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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI

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Messaggio  admin_italiacanora Mar Mag 11, 2010 10:50 pm



Il Corpo degli Alpini, appartenente all'Esercito Italiano, è nato a fine ottocento, più precisamente il 1872, con lo scopo di difendere i confini montani dell'Italia.

Il simbolo di riconoscimento degli alpini è il cappello, sul quale si trovano, la penna (rigorosamente posta sul lato sinistro del cappello) nera (per gli Alpini della Fanteria) oppure marrone (per gli alpini dell'Artiglieria), il fregio (un'aquila), i nappini (fiocchi di lana di vari colori a seconda del battaglione) e il grado.

Nel corpo degli alpini troviamo numerosi canti di guerra: molti parlano delle battaglie, altri sono un inno all'Italia o al valore alpino; molti, però sono veramente toccanti, mettendo in risalto gli aspetti più crudi della guerra: la morte del capitano, il dolore dei soldati, la crudeltà degli imperatori e quasi sempre la morte di tanti soldati: "tutti giovani sui vent'anni".

Certamente le canzoni di guerra sono uno degli elementi fondamentali per la cristallizzazione della memoria della Grande Guerra. Sono al centro di una specie di reversibilità di qualità civili e militari che, durante il conflitto, vengono richiamate a guisa di anatema e ragione ultima per la quale si soffre, si combatte e si sogna un rientro nella società civile della pace. L’ideale di quest’ultima aiuta il combattente a sopportare fatiche, privazioni e dolori, mentre le virtù e le doti militari, legate al senso del dovere, coadiuvano analogamente gli sforzi per l’agognata pace.

La musica, semplice ma diretta al cuore, unita a parole profonde e solo apparentemente “facili” da rimare in poche strofe, si offrono come un vero e proprio arsenale identitario per ciò che è diventato un mito: quello degli Alpini certo, che furono particolarmente prolifici nel “musicare” le loro leggendarie gesta, ma anche quello del “fantaccino” in generale, che lascia come suo unico testamento poche, semplici e dolorose emozioni che raggiungono chiunque.

Ancor oggi spesso non ci si rende conto come nel nostro immaginario collettivo il Corpo degli Alpini e l’idea del fante in trincea, si sposino inequivocabilmente al ricordo e alle atmosfere della Grande Guerra. Ecco la forza di un canto, nato spesso durante una trepidante vigilia di un assalto o dopo un cruento scontro, che forse meglio di un saggio, un diario e persino di una fredda e tagliente statistica ufficiale, riesce a superare le barriere del tempo e a testimoniare ad imperitura memoria ciò che accadde quasi un secolo fa.

Il mito degli Alpini si concretizza dunque anche attraverso questo viatico musicale, sfruttando una insolita liturgia di trapasso verso la morte, durante la guerra, e di memoria irrinunciabile, in tempo di pace.

Non a caso, esistono moltissimi cori Alpini professionisti o anche amatoriali, che continuano spontaneamente a raccogliere questa eredità di chi visse, soffrì e perse la vita durante la Grande Guerra, ad un passo dal cielo; grazie alle voci di oggi, possiamo viaggiare nel tempo e rivivere in modo estrememente toccante le stesse emozioni e gli stessi battiti del cuore di semplici uomini arditi, che diedero così tanto per ideali di Patria, di Pace e di Amore.
In questa sezione raccoglieremo tutte le canzoni degli Alpini, in questo momento queste sono elencate in ordine alfabetico ma, piano piano che l'utenza ci segnalerà l'anno di uscita e (possibilmente) l'autore e/o compositore, saranno ordinate per anno.
 
 
INDICE (cliccando sul titolo sarai portato direttamente alla canzone scelta)
 

A MONTICOLO
ADIEU A L'ENGIADINA
ADDIO MIA BELLA ADDIO
AI PREAT LA BIELE STELE
A LA MATIN BONURA
A LA MATINA SI GHÉ ‘L CAFÉ
AL CJANTE EL GJAL
AL COMANDO DEI NOSTRI UFFICIALI
AL MERCA'
ALPINO DELLA JULIA
APRITE LE PORTE
BERSAGLIERE HA CENTO PENNE
BIANCO NATALE
BOMBARDANO CORTINA
C'E' UN PASSO ALPINO
CAMPANE DI MONTENEVOSO
CARA DOLCE TERRA MIA
CENTOMILA GAVETTE DI GHIACCIO
CHE FAI BELLA PASTORA
CHIESETTA ALPINA
DA UDINE SIAM PARTITI
DI QUA' E DI LA' DEL PIAVE
DOVE SEI STATO MIO BELL'ALPINO
E C'ERANO TRE ALPIN
E CADORNA MANDA A DIRE
EL BARCAROL DEL BRENTA
E COL CIFOLO DEL VAPORE
E LA NAVE S'ACCOSTA PIAN PIANO
E PICCHIA PICCHI LA PORTICELLA
ERA UNA NOTTE CHE PIOVEVA
GRAN DIO DEL CIELO
JOSKA LA ROSSA
IL TESTAMENTO DEL CAPITANO
LA BALLATA DEL SOLDATO
LA BARBIERA DEGLI ALPINI
LA BOMBA IMBRIAGA
LA CANZONE DEL GRAPPA
LA CIMA DEL MONTELLO
LA LEGGENDA DELLA GRIGNA
LA MIA BELA LA MI ASPETA
LA PAGANELLA
LA PENNA DELL'ALPINO
LA PENNA NERA
LA PREGHIERA DELL'ALPINO
LA TRADOTTA
L'ULTIMA NOTTE
MARCIA DEI COSCRITTI PIEMONTESI
MONTE CAIUROL
MONTE NERO
MOTORIZZATI A PIE'
NONNO AMILCARE
OI CARA MAMMA
PICCOLA CANTA DI NATALE
PREGHIERA DELL'ALPINO IGNOTO
SENTI CARA NINETTA
SIGNORE DELLE CIME
SUL CAPPELLO
SUL PAJON
SUL PONTE DI BASSANO
SUL PONTE DI PERATI
SULL'ALTOPIANO
TA - PUM
TI RICORDI LA SERA DEI BACI
TRENTATRE' VALORE ALPINO (inno nazionale alpini)
VA L'ALPIN


Ultima modifica di admin_italiacanora il Dom Nov 01, 2020 9:38 pm - modificato 78 volte.
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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: ADDIO MIA BELLA ADDIO

Messaggio  admin_italiacanora Gio Mag 13, 2010 12:10 am

ADDIO MIA BELLA ADDIO

canto di Carlo Bosi (Firenze 1813-1886) Poeta e patriota. Poeta di ispirazione popolare, fu consigliere del governo provvisorio a Livorno nel 1848 e poi funzionario governativo. Tra le opere Versi e canti popolari d'un fiorentino (1859), che contengono il noto canto Addio, mia bella, addio scritto per la partenza dei volontari toscani nel 1848.

