avere per compagnia una putela e perchè nò, una bottiglia di buon vino.
La canzone possiamo definirla una piccola guida per la vista del Trentino.
- Voria veder el Trentino
Da 'na vista propri bella.
No 'sto a perder massa tempo
E va' su la Paganella.
Paganella, Paganella,
va la su, va la su, va la su,
ma fa priè non perder temp.
Cosa èl sta Paganella?
che no sò cossa che l'è?
No che sai cossa che l'è
No che sai cossa che l'è
L'è la zima la più bella,
de più belle no ghe n'è.
L'è la zima la più bella,
de più belle no ghe n'è.
No ghe n'è, no ghe n'è,
no ghe n'è, no ghe n'è, no ghe n'è,
po, po, po.
Tote 'nsema 'na putela
e 'na bozza, 'na bozza de bon vin,
per goder, per goder la Paganella
e la vista, e la vista del trentin, del trentin.
Tote 'nsema 'na putela
e 'na bozza de bon vin,
per goder la Paganella
e la vista del trentin,
per goder la Paganella
e la vista del trentin.
Paganella, Paganella,
o montagna tutta bella.
Paganella, Paganella,
de più belle no ghe n'è.
No ghe n'è, no ghe n'è,
no ghe n'è, no ghe n'è, no ghe n'è.
Da là su se vede 'l ziel,
i torrenti e le vedrette,
va l'ociada, va 'l pensier
dal confin fino a le strette.
Paganella, Paganella,
va l'ociada, va 'l pensier
da le strette fien 'l confin.
Da 'na banda trenta laghi
e d'Asiago l'altipian,
e d'Asiago l'altipian,
e d'Asiago l'altipian.
Da 'na banda trenta laghi
e d'Asiago l'altipiano,
e da l'altra San Martino
e zò zò fin a Milan.
a Milan, a Milan,
a Milan, a Milan, a Milan,
po, po, po.[/size]



A LA MATINA SI GHÉ ‘L CAFÉ
- Pasta fagioli e ceci:
come farò se non ce n'ho?
Dopo la guerra, dopo la guerra
come farò, io non lo so!
Dopo la guerra ti pagherò.
Alla matina si ghè 'I cafè
ma senza zucchero perché non c'è
A mangiar poc
se resta stracc
se diventa fiacc
se peu più andar
bon parèi!
A mezzogiorno la pasta c'è
l'è tutta colla da cartólé.
A mangiar poc...
E alla sera il brodo c'è
l'è acqua calda da lava i pè!
A mangiar poc...
Fonte: QUI