Il titolo originario di questa canzone è “L’addio del volontario toscano”.
Fa parte dei canti del Risorgimento italiano ed è stato scritto in occasione della Prima Guerra di Indipendenza; sottolinea l’ineluttabilità della partenza in quanto dovere verso la patria.
 

Addio, mia bella, addio,
l'armata se ne va;
se non partissi anch'io
sarebbe una viltà !

Non pianger, mio tesoro,
forse ritornerò;
ma se in battaglia io moro,
in ciel ti rivedrò.

La spada, le pistole,
lo schioppo l'ho con me;
allo spuntar del sole
io partirò da te.

Il sacco è preparato,
sull'omero mi sta;
son uomo e son soldato;
viva la libertà !

Non è fraterna guerra
la guerra ch'io farò
dall'italiana terra
l'estraneo caccerò.

L'antica tirannia
grava l'Italia ancor
io vado in Lombardia
incontro all'oppressor.

Saran tremende l'ire,
Grande il morir sarà !
Si mora: è un bel morire
morir per la libertà

Tra quanti moriranno
forse ancor io morrò;
non ti pigliare affanno,
da vile non cadrò.

Se più del tuo diletto
tu non udrai parlar,
perito di moschetto
per lui non sospirar.

Io non ti lascio sola,
ti resta un figlio ancor;
nel figlio ti consola,
nel figlio dell'amor.

Squilla la tromba
l'armata se ne va:
un bacio al figlio mio;
viva la libertà !

Fonte: QUI


Ultima modifica di admin_italiacanora il Dom Nov 01, 2020 5:20 pm - modificato 11 volte.

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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: A LA MATIN BONURA - APRITE LE PORTE

Messaggio  admin_italiacanora Mar Ago 31, 2010 11:03 pm

A LA MATIN BONURA - I dispiaceri de nujautri pouvri alpini

A LA MATIN BONORA

 
Testo:

 
 
APRITE LE PORTE - Sulle note della fanfara, in testa al battaglione, gli Alpini cantavano questo motivo con passo cadenzato e con allegra spavalderia, magari dopo una faticosa marcia di addestramento.
 

Aprite le porte
che passano
che passano…
Aprite le porte
che passano
i baldi alpin.

Come la marcia ben
la banda, la banda,
come la marcia ben
la banda, la banda
come la marcia ben
la banda, la banda,
come la marcia ben
la banda degli alpin.

Fonte: QUI


Ultima modifica di admin_italiacanora il Lun Dic 10, 2018 11:27 am - modificato 8 volte.

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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: AL COMANDO DEI NOSTRI UFFICIALI - AL MERCA'

Messaggio  admin_italiacanora Sab Ott 02, 2010 1:33 pm

AL COMANDO DEI NOSTRI UFFICIALI - Tipo canto: canto degli alpini * Provenienza: guerra 1914-1918

CENNI STORICI
Un altro bellissimo canto degli Alpini risalente alla guerra del 1914-18. Vi è sempre una profonda umanità in questi testi dove non si parla mai di odio, e la guerra è vista sempre come una fatalità da subire. Essi parlano più volentieri della nostalgia della casa o della mamma.

TESTO
Al comando dei nostri ufficiali caricheremo cartucce a mitraglia, ma se per caso il colpo si sbaglia a baionetta l'assalto farem. Tu nemico che sei tanto forte su fatti avanti se hai del coraggio e se qualcuno ti lascia il passaggio noialtri alpini fermarti saprem. O care mamme che tanto tremate non disperate pei vostri figlioli, che qui sull'alpe non siamo noi soli c'è tutta Italia che al fianco ci sta.
Fonte: QUI


Al comando dei nostri ufficiali,
caricheremo con palle e mitraglia;
e se per caso il colpo si sbaglia,
a baionetta l'assalto farem....
...e se per caso il colpo si sbaglia,
a baionetta l'assalto farem.

Tu nemico, che sei tanto forte,
su fatti avanti, se hai del coraggio,
che se qualcuno ti lascia il passaggio,
noialtri Alpini fermarti saprem!
...che se qualcuno ti lascia il passaggio,
noialtri Alpini fermarti saprem!

O care mamme che tanto tremate,
non disperate pei vostri figlioli,
che qui sull'Alpe non siamo noi soli:
c'è tutta Italia che a fianco ci sta.


Fonte: QUI


AL MERCA'

AEl me pa lìè anda al mercà
e tut i dì me ne fa vüna, vüna, vüna.
L'ha cumprà un bel gallet
che sarà la mia fortuna, una, una.

El gallet cu cu ru cu
l'è sempre su l'è sempre su,
el galet cu cu ru cu
l'è sempre su l'è sempre su.

micin… gnau, gnau
cagnin… bau, bau
berin… be, be
bucin… ma, ma


Fonte: QUI


Ultima modifica di admin_italiacanora il Lun Dic 10, 2018 11:24 am - modificato 7 volte.

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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: AI PREAT LA BIELE STELE - AL CJANTE EL GJA

Messaggio  admin_italiacanora Dom Ott 24, 2010 6:35 pm

AI PREAT LA BIELE STELE - Esecuzione del canto "Ai Preat" (armonizzazione di L. Pigarelli) da parte del Coro Ai Preat di Busto Arsizio.


Testo dialettale:
Ai preât la biele stele
duç i sants dal paradîs
che il signôr fermi la vuere
che il gno ben torni al paîs

Ma tu stele, biele stele
và palese 'l gno destin
và daûr di che montagne
là ch'al è 'l gno curisin

Traduzone letterale:
Ho pregato la bella stella
tutti i santi del paradiso
che il signore fermi la guerra
che il mio amato torni al paese

Ma tu stella, bella stella
rendi palese il mio destino
va dall'altra parte di quella montagna
dove c'è il mio cuoricino

Fonte: QUI

  

AL CJANTE EL GJAL - Canto popolare * Provenienza: Friuli

CENNI STORICI
Le antiche villotte del Friuli ci hanno tramandato un vasto patrimonio di poesia e di musica popolare. Tra queste, occupa un posto di primo piano questo bellissimo canto, che nella sua estrema semplicità melodica assume una coralità classica, in virtù di una armonizzazione esemplare.
 