Ultima modifica di admin_italiacanora il Gio Dic 13, 2018 3:38 pm - modificato 5 volte.
CORI ALPINI: LA BOMBA IMBRIAGA
CENNI STORICI
La vita di trincea, per i nostri soldati, era certo durissima.
Ma dopo molti mesi quelle baracche e quei fossati dovevano assumere per loro un aspetto ormai familiare, e rappresentare ormai quasi una nuova casa.
Così non è assurdo pensare che, soprattutto nei lunghi tempi morti necessari per il rafforzamento delle postazione e le preparazioni degli attacchi, ci fosse spazio anche per lo scherzo, per l’ironia, per l’immaginazione.
E la realtà che si viveva ogni giorno, nella precarietà di ogni istante, era la prima a essere trasfigurata: ecco allora un gruppo di alpini intento a immaginare che, per una volta, il fischio che accompagna la parabola dei colpi di artiglieria nemica annunci l’arrivo di una botte di vino! Forse era il modo per sdrammatizzare proprio uno dei momenti più difficili: il bombardamento.
E purtroppo la realtà reclama il suo posto, e uccide tutte le delle fantasie; e il lungo fischio che fa scappare gli uccelli e rompe il silenzio mattutino non accompagna la tanto desiderata damigiana, ma, una volta di più, una bomba esplosa lì vicino.
Fonte: QUI
Coro Alpino Monte Saccarello - Cantamontagna 2010 - Raduno Alpino Colle di Nava - A.N.A. Sezione di Imperia
TESTO DIALETTALE
- Quarantatre giorni ca semo in trincea
Magnar pane smarso, dormire par tera.
Nissùn se ricorda, nissùni che scrive,
nissùn che tien nota chi more e chi vive….
Ossst/regheta
Chissà che ‘ne riva
Doman pi domani
‘na botta de vin’
Ossst/regheta
Ciapemo ‘na bala
Coi morti e coi vivi
Strucà li vizin.
Silenzio sul fronte. Qualcun ne prepara
Un bel funerale, con banda e con bara…
Silenzio, ecco il fis-cio: l’ariva, la viene
Doman sarà festa: vestive par bene…
Ossst/regheta
Chissà che ‘ne riva
Doman pi domani
‘na botta de vin’
Ossst/regheta
Ciapemo ‘na bala
Coi morti e coi vivi
Strucà li vizin.
Se snànara un merlo nel ziel de cobalto
Un boto, una sberla, s-giantizi su in alto.
Se mai sarà ver che ghe xe il padreterno,
‘sta raza de bechi va drita a l’inferno.
Ossst/regheta
Se fusse ‘na bota
Se fusse ‘na bota
Ripiena de vin.
Ossst/regheta
Ma l’era una bomba,
ma l’era una bomba
s-ciopà lì vizin.
Bombà.
TESTO LETTERALE
- Quarantatré giorni che siamo in trincea
A Mangiare pane marcio e dormire per terra.
Nessuno si ricorda, nessuno che scrive,
nessuno che conta chi muore e chi vive...
Caspiterina
Chissà che arrivi
Domani
Una botte di vino
caspiterina
Ubriachiamoci
Coi morti e coi vivi
pigiati lì vicino.
Silenzio sul fronte. Qualcuno prepara
Un bel funerale, con banda e con bara…
Silenzio, ecco il fischio: ecco che arriva, che viene
Domani sarà festa: vestitevi per bene…
Caspiterina
Chissà che arrivi
Domani
Una botte di vino
caspiterina
Ubriachiamoci
Coi morti e coi vivi
pigiati lì vicino.
Si leverà un merlo nel cielo cobalto
Un botto, una sberla, s-giantizi su in alto.
Se davvero esiste il padreterno,
questa raza di fessi va dritta all’inferno.
Caspiterina
se fosse una botte
se fosse una botte
piena di vino.
Caspiterina
Ma l’era una bomba,
ma l’era una bomba
scopiata li vicino.
Bombà.
Fonte: QUI

Ultima modifica di admin_italiacanora il Gio Dic 13, 2018 3:42 pm - modificato 3 volte.
CORI ALPINI: ALPINO DELLA JULIA - JOSKA LA ROSSA
CENNI STORICI
TESTO
Alpino della Julia, prendi le scarpe nuove, quelle che porti ai piedi nessuno più le vuole: mancan le stringhe, non ci son più le suole. Chi le ha rubate? Il fango dell'Albania. O veci che si' morti sui sassi delle Tofane, ve par che semo stai in gamba anca noialtri? I ne ciamava i santi dell'Albania, ma no xe vero, semo soltanto i fioli vostri, i fioi de le montagne de l'Italia. Alpino della Julia, tua madre aspetta ancora, dicevi di tornare, non sei tornato più: lunga è la strada che porta fin lassù. Chi ti ha rubato? La neve della steppa. O veci che si' morti sui sassi delle Tofane, ve par che semo stai in gamba anca noialtri? La vostra strada scambiata con la nostra strada de casa, semo per sempre i fioli vostri, i fioi de le montagne de l'Italia.
Fonte: QUI
- Alpino della Julia
prendi le scarpe nuove,
quelle che porti ai piedi
nessuno più le vuole.
Mancan le stringhe,
non ci son più le suole.
Chi le ha rubate?
Il fango dell'Albania.
Oh veci che si morti
sui sassi de le Tofane,
ve par che semo staj
'n gamba anca noi altri?
I ne ciamava i santi dell'Albania
ma no xe vero, semo soltanto
i fioli vostri, i fioli
de le montagne dell'Italia.
Alpino della Julia
mostraci le tue mani,
una la sembra sana
ma l'altra marca visita.
Mancan le unghie,
non ci son più due dita.
Chi le ha rubate?
Il ghiaccio della Russia.
Oh veci ....
La vostra strada scambiata
con la nostra strada de casa,
semo per sempre i fioli vostri,
i fioli de le montagne de l'Italia.
Alpino della Julia,
tua madre aspetta ancora,
dicevi di tornare,
non sei tornato più!
Lunga è la strada
che porta fin quassù,
chi ti ha rubato?
Il ghiaccio della steppa.
Fonte: QUI