TESTO

Al cjante el gjâl,
al criche el dì,
mandi ninine me
mandi ninine me

Al cjan te el gjâl,
al criche el dì,
mandi ninine me
mi tocje partì.

E jo partis doman voi vie
consolimi
consolimi,
e jo partis doman voi vie
consolimi a fa l'amôr.

Cûr gnò
no sta vaì
al cjante el gjâl
mi tocje partì.

Cûr gnò
no sta vaì
al cjante el gjâl
mi tocje partì.


Fonte: QUI


Ultima modifica di admin_italiacanora il Lun Dic 10, 2018 11:46 am - modificato 9 volte.

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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: BOMBARDANO CORTINA - CHE FAI BELLA PASTORA

Messaggio  admin_italiacanora Lun Nov 29, 2010 5:49 pm

BOMBARDANO CORTINA - Esecuzione del canto da parte del Coro Gruppo Alpini di Melzo - Tipo Canto: Canto degli Alpini * Provenienza: Guerra 1915-1918

CENNI STORICI
L' 11 luglio 1916, alle 3.30 del mattino, la conca di Cortina tremò al boato delle trentacinque tonnellate di gelatina piazzate dagli alpini del Belluno sul Castelletto (contrafforte sul lato ovest della Tofana di Rozes), sopra le teste degli austriaci, che dominavano da quella posizione la strada del Falzarego. 507 metri di galleria tortuosa scavata pazientemente nel cuore della montagna, sotto il naso del nemico. Valle Costeana, Lagazuoi, Sasso di Stria, Tre Dita, Masarè, Val Travenanzes, strada Dolomiti. La canzone passa in rassegna tutti questo luoghi. è l'itinerario epico del 5^ Raggruppamento alpini, di cui il Castelletto, con il terribile Canalone battuto dalla mitraglia, fu una tappa eroica, pagata a prezzo di tremende fatiche e disagi, di sacrifici sanguinosi, di incredibili acrobazie nella tormenta e sotto il fuoco nemico. Si dice che nelle giornate di vento, quando l'aria si insinua vorticando nel tunnel, strani voci e suoni vi echeggino. Si odono allora i richiami ed anche le bestemmie degli antichi alpini. E perfino, la sera, le loro canzoni...

TESTO
Bombardano Cortina, dicon che gettan fiori nemici traditori, subito fora dovete andar. E proseguendo poi, per valle Costeana giunti sulla Tofana, su quella vetta la baionetta scintillerà. Non mancherà poi tanto, che anche il Lagazuoi conquisteremo quando l'artiglieria Sasso di Stria battuti avrà.
 
Fonte: QUI
 
 
 
Bombardano Cortina – Hoilà!
Dicon che gettan fiori– Hoilà!
Tedeschi traditori,
è giunta l’ora, subito fora
subito fora dovete andar!

E proseguendo poi – Hoilà!
Per Valle Costeana – Hoilà!
Giunti sulla Tofana
su quella vetta la baionetta la
la baionetta scintillerà!

Non mancherà poi tanto – Hoilà!
Che anche il Lagazuoi – Hoilà!
Conquisteremo noi;
quando l’artiglieria Sasso de Stria
Sasso de Stria battuto avrà!

Son prese le Tre Dita – Hoilà!
Il Masarè è già nostro – Hoilà!
L’aquila ha perso il rostro
e già s’invola spennata e sola
spennata e sola là sul Caval.

Fatta è la galleria – Hoilà!
Messa la gelatina – Hoilà!
E una bella mattina
anche Gigetto, col Castelletto
col Castellotto per aria andrà!

Giunti sul canalone – Hoilà!
Schierati i suoi soldati – Hoilà!
Tiri ben aggiustati
la pasta asciutta vi fece tutta
vi fece tutta lasciare lì!

Per valle Travenanzes – Hoilà!
E strada Dolomiti – Hoilà!
Vi inseguiremo arditi,
e voi scappate finchè arrivate
finché arrivate dal vostro re!

Giunti da Cecco Peppo – Hoilà!
Stringetegli le mani – Hoilà!
Ditegli che gli alpini
vi fan la guerra su questa terra
su questa terra vi voglion più!

 
Fonte: QUI

 
 
CHE FAI BELLA PASTORA - Esecuzione del canto da parte del Coro Valtanaro (Sezione Alessandria).

TESTO
Un'anziana maestra di Piazzo, in Val Lagarina, racconta scherzosamente la storia di un intraprendente vecchietto che fa la corte ad una giovane pastora.
 
 
La la la la la la la la...

"Che fai bela pastora
che fai così soleta
a calpestar l'erbeta
a lo spuntar del dì?"
"Su questi verdi prati
allargo i miei armenti
passo i miei dì contenti
e vivo in libertà".

Oh oh oh oh
oh la la la la
la la la la la la la
Oh oh oh oh oh

"E voi che siete vècio
che fate qui d'intorno
a lo spuntar del giorno
con quel mazèto in man?"
"L'ho colto apena adesso
fresco dal mio vasèto.
Con gaudio e con dilèto
lo vengo a te a portar."

Oh oh oh..

"E voi che siete vècio
Pensate ai casi vostri
pensate ai Padrenostri
l'amor lassela star."
"Non fate la ritrosa
se anche son vecèto
me sento robusteto
giardino a coltivar".

 
Fonte: QUI


Ultima modifica di admin_italiacanora il Lun Dic 10, 2018 12:43 pm - modificato 7 volte.

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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: DOVE SEI STATO MIO BELL'ALPINO - E CADORNA MANDA A DIRE

Messaggio  admin_italiacanora Sab Gen 08, 2011 12:31 pm

DOVE SEI STATO MIO BELL'ALPINO

CENNI STORICI
Un classico reso celebre dagli alpini, ma preso a prestito dal patrimonio popolare precedente. La versione più recente cui si ricollega il canto è veneta, ma si potrebbe far risalire a modelli ben più antichi, come nientemeno che una celebre Incatenatura di Villanelle del cantastorie cieco fiorentino Camillo detto il Bianchino edita a Verona nel 1629, che presenta legami comuni con la ballata lombarda Il Testamento dell'avvelenato; che a sua volta si riallaccia alla ballata inglese di Lord Randal diffusa in Europa e in America fin dal '600.
Forse proprio da una delle molteplici versioni dell'antica villanella, diffuse in tutta l'area centrale e nord-italiana e tramandatesi fino al primo novecento per tradizione orale, potrebbe essere derivata, dopo svariate modificazioni, la nostra suggestiva canta alpina, a testimonianza delle molteplici, complesse e misteriose relazioni che regnano nel sorprendente mondo della canzone popolare.