JOSKA LA ROSSA
CENNI STORICI
Il canto di Bepi De Marzi richiama la classica melodia russa, quella che, al suono della balalaica, invita alle movimentate danze popolari di quel paese.
Questa volta i protagonisti della danza sono gli alpini delle Divisioni “Cuneense”, “Tridentina” e “Julia”, alpini che la Storia vede impegnati in una guerra, insensata come lo sono tutte le guerre, una guerra voluta da chi comandava una guerra oltretutto mal preparata e finita in tragedia; partirono in 55.000, questo era la forza del Corpo d’Armata Alpino facente parte dell’ A.R.M.I.R.: 34.170 furono i morti ed i dispersi, 9.410 i feriti ed i congelati!
Gli alpini, anche se nemici ed invasori, si comportarono umanamente con la popolazione civile. Il testo racconta una storia, certamente inventata, divenuta una poesia, senz’altro ispirata al racconto di qualche reduce e, appunto perché poesia, o meglio “musica poetica”, riesce a focalizzare la gioia ed il dolore, l’amore e l’odio, il perdono e la vendetta, la vita e la morte.
Ma la vera protagonista di questo canto è la donna russa, impersonata da una ragazza, Joska, che ha compassione di questi uomini lontani migliaia di chilometri dalle loro case, uomini che, nel momento del bisogno, non possono avere vicine le loro donne, la mamma, la moglie, la “morosa” e le sorelle.
Allora Joska si sostituisce a queste donne per alleviare la malinconia, la solitudine ed il dolore degli alpini. E, alla fine sarà ancora Joska a dar loro pietosa sepoltura nella fredda terra russa.
- El muro bianco, drìo de la to casa
ti te saltavi come un oseleto,
Joska la rossa, pèle de bombasa,
tutte le sere prima de 'nà in leto.
Te stavi lì, con le to scarpe rote
Te ne vardavi drio da j' oci mori
E te balavi alegra tuta note
E i baldi alpini te cantava i cori. Oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Fin che la dura, oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Balla con mi! Oh.
Ti te portavi el sole ogni matina,
e de j' alpini te geri la morosa,
sorela, mama, boca canterina,
oci del sol, meravigliosa rosa.
Xe canto e tanto nù, ca te zerchèmo,
Joska la rossa, amor, rosa spanìa.
Ma dove sito andà? Ma dove andemo?
Semo ramenghi. O morti. E così sia. Oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Fin che la dura, oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Balla con mi! Oh.
Busa con crose. Sarà stai putèi?
La par 'na bara e invece zè ' na cuna.
E dentro dorme tuti i to fradei,
fermi, impalà, co i oci ne la luna.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Fin che la dura, oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Fermate là: oh…
Fermate là.
Fermate là.
Fermate là.
Fonte: QUI
Traduzione letterale:
- Il muro bianco, dietro la tua casa
tu saltavi come un uccellino,
Joska la rossa, pelle ovattata,
tutte le sere prima d'andare a letto.
Tu rimanevi lì, con le tue scarpe rotte,
Tu ci guardavi da dietro quegli occhi neri
e ballavi allegra tutta la notte
e i valorosi alpini ti cantavano i cori. Oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura, fin che puoi,oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Balla con me! Oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura, fin che puoi, oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Balla con me! Oh.
Tu portavi il sole ogni mattina,
e degli alpini eri la fidanzata,
sorella, mamma, bocca canterina,
occhi del sole, meravigliosa rosa.
E' tanto e tanto che ti cerchiamo,
Joska la rossa, amore, rosa sbocciata.
Ma dove sei andata? Ma dove andiamo?
Siamo raminghi, morti e così sia. Oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura, fin che puoi, oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Balla con me! Oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura, fin che puoi, oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Balla con me! Oh.
Buca con croce. Saranno stati i bambini?
Sembra una bara e invece è una culla.
E dentro dormono tutti i tuoi fratelli,
fermi, attoniti, con gli occhi rivolti alla luna.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Fin che puoi, oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Fermati là. Oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Fin che puoi, oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Fermati là. Oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Fin che puoi, oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Fermati là...
fermati là.....
Fonte: QUI

Ultima modifica di admin_italiacanora il Gio Dic 13, 2018 4:13 pm - modificato 2 volte.
CORI ALPINI: MOTORIZZATI A PIE - TRENTATRE' VALORE ALPINO
CENNI STORICI
TESTO
Ai primi di novembre nessun se l'aspettava la cartolina bianca mi tocca di partir. Motorizzati a piè la piuma sul cappel lo zaino affardellato l'alpin l'è sempre quel. E partiremo allor con la tristezza in cuor lasciando la morosa con gli altri a far l'amor. E vegnirà quel dì che canterem così: finita l'è la naja a casa a ritornar.
Fonte: QUI
Coro monte Cauriol
- Da Udin siam partiti,
da Bari siam passati.
Durazzo siamo scesi
in Grecia destinati.
Ci tocca di partire
con la tristezza in cuor,
lasciando l'amorosa
con gli altri a far l'amor.
La Grecia è terminata,
a Udin siam tornati
che tosto per la Russia
noi siamo destinati.
E partiremo ancor
con la tristezza in cuor
lasciando l'amorosa
con gli altri a far l'amor!
Motorizzati a pie',
la penna sul cappel
lo zaino affardellato
l'Alpin l'è sempre quel.
E vegnirà quel dì
che canterem così:
«Finita l'è la naja,
a casa a divertir!
Fonte: QUI



TRENTATRE' VALORE ALPINO (inno nazionale alpini)
CENNI STORICI
Fonte: QUI
Gruppo Corale La Reis nel Duomo di Savona
- Dai fidi tetti del villaggio
i bravi alpini son partiti;
mostran la forza ed il coraggio
nei loro volti franchi e arditi.
Son dell'Alpe i bei cadetti,
nella robusta giovinezza
dai loro baldi e forti petti
spira un'indomita fierezza.
O, valore alpin,
difendi sempre la frontiera,
e là sui confin
tien sempre alta la bandiera.
Sentinella, all'erta
per il suol nostro italiano,
dove amor sorride
e più benigno irradia il sol.
Là tra le selve e i burroni,
là tra nebbie fredde e il gelo,
piantan con forza i loro picconi
le vie rendon più brevi.
E quando il sole brucia e scalda
le cime e le profondità,
il fiero Alpino scruta e guarda,
pronto a dare i “Chi va là?”
O, valore alpin,
difendi sempre la frontiera,
e là sui confin
tien sempre alta la bandiera.
Sentinella, all'erta
per il suol nostro italiano,
dove amor sorride
e più benigno irradia il sol.
Fonte: QUI

Ultima modifica di admin_italiacanora il Gio Dic 13, 2018 4:18 pm - modificato 2 volte.
CORI ALPINI: LA MIA BELA LA MI ASPETA - SUL CAPPELLO
CENNI STORICI
TESTO
La mia bela la mi aspeta ma io devo andare a la guerra chi sa quando che tornerò. L'ò ardada a la finestra ma io devo andare a la guerra la mia bela aspeterà. Il nemico è là in vedetta; o montagne tutte bele Valcamonica del mio cuor.
Fonte: QUI
Coro ANA Vallecamonica (alle Terme di Boario)
- La mia bela la mi aspeta
la mia bela la mi aspeta
Ma io devo andare a la guera
chi sa quando che tornerò
ma io devo andare a la guera
chi sa quando che tornerò.
L'ò ardada a la finestra
L'ò ardada a la finestra
Ma io devo andare a la guera
la mia bela aspeterà
ma io devo andare a la guera
la mia bela aspeterà.
Il nemico è là in vedetta:
Il nemico è là in vedetta
O montagne tutte bele
Valcamonica del mio cuor.
o montagne tutte bele
Valcamonica del mio cuor.
Fonte: QUI