TESTO
E Celestina in cameretta che ricama rose e fiori. E vien da basso o Celestina ch'è rivà il tuo primo amore. Dove sei stato mio bell'alpino che ti g'ha cambià colore. L'è stata l'aria dell'Ortigara che mi g'ha cambià colore.I tuoi colori ritorneranno questa sera a far l'amore.
 
Fonte: QUI


Coro Alpino "Alta Valle Bormida" - San Giovanni del Monte


- Dove sè stato, mio bell'Alpino?
Dove sè stato, mio bell'Alpino,
Che ti ga cambià colore?

- L'è stata l'aria del Trentino,
L'è stata l'aria del Trentino,
Che m'ha fat cambià color!

L'è stata l'aria dell'Ortigara,
L'è stata l'aria dell'Ortigara,
Che m'ha fat cambià color!

Sul Monte Nero c'è una tormenta,
Sul Monte Nero c'è una tormenta
Che m'ha fat cambià color!

La sul Pasubio c'è un barilotto.
La sul Pasubio c'è un barilotto.
Che m'ha fat cambià color!

Sul Monte Grappa c'è una bombarda
Sul Monte Grappa c'è una bombarda
Che m'ha fat cambià color!

E' stato il fumo della mitraglia
E' stato il fumo della mitraglia
Che m'ha fat cambià color!

- Ma i tuoi colori ritorneranno,
Ma i tuoi colori ritorneranno
Questa sera a far l'amore.

Fonte: QUI


E CADORNA MANDA A DIRE

CENNI STORICI
L’ambientazione storica di questo canto è indubbiamente quella della Prima Guerra Mondiale, come si deduce dal nome di Cadorna.
Trae origine da un canto popolare piemontese dell’800 intitolato “i coscritti di Bonaparte” e riportato nella raccolta “Canti popolari del Piemonte” (1888) del filologo Costatino Nigra, che sostiene di averlo appreso a Moncalvo (Casal Monferrato) dalla voce di una contadina. L’incipit in piemontese recita:
Bonapart l’à mandà a dire
ch’àn da partire, ch’àn da partire.
“I partirun, i partirun,
col giovinoto na servirun”


(Traduzione: Bonaparte ha mandato a dire / che devono partire, che devono partire. / “Partiremo, partiremo, / quel giovanotto serviremo”.)

Gli Alpini sostituirono il nome di Bonaparte con quello di Cadorna e modificarono le strofe successive; i primi versi ricorrono come costruzione anche in altri testi (cfr “mamma mia vienimi incontro”).
Ci sono due versioni ben distinte del testo, che nominano due annate diverse di richiamati (quella del 1897 e del ’98), sarebbe interessare individuare la diffusione geografica dei due testi; la prima è riportata nel libretto Canti degli Alpini, della Commissione per la difesa del canto alpino (ANA 1967).
Sono entrambe costituite da tre strofe; l’aspetto più profondo e quindi importante in cui si differenziano è il contenuto emotivo: infatti in un caso gli alpini si vantano in modo quasi scherzoso della superiorità del corpo rispetto agli altri (“la fanteria è troppo debole / i bersaglieri sono mafiosi”), nell’altro emerge chiaramente la visione della guerra come dramma, causa di dolori e morte di giovani.
Perché due varianti della stessa canzone trasmettono messaggi così diversi? Forse perché una è più recente dell’altra e quindi esprime il malcontento causato dall’aggravarsi della guerra (in particolare le vicende dell’anno 1917), o forse perché queste tematiche coesistevano all’interno di un contesto storico complesso e poliedrico. La melodia è semplice, lineare e molto orecchiabile, questo tuttavia non la priva di solennità.
 
Fonte: QUI
 
 

E Cadorna manda a dire
che si trova là sui confini
che ha bisogno degli Alpini
per potersi avanzar.

La fanteria è troppo debole
i Bersaglieri sono mafiosi
ma gli Alpini son valorosi
su pei monti a guerreggiar.

Novantasette fatti coraggio (Novantotto su coraggio)
che le porte son bombardate
tra fucili e cannonate
il nemico (anche l’Austria) cederà.

Cara mamma non tremare
io non posso ritornare
un Alpino militare
deve fare il suo dover.

Fonte: QUI


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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: E COL CIFOLO DEL VAPORE - ERA UNA NOTTE CHE PIOVEVA

Messaggio  admin_italiacanora Sab Gen 29, 2011 11:00 pm

E COL CIFOLO DEL VAPORE

CENNI STORICI
Uno dei motivi più diffusi e tipici dei canti militari è quello dell'amara partenza verso l'ignoto.
Questi canti possono assumere anche l'inconscio significato di un estremo addio alla vita, ed è forse per questo che hanno spesso cadenze particolarmente tristi.
Un brano degli Alpini molto conosciuto, un inno alla giovinezza, all'amore.
L'innamorato è in guerra, il dolore è grandissimo, la bella può stare senza mangiare ma non senza amore, perchè lui è partito....."col cifolo del vapore".

TESTO
E col cifolo del vapore la partenza de lo mio amore. L'è la partenza de lo mio amore, chissà quando ritornerà. Tornerò 'sta primavera con la sciabola insanguinata. Ma se ti trovo già maritata, ohi che pena ohi che dolor. Ohi che pena ohi che dolore la partenza de lo mio amore. Starò piuttosto senza mangiare, ma l'amore lo voglio far.
Fonte: QUI

Coro "Cima Tosa" - Cattedrale S.Maria Assunta - 23°Festival degli Appennini



- E col cifolo del vapore
la partenza de lo mio amore.
E col cifolo del vapore
la partenza de lo mio amore.
L'è la partenza de lo mio amore,
chissà quando ritornerà.
L'è la partenza de lo mio amore,
chissà quando ritornerà.

Tornerò 'sta primavera
con la sciabola insanguinata.
Tornerò 'sta primavera
con la sciabola insanguinata.
Ma se ti trovo già maritata,
ohi che pena ohi che dolor.
Ma se ti trovo già maritata,
ohi che pena ohi che dolor.

Ohi che pena ohi che dolore
la partenza de lo mio amore.
Ohi che pena ohi che dolore
la partenza de lo mio amore.
Starò piuttosto senza mangiare,
ma l'amore lo voglio far.
Starò piuttosto senza mangiare,
ma l'amore lo voglio far.
Starò piuttosto senza mangiare,
ma l'amore lo voglio far.

Fonte: QUI


 
 
ERA UNA NOTTE CHE PIOVEVA

CENNI STORICI
Canzone molto evocativa dell'alpino di guardia. è da ritenere di recente origine, creata probabilmente su qualche spunto o vecchio frammento. Melodia e cadenza prettamente popolari. Il canto si stacca dagli altri per il testo che pone in risalto con disarmata semplicità due degli aspetti più dolorosi della vita militare: i disagi e la lontananza.

TESTO
Era una notte che pioveva e che tirava un forte vento immaginatevi che grande tormento per un alpino che sta a vegliar. A mezzanotte arriva il cambio accompagnato dal capoposto ohi sentinella torna al tuo posto sotto la tenda a riposar. Quando fui stato nella mia tenda sentii un rumore giù per la valle sentivo l'acqua giù per le spalle sentivo i sassi a rotolar. Mentre dormivo sotto la tenda sognavo d'esser colla mia bella e invece ero di sentinella fare la guardia allo stranier.
Fonte: QUI

Coro A.N.A. Italo Timallo di Voghera (Pv) - Concerto a Mornico Losana


Era una notte che pioveva
e che tirava un forte vento,
immaginatevi che grande
tormento per un alpino
che stava a vegliar.

immaginatevi che grande
tormento per un alpino
che stava a vegliar.

A mezzanotte arriva il cambio,
accompagnato dal capoposto.
Oh! Sentinella ritorna al tuo posto
sotto la tenda a riposar.

Oh! Sentinella ritorna al tuo posto
sotto la tenda a riposar.

Quando fui stato sotto la tenda
sentii un rumore giù per la valle,
sentivo l'acqua giù per le spalle,
sentivo i sassi a rotolar.

sentivo l'acqua giù per le spalle,
sentivo i sassi a rotolar.

Mentre dormivo sotto la tenda
sognavo d'esser con la mia bella,
e invece ero di sentinella
a fare la guardia allo stranier.

e invece ero di sentinella
a fare la guardia allo stranier.

 
Fonte: QUI


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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: EL BARCAROL DEL BRENTA - DI QUA' E DI LA' DEL PIAVE

Messaggio  admin_italiacanora Gio Feb 24, 2011 10:51 pm

EL BARCAROL DEL BRENTA

Spesso le canzoni del passato ricordano cose, fatti e avvenimenti del passato. Questo canto parla appunto del “barcarol” mestiere ormai andato in disuso da tempo ma che ai nostri giorni lo possiamo paragonare al moderno timoniere. La canzone ricorda con nostalgia i bei tempi nei quali la barca serviva al trasporto di cose e persone e qualche volta anche di rose, fiori e suonatori accompagnati da un fiasco di buon vino.
 
Fonte: QUI


Oih! Barcarol del Brenta

Oi barcarol del Brenta
presteme la barcheta
per andare in gondoletta
su la riva del mar.
Mi si che ve la presto, [ Mi se che te la impresto,]
basta che la ritorna;
se la barca se sprofonda [se la barce la se fonda]
no ve [te] la presto più. [non te la impresto più.]

La barca è preparata,
cinta di rose e fiori,
ci son dentro i Cacciatori
del Settimo Alpin.

Del Settimo Alpini
del Battaglion Cadore,
vi saluto belle more,
non vi vedrò mai più.

Ci rivedremo ancora,
forse da richiamati
con gli zaini affardellati
non ci vedremo più.

La barca è preparata, [La barca è ritornata,]
cinta di rose e fiori,
e con dentro i cacciatori [ci sono dentro i cacciatori]
del Settimo Alpin.

Del Settimo Alpini,
del battaglion Cadore,
addio mie belle more
non ci vedrem mai più.

Ci rivedremo ancora
forse da richiamati,
coi zaini affardellati
ci rivedrem ancor.

La barca è ritornata
cinta di rose e fiori
e con dentro i cacciatori
del Settimo Alpin.


 
 
DI QUA' E DI LA' DEL PIAVE

CENNI STORICI
Bizzarra indeterminatezza circa la sponda su cui è situata l'osteria (pare ancora esistente) sul Piave. Il canto, reso celebre dagli alpini, è in realtà derivato da più antiche versioni popolari, fra cui quella piemontese monferrina con il titolo La ragazza innamorata del soldato che presenta le più notevoli analogie di testo. Attinenze di contenuto tematico si possono trovare anche in altri canti, come La bionda di Voghera (canto della risaia) e La bella filangera (canto della filanda) in cui ritorna il motivo della malattia dei nove mesi che si risolve, per l'imprudente fanciulla, con la nascita di un bel bambino rassomigliante in tutto... ad un certo soldatino.

TESTO
Di qua, di là del Piave ci sta un'osteria. Là c'è da bere e da mangiare ed un bel letto da riposar. E dopo aver mangiato, mangiato e ben bevuto, se vuoi venire, mia bella mora, questa è l'ora di far l'amor. Mi si ghe vegneria per una volta sola. Però, ti prego, lasciami stare che son figlia da maritar. Se sei da maritare dovevi dirlo prima. Sei sempre stata coi veci alpini e non sei figlia da maritar. E dopo nove mesi è nato un bel bambino. Sputava il latte, beveva 'l vino, l'era figlio del vecio alpin.
Fonte: QUI


Di qua, di là del Piave
ci sta un'osterìa,
di qua, di là del Piave
ci sta un'osterìa.
là c'è da bere e da mangiare
ed un buon letto da riposar.

Di qua, di là dal ponte
ci sta una bella mora,
tutte le sere resta sola,
la resta sola a far l'amor.

E dopo aver mangiato,
mangiato e ben bevuto,
e dopo aver mangiato,
mangiato e ben bevuto:
- Oh, dimmi o bella, se vuoi venire,
questa è l'ora d'andar dormire.

- Mi sì ghe vegneria
per una volta sola,
mi sì ghe vegneria
per una volta sola,
solo vi prego lasciarmi stare,
che son figlia da maridar.

- S'eri da maridare
dovevi dirlo prima,
s'eri da maridare
dovevi dirlo prima,
sei sempre stata coi vecchi alpini,
non sei più figlia da maridar.

E dopo nove mesi
è nato un bel bambino,
non beve il latte ma ciuccia il vino,
perchè figlio del vecchio alpin.