SUL CAPPELLO
CENNI STORICI
TESTO
Sul cappello che noi portiamo c'è una lunga penna nera che a noi serve da bandiera su pei monti a guerreggiar. Su pei monti che noi saremo coglieremo le stelle alpine per donarle alle bambine, farle pianger e sospirar. Evviva, via il reggimento evviva, viva il corpo degli Alpin.
Fonte: QUI
Coro Valtanaro Sezione Alessandria
- Sul cappello, sul cappello che noi portiamo,
c'è una lunga, c'è una lunga penna nera,
che a noi serve, che a noi serve da bandiera,
su pei ponti, su pei monti a guerreggiar. Oilalà!
Su pei monti, su pei monti che noi andremo,
coglieremo, coglieremo le stelle alpine,
per donarle, per donarle alle bambine,
farle pianger, farle pianger e sospirar. Oilalà!
Su pei monti, su pei monti che noi saremo,
pianteremo, pianteremo l'accampamento,
brinderemo, brinderemo al Reggimento,
viva il Corpo, viva il Corpo degli Alpin! Oilalà!
Evviva evviva il Reggimento
evviva evviva il Corpo degli Alpin
Evviva evviva il Reggimento
evviva evviva il Corpo degli Alpin

Ultima modifica di admin_italiacanora il Gio Dic 13, 2018 4:23 pm - modificato 2 volte.
CORI ALPINI: CAMPANE DI MONTENEVOSO - E C'ERANO TRE ALPIN
CENNI STORICI
Cento giovani alpini partiti dai loro paesi alle falde del Monte Nevoso per andare a compattere e a morire per l'Italia nella prima Guerra Mondiale, sono salutati dal suono giocondo delle campane di quel piccolo bianco paesello. quel suono è l’augurio di pace e di un felice ritorno, dove ci sarà ad attenderli il grano al sole l’acqua viva delle fonti, e tra quelle mura lacere il calore di un cuore in attesa.
Cantata anche al Festival di Sanremo nel 1952.
Il Monte Nevoso (m. 1796) si trova nelle Alpi Giulie.
Coro COMOLPA (Comunità Montana Oltrepò Pavese) - M° Eraldo Pedemonte Concerto in Salice Terme
- Dietro i monti e i valichi
tramonta il sole d'or
mentre suona il vespro lontano.
Mormora ogni labbro
la preghiera del Signor;
quanta neve e quanto gelo in cuor!
Campane di Monte Nevoso
Che suonate nel vespro divin
Quel suono in un giorno radioso
Salutò cento giovani alpin.
Lasciarono il bianco paesello
Cento mamme altrettanti tesor
Un fior tra la piuma e il cappello
E una dolce canzone nel cuor.
Ritorneremo ancor sui nostri monti
E falceremo il grano al sole
Berremo l'acqua viva delle fonti
Che è pura come il nostro amor.
Campane di Monte Nevoso
Quei rintocchi nel cielo divin
Sembravano un grido angoscioso:
Proteggete i miei giovani alpin.
Tutto fu distrutto, ma tu torni a rintoccar
Campanil di Monte Nevoso
Tra le mure lacere c'è sempre un focolar
Cento cuori sempre ad aspettar.
[La primavera è tornata,
ha infiorato le valli e i sentieri,
che videro gli alpini partire,
e non li han visti più ritornare,
ma ogni cuore aspetta,
ancora ogni sera la valle riporta
l'eco di una canzone lontana]
quella dolce canzone d'amor.
Ritorneremo ancor sui nostri monti
E falceremo il grano al sole
Berremo l'acqua viva delle fonti
Che è pura come il nostro amor.
Campane col suono giocondo
Invocate la pace e l'amor
Non quella che predica il mondo
Ma la pace che vuole ogni cuor.
La pace, la fede
La pace, l'amor.
Fonte: QUI