Fonte: QUI


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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: DA UDINE SIAM PARTITI - LA BARBIERA DEGLI ALPINI

Messaggio  admin_italiacanora Sab Mar 26, 2011 8:58 pm

DA UDINE SIAM PARTITI

CENNI STORICI
Questa bellissima canzone inventata dagli alpini nell'ultima guerra, deriva dalla più nota Motorizzati a piè. Il motivo iniziale di quest'ultima è fatto risalire ad una vecchissima canzonetta della guerra d'Abissinia (1887-88) riproposta poi, con l'aggiunta di altre strofe, nell'ultimo conflitto mondiale e precisamente sul fronte greco-albanese. Tra i canti di soldati della guerra 1940-45 questo, insieme con Sul ponte di Perati, spicca nettamente per la sincerità di ispirazione e l'efficacia espressiva che possiede.

TESTO
Da Udin siam partiti da Bari siam passati, Durazzo siamo scesi in Grecia destinati. Ci tocca di partire con la ristezza in cuor, lasciando la morosa con gli altri a far l'amor. La Grecia terminata a Udin siam tornati, che tosto per la Russia noi siamo destinati. E partiremo ancor con la tristezza in cuor lasciando la morosa con gli altri a far l'amor. Motorizzati a piè, la piuma sul cappel, lo zaino affardellato l'Alpin l'è sempre quel!

 
Fonte: QUI



Da Udin siam partiti
da Bari siam passati
Durazzo siamo scesi
in Grecia destinati

Ci tocca di partire
con la tristezza in cuore
lasciando la morosa
con gli altri a far l'amor

La Grecia terminata
a Udin siam tornati
e tosto per la Russia
noi siamo destinati

E partiremo ancora
con la tristezza in cuore
lasciando la morosa
con gli altri a far l'amor

Motorizzati a piè
la piuma sul cappello
lo zaino affardellato
l'alpin l'è sempre quello



LA BARBIERA DEGLI ALPINI

TESTO
I canti degli alpini non sono sempre canti di guerra ma,anche di momenti di normale andamento della vita quotidiana. Questa è una canzone della prima guerra mondiale probabilmente opera di un anonimo soldato piemontese che si era innamorato di una ragazza che faceva la barbiera , che però non è libera ed ha paura del ritorno del marito emigrato in Francia. Si assiste ad un botta e risposta tra i due con i loro sentimenti e le loro paure.
 
 
Oi barbiera bella
barbiera bella
la barba se mi
la barba se mi vuoi far.

Mi la barba la ti
faì ma g’ho
paura mi g’ho
paura del mio marì.

Tuo marito l’è in Fran…
l’è in Francia colà
speranza non ha
speranza di non ritornar.

Che ritorni, che no
ritorni che no
la barba ti vò
la barba ti voglio far.

La tua barba l’è riccia
e bella, l’è riccia
e bella, l’è riccia
e bella, la fa innamorar.

 
Fonte: QUI


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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: GRAN DIO DEL CIELO - LA LEGGENDA DELLA GRIGNA

Messaggio  admin_italiacanora Ven Apr 22, 2011 10:28 pm

GRAN DIO DEL CIELO

CENNI STORICI
Il testo poetico di questo canto è certamente nato durante la prima guerra mondiale. Lo cantavano anche i montanari di Rotzo, in quel di Asiago, proprio quando era cominciata la Strafe - Expedition, mentre andavano verso la frontiera. La melodia invece è molto più vecchia: ricorda infatti un canto della filanda: Quei bersaglieri che vanno in Egitto. In questa versione il canto ha assunto un piccolo adattamento armonico, nel variare dal tono minore - che conferisce alle prime due strofe un forte senso patetico - al tono maggiore che valorizza l'aspetto fiero e marziale dell'ultima strofa.

TESTO
Gran Dio del cielo, se fossi una rondinella: vorrei volare in braccio alla mia bella. Prendi la secchia e vattene alla fontana, là c'è il tuo amore che alla fontana aspetta. Prendi il fucile e vattene alla frontiera: là c'è il nemico che alla frontiera aspetta.
Fonte: QUI


O Dio del cielo,se fossi una rondinella,
O Dio del cielo,se fossi una rondinella,
vorrei volare, vorrei volare vorrei volare
in braccio alla mia bella

vorrei volare, vorrei volare vorrei volare
in braccio alla mia bella.

Prendi la secchia e vattene alla fontana
prendi la secchia e vattene alla fontana,
là c'è il tuo amore là c'è il tuo amore
là c'è il tuo amore
che alla fontana aspetta

là c'è il tuo amore là c'è il tuo amore
là c'è il tuo amore
che alla fontana aspetta.

Prendi il fucile e vattene alla frontiera,
prendi il fucile e vattene alla frontiera
là c'è il nemico là c'è il nemico là c'è il nemico
che alla frontiera aspetta
là c'è il nemico là c'è il nemico là c'è il nemico
che alla frontiera aspetta.


 
 
LA LEGGENDA DELLA GRIGNA

CENNI STORICI
Da "Brig", parola celtica che significa altura, si fa derivare il nome di Brianza, cioè di quella regione tutta poggi e colline che stendendosi a nord di Milano raggiunge i primi contrafforti alpini dei laghi di Como e Lecco. Proprio su questi monti, Grigna e Resegone, è però mancata una vera tradizione in campo popolare musicale, in contrapposizione al campo letterario (Manzoni) o sportivo (Cassin, Bonatti...). Nato dalla collaborazione di Santucci e Carniel, questo canto ebbe il suo battesimo nel 1954 quando, presentato dal coro S.A.T. a Varese, vinse il concorso "Stella alpina d'oro" sia per la migliore esecuzione che per la più significativa composizione corale d'autore.

TESTO
Alla guerriera bella e senza amore un cavaliere andò ad offrire il cuore,. Cantava avere te voglio, o morire. Lei dalla torre lo vedea salire; disse alla sentinella che stava sopra il ponte tira una freccia in fronte a quello che vien su. Il cavaliere cadde fulminato, ma Iddio punì l'orribile peccato: e la guerriera diventò la Grigna, una montagna ripida e ferrigna. Anche la sentinella che stava sopra il ponte fu trasformata in monte: e la Grignetta fu. Noi pur t'amiamo d'un amor fedele montagna che sei bella e sei crudele; e salendo ascoltiamo la campana d'una chiesetta che a pregare chiama. Noi ti vogliamo, bella, che diventasti un monte, facciamo la croce in fronte: non ci farai morir.
Fonte: QUI


Alla guerriera bella e senza amore
un cavaliere andò ad offrire il core,
cantava: Avere te voglio, o morire!
Lei dalla torre lo vedea salire.
Disse alla sentinella
che stava sopra il ponte:
Tira una freccia in fronte
a quello che vien su.

Il cavaliere cadde fulminato:
Ma Iddio punì l’orribile peccato
e la guerriera diventò la Grigna
una montagna ripida e ferrigna.
Anche la sentinella
che stava sopra il ponte
fu trasformata in monte
e la Grignetta fu.

Noi pur t’amiamo d’un amor fedele,
montagna che sei bella e sei crudele,
E salendo ascoltiamo la campana
d’una chiesetta che a pregare chiama.
Noi ti vogliamo bella
che diventasti un monte;
facciam la croce in fronte,
non ci farai morir.
 


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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: LA CANZONE DEL GRAPPA - OI CARA MAMMA

Messaggio  admin_italiacanora Dom Mag 08, 2011 11:20 pm

LA CANZONE DEL GRAPPA

CENNI STORICI
La Canzone del Grappa è una famosa canzone popolare della Grande Guerra; fu composta nel 1918 prendendo spunto da una scritta anonima apparsa sui muri di una casa della Val Cismon, allora occupata dall'esercito austriaco, che recitava appunto: "Monte Grappa tu sei la mia Patria".
Gli autori della canzone sono il Capitano dell'Esercito Antonio Meneghetti che compose la musica, sulla base del testo precedentemente preparato dal Generale Emilio De Bono, Comandante del IX Corpo D'Armata. Il Capitano Meneghetti, su sollecitazione del Generale De Bono, scriverà la musica della "Canzone del Grappa" in mezz'ora esatta il 5 agosto del 1918 presso Villa Dolfin di Rosà (poco lontano da Bassano del Grappa in provincia di Vicenza) sede del Comando del IX Corpo D'Armata Italiano, operante sul Monte Grappa. Prendevano così corpo e vita quelle parole iniziali, scritte sui muri, che ormai erano sulle labbra di tutti i nostri soldati impegnati sul fronte di guerra contro l'esercito austro-ungarico. La mattina del 24 agosto 1918, sul grande prato davanti a Villa Dolfin, alla presenza del Re D'Italia, Vittorio Emanuele III e delle autorità militari, viene eseguito, per la prima volta, l'inno scritto da De Bono e musicato da Meneghetti.

Per lungo tempo si lasciò credere che il testo della Canzone del Grappa fosse opera della popolazioni della Val Cismon (una laterale del canale del Brenta, non lontano da Bassano del Grappa) e che lo spartito fosse stato recuperato da un gruppo di Arditi che avevano passato la linea di confine proprio per questa impresa. Data la popolarità in breve raggiunta da questa canzone patriottica ed anche per evitare che la stessa fosse preda di qualche speculatore che voleva attribuirsene la paternità, il testo e la musica furono depositati a tutti gli effetti legali dal Generale Emilio De Bono e dal Capitano Antonio Meneghetti che ne affideranno diffusione e stampa alla ditta Carisch di Milano.

L'intento era che questo Inno, nato tra le trincee ed il fango, dallo spunto di un Patriota che scrisse la prima frase sul muro di una casa distrutta dal nemico invasore, servisse a ricordare ai posteri chi si è immolato sul campo dell'onore donando la propria vita per la Patria con sulle labbra, prima di morire la frase: "Monte Grappa tu sei la mia Patria".
 
Fonte: QUI


Monte Grappa, tu sei la mia patria,
sovra te il nostro sole risplende,
a te mira chi spera ed attende,
i fratelli che a guardia vi stan.

Contro a te già s'infranse il nemico,
che all'Italia tendeva lo sguardo:
non si passa un cotal baluardo,
affidato agli italici cuor.

Monte Grappa, tu sei la mia Patria,
sei la stella che addita il cammino,
sei la gloria, il volere, il destino,
che all'Italia ci fa ritornar.

Le tue cime fur sempre vietate,
per il pie' dell'odiato straniero,
dei tuoi fianchi egli ignora il sentiero
che pugnando più volte tentò.

Quale candida neve che al verno
ti ricopre di splendido ammanto,
tu sei puro ed invitto col vanto
che il nemico non lasci passar.

O montagna, per noi tu sei sacra;
giù di lì scenderanno le schiere
che irrompenti, a spiegate bandiere,
l'invasore dovranno scacciar.

Ed i giorni del nostro servaggio
che scontammo mordendo nel freno,
in un forte avvenire sereno
noi ben presto vedremo mutar.


 
 
OI CARA MAMMA


Oi cara mamma i baldi Alpin van via;
i baldi Alpin van via e non ritornan più;
oi si si cara mamma no
senza Alpini come farò?

Guarda la luna come la cammina,
e la scavalca i monti come noialtri Alpin;
oi si si cara mamma no
senza Alpini come farò?

Guarda le stelle come sono belle;
son come le sorelle di noialtri Alpin;
oi si si cara mamma no
senza Alpini come farò?

Guarda il sole come splende in cielo;
la lunga penna nera la si riscalderà;
oi si si cara mamma no
senza Alpini come farò?
 

 
Fonte: QUI


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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: LA TRADOTTA

Messaggio  admin_italiacanora Gio Mag 26, 2011 11:33 pm

LA TRADOTTA


CENNI STORICI
Canto militare della prima guerra mondiale, che si riferisce in particolare alla battaglia del Montello. La base che permise agli austriaci di attestarsi sul Montello fu Nervesa, piccolo paese in provincia di Treviso. In seguito, lòa controffensiva italiana portò al ripiegamento delle truppe austriache al di là del Piave. La battaglia fornì un numero immane di vittime. Anche in questo canto sono presenti, forse in forma meno consapevole ma altrettanto valida, gli stessi sentimenti che si trovano nei canti di contenuto più violento, a dimostrare come, di fronte al tragico quanto inutile evento della guerra, vi sia sostanziale unità nell'animo e nell'atteggiamento popolare.
TESTO
La tradotta che parte da Torino a Milano non si ferma più ma la va diretta al Piave cimitero della gioventù. Siam partitii in ventinove ed in sette siam tornati qua e gli altri ventidue son rimasti tutti a San Donà. Cara suora son ferito a domani non arrivo più se non c'è qui la mia mamma questo fiore me lo porti tu. A Nervesa c'è una croce, mio fratello sta sepolto là io ci ho scritto su Ninetto, chè la mamma lo ritroverà.
Fonte: QUI


La tradotta che parte da Torino,
a Milano non si ferma più,
ma la va diretta al Piave,
cimitero della gioventù.