E C'ERANO TRE ALPIN
CENNI STORICI
Canto della Grande Guerra basato su un tema semplice e vivace che potrebbe essere fischiettato sulla porta di casa o suonato dalle fanfare.
Il testo sembra derivare dall’antico “il Tamburino”, di cui Costantino Nigra ci trasmette varie lezioni affermando che era diffuso in tutto il nord Italia, in Francia e in Catalogna.
Le parole sono state quasi totalmente modificate durante il conflitto 1915-18, anche se le caratteristiche generali e l’atmosfera si mantengono uguali al modello; mancano riferimenti storici precisi.
Si mostra evidente la sua origine spontanea, “dal basso”: questo non è un inno ufficiale né un canto propagandistico, come si evince dallo stile estremamente informale e dai toni irriverenti e quasi sovversivi di alcuni passaggi.
Inoltre nel racconto del divertente episodio appare solo un’ombra delle tragiche vicende di guerra nella minaccia di fucilazione.
Un fragoroso scoppio di risa potrebbe concludere la storia, al giovane soldato non importa di avere una principessa per moglie perché, come recita una strofa ulteriore non presente in questa versione, “e io al pais / io tengo la morosa”.
Nella sua opera “Ta-pum” il Salsa afferma che il canto fu intonato anche ad un’adunata di Alpini a Roma proprio sotto le finestre del palazzo reale.
Fonte: QUI
- E c'erano tre Alpin
tornavan dalla guerra;
(Ritornello)
guarda che bell'Alpin
tornavan dalla guerra.
Il più bellin dei tre
aveva un mazz di rose;
(Ritornello)
La figlia del Re
vedendo quelle rose;
(Ritornello)
Dammele a me
io voglio quei bei fiori;
(Ritornello)
Le rose io ti darò
se tu sarai mia sposa;
(Ritornello)
Va a dirlo al mio papà
ed io sarò tua sposa;
(Ritornello)
Buon giorno signor Re
voglio tua figlia in sposa;
(Ritornello)
Vai via di qua
ti faccio fucilare;
(Ritornello)
E va sull'ostia ti
e la tua figlia ancora;
(Ritornello)

Ultima modifica di admin_italiacanora il Gio Dic 13, 2018 5:27 pm - modificato 2 volte.
CORI ALPINI: CENTOMILA GAVETTE DI GHIACCIO - C'E' UN PASSO ALPINO
Testo
Fonte: QUI

- Stanchi, soli,
ci han lasciati qui da soli,
la steppa e poi, il gelo e poi,
e nient'altro che speranze.
Quanto freddo
ho sulle mani io,
quanto freddo
dentro al cuore mio.
Dolce Italia mia,
che ci han fatto mai.
Centomila gavette di ghiaccio,
centomila speranze spezzate,
a vent'anni non si può morire,
non piangere mamma, tornerò.
Guardo in alto,
ci han lasciato almeno le stelle:
Ave Maria prega tu per noi.
Fonte: QUI



C'E' UN PASSO ALPINO
Coro Campanil Bas di MOLVENO
- Vicino al cielo
C'è un passo alpino
La la la la la la
C'è un passo alpino
dove crescono i fiori
di neve caduta al mattino
Vicino al cielo
C'è un passo alpino
dove si lascia perchi
deve arrivare
un podi sale
un podino
Oh non ti conosco,
dimmi fratello
quando tu arrivi,
scrivi il tuo nome qui
Ed io ti lascio un ritornello
vuoi con me cantarlo te lo scrivo qui
Vicino al cielo
C'è un passo alpino
La la la la la la
C'è un passo alpino
dove crescono i fiori
di neve caduta al mattino
Vicino al cielo
C'è un passo alpino
dove si lascia perchi
deve arrivare
un podi sale
un podino
per ascoltare le faville crepitar
crepitar

Ultima modifica di admin_italiacanora il Gio Dic 13, 2018 5:39 pm - modificato 2 volte.
CORI ALPINI: MARCIA DEI COSCRITTI PIEMONTESI - NONNO AMILCARE
CENNI STORICI
La marcia descrive la partenza dei coscritti dal paese, in un clima festoso rovinato solo dalle lacrime d'invidia dei riformati che restano a casa congratulandosi a denti stretti.
Coinvolgente, allegra e pure militaresca q.b., è semplicemente splendida.
TESTO
Il ritornello "l'è 'l Piemunt c'à da' a l'Italia / sua pi bela giuventù" è variamente interpretato. Tutto ruota attorno a chi debba attribuirsi la specificazione "sua". Secondo la prima teoria significa: la migliore gioventù d'Italia viene dal Piemonte.
I piemontesi modesti correggono così: il Piemonte dà la propria miglior gioventù all'Italia. Vedetevela voi, per me le intenzioni dell'autore del testo sono chiare.
Fanfara della Brigata Alpina TAURINENSE
Testo dialettale:
- Testo:
- Fieuij partôma, senti' le fanfare
con le trombe ch'a son-o d'antorn
Sensa gnògne 'mbrassé vostra mare,
peuj an marcia, al segnal dij tambor
L'han d'invidia le lacrime a j'euj
ij compagn ch'a na strènso la man
Sù, marciôma, cantôma, bei fieuj.
Rataplan, taplan, taplan!
Difensor dla nostra tera
gnun nemìs an fa tramblè
sentinèle a la frontiera
fior d'alpini e canonié.
Gnun, ramì dla cera spàlia,
Tribulà dal mal cadù.
L'è 'l Piemont ch'a dà a l'Italia
soa pi bela gioventù!
L'è 'l Piemont ch'a dà a l'Italia
soa pi bela gioventù!
Gnun, d'Italia, desidera guèra,
nè massacri, nè séne d'oror,
son emblémi dla nostra Bandiera
la Speranza, la Fede, l'Amor.
Ma col dì ch'a n'ariva 'd difènde
ò 'l bon drit, ò l'onor d'Italian,
i l'avroma 'd coragi da vènde
Rataplan, taplan, taplan
Difensor dla nostra tera
gnun nemìs an fa tramblè
sentinèle a la frontiera
fior d'alpini e canonié.
Gnun, ramì dla cera spàlia,
Tribulà dal mal cadù.
L'è 'l Piemont ch'a dà a l'Italia
soa pi bela gioventù!
L'è 'l Piemont ch'a dà a l'Italia
soa pi bela gioventù!
Traduzione letterale:
- Testo:
- Ragazzi, partiamo, sentite le fanfare
con le trombe che suonano attorno,
senza tentennamenti abbracciate vostra madre,
poi partiamo al segnal dei tamburi.
Hanno d'invidia le lacrime agli occhi
i compagni che ci stringono la mano,
su partiamo, marciamo ragazzi
rataplan, taplan,taplan!
Difensori della nostra terra,
nessun nemico ci fa tremare
sentinelle alla frontiera
fior d'alpini ed artiglieri.
Nessun malaticcio dalla pallida cera
afflitto dal mal caduco (epilessia).
E’ il Piemonte che dà all'Italia
la più bella gioventù.
E’ il Piemonte che dà all'Italia
la più bella gioventù!
Nessun italiano desidera la guerra,
nè massacri nè scene di orrore;
sono emblema della nostra Bandiera
la Speranza, la Fede, l'Amore.
Ma il giorno che occorre difendere
il buon diritto o l'onore italiano
noi avremo coraggio da vendere.
Rataplan,rataplan,rataplan!
Difensori della nostra terra,
nessun nemico ci fa tremare
sentinelle alla frontiera
fior d'alpini ed artiglieri.
Nessun malaticcio dalla pallida cera
afflitto dal mal caduco (epilessia).
E’ il Piemonte che dà all'Italia
la più bella gioventù.
E’ il Piemonte che dà all'Italia
la più bella gioventù.
Fonte: QUI



NONNO AMILCARE
- Correva l'anno undici
La guerra un dì scoppiò
E il vecchio nonno Amilcare
Contento in Libia andò.
Mancando l'acqua idrica
La sete divampò
Ma il vecchio nonno Amilcare
Col vino rimediò.
Col vin, al vecio Alpin,
Sembrò il deserto un'oasi
Sconfisse i beduin
Vinceva il terzo Alpin.
Correva l'anno tredici,
Amilcare sposò
Ma verso l'anno quindici
La guerra riscoppiò.
Là su le cime candide
Pur l'acqua si gelò
Ma il Vecchio nonno Amilcare
Col vino si salvò.
Col vin, el vecio Alpin
Domava pur le aquile
Rideva del cecchin
Vinceva il quinto Alpin
Ma nel quaranta Amilcare
Sei figli allineò
E senza tante chiacchere
In guerra li mandò.
Fra sciami di pallottole
Cantando li guidò
Vedendoli un po' pallidi
Col vino li curò.
Col vin, i boce Alpin
Divennero sei aquile
In barba dei marins
Vinceva il sesto Alpin.
Ma un dì un colpo svergolo
Amilcare impiombò
Spuntarono due ali
Ed in paradiso andò: gloria, gloria, gloria in excelsis Deo
Il cielo è un luogo splendido
Ma triste diventò.
San Pietro che era un pratico
Del vino gli portò.
Del vin, ad un Alpin
Per far cantare gli angeli
Assieme ai cherubin,
Evviva il Corpo Alpin.
Fonte: QUI

Ultima modifica di admin_italiacanora il Gio Dic 13, 2018 5:45 pm - modificato 3 volte.
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