Siam partiti, siam partiti
in ventisette, solo in cinque
siam tornati qua e gli altri
ventidue son rimasti tutti a S.Donà.

A Nervesa, a Nervesa c'è una croce,
mio fratello è sepolto là,
io ci ho scritto su Ninetto,
che la mamma lo ritroverà.

Cara suora, cara suora son ferito,
a domani non arrivoi più,
se non c'è qui la mamma
un bel fiore me lo porti tu.
 


Ultima modifica di admin_italiacanora il Lun Dic 10, 2018 6:25 pm - modificato 6 volte.

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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: LA CIMA DEL MONTELLO - SENTI CARA NINETTA

Messaggio  admin_italiacanora Lun Giu 20, 2011 11:24 pm

LA CIMA DEL MONTELLO

CENNI STORICI
Questa è una canzone dove si parla di una letterina scritta con la punta della baionetta che, come altri canti, si trasforma da una guerra all'altra. Una strofa era cantata così: "La palma della mano sarà la carta la punta del mio fucile sarà la penna la punta della baionetta farà vendetta".
Nel 1918 la strofa finale viene così modificata: "Scriverò una letterina tutta d'amor la palma della mano sarà la carta la punta del mio cuore sarà la penna il sangue delle vene sarà l'inchiostro su e giù per il Montello sarà un macello".
 
TESTO
La cima del Montello sarà un macello. Scrivo una letterina: sarà d'amore. La punta del mio cuore sarà la penna.
 
Fonte: QUI
 
 

La cima del Montello sarà,
la cima del Montello sarà,
la cima del Montello
sarà un macello.

Scrivo una letterina,
scrivo una letterina,
scrivo una letterina
sarà d'amor.

La punta del mio cuore,
la punta del mio cuore,
la punta del mio cuore
sarà la penna.


 
 
SENTI CARA NINETTA

CENNI STORICI
La coscrizione obbligatoria, cominciata con la Rivoluzione Francese, si fece sentire pesantemente in Italia al tempo della dominazione di Napoleone I che, con tutte le guerre che faceva, aveva un gran bisogno di soldati.
A quest'epoca risalgono molti canti militari.
Tutti sono improntati ad una rassegnata inevitabile obbedienza ed al dolore del distacco dai parenti e dalle morose. Alcune di queste canzoni saranno poi cantate, tal quali o con piccole varianti, in tutti i periodi in cui più acuto ridiventerà il problema della partenza per la guerra.
 
TESTO
Senti cara Ninetta cosa m'è capità: m'è capità 'na carta che sono richiamà. Se sono richiamato bella non sta a zigar: tra quattro o cinque mesi mi vegno congedà. Senti cara Ninetta il treno a cifolar, sali sulla tradotta, alpin ti tocca andar.
 
Fonte: QUI
 
 

Senti cara Nineta
Cosa m'è capità
M'è capità una carta
che sono richiamà

Se sono richiamato
bela no stà zigà
tra quattro o cinque mesi
mi vegno congedà

Senti cara Nineta
il treno a cifolar
sali sulla tradotta
Alpin mi tocca andar.


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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: L'ULTIMA NOTTE - SUL PONTE DI PERATI

Messaggio  admin_italiacanora Dom Lug 31, 2011 11:02 pm

L'ULTIMA NOTTE

CENNI STORICI
Canzone del maestro De Marzi in ricordo dell'odissea degli alpini durante la ritirata di Russia
nella realizzazione del coro Monte Pasubio di Schio.
 
 
Era la notte bianca di Natale
ed era l’ultima notte degli alpini;
silenzioso come frullo d’ale
c’era il fuoco grande nei camini.

Nella pianura grande e sconfinata
e lungo il fiume - parea come un lamento -
una nenia triste e desolata
che piangeva sull’alito del vento.

Cammina cammina
la casa è lontana
la morte è vicina
e c’è una campana
che suona, che suona:
Din don, dan...
Che suona, che suona:
Din don, dan...

Mormorando, stremata, centomila
voci stanche di un coro che si perde
fino al cielo, avanzava in lunga fila
la marcia dei fantasmi in grigioverde.

Non è il sole che illumina gli stanchi
gigli di neve sulla terra rossa.
Gli alpini vanno come angeli bianchi
e ad ogni passo coprono una fossa.

Tutto ora tace. A illuminar la neve
neppure s’alza l’ombra di una voce
lo zaino è divenuto un peso greve;
ora l’arma s’è mutata in croce.

Lungo le piste sporche e insanguinate
son mille e mille croci degli alpini,
cantate piano, non li disturbate,
ora dormono il sonno dei bambini.

Cammina cammina
la guerra è lontana
la casa è vicina
e c’è una campana
che suona, ma piano:
Din, don, dan...
Che suona, ma piano:
Din, don, dan.
 

 
 
 
SUL PONTE DI PERATI

CENNI STORICI
Uno dei rari canti coniati nel corso della seconda guerra mondiale, ma tuttavia rifacentesi (con melodia praticamente identica) ad un canto alpino della guerra 1915-18, a sua volta allacciato ad un precedente motivo popolare. Il vecchio motivo della prima guerra mondiale "Sul ponte di Bassano, bandiera nera", che aveva echeggiato sulle sponde del Piave, riaffiora ventidue anni dopo lungo le rive della Vojussa, in terra di Grecia, su un ponte che è ora quello di Beratij. Ne esce rinnovato e arricchito in potenza evocativa rispetto all'originale (caso forse unico). Sono gli alpini della Julia a rendere famoso il canto durante le campagne di Albania, Grecia e Russia, dopo averne vissuto le sanguinose vicende dall'autunno 1940 alla primavera 1941 sul confine greco-albanese. Era il canto caro a Don Carlo Gnocchi. Il canto che, come un inno, seguì la Julia fino alle steppe del Don, a Nikolajewka.
 
TESTO
Sul ponte di Perati, bandiera nera l'è il lutto degli Alpini che fan la guera. L'è il lutto degli Alpini che fan la guera la mejo zoventù che va soto tera. Sui monti della Grecia c'è la Vojussa col sangue degli Alpini s'è fatta rossa. Alpini della Julia: in alto il cuore sul ponte di Perati c'è il tricolore.
 
Fonte: QUI
 
 
 
Sul ponte di Perati
bandiera nera:
è il lutto della Julia
che va alla guerra.

È il lutto degli Alpini
che va alla guerra
la meglior gioventù
che va sotto tera.

Sui monti della Grecia
c'è la Voiussa
col sangue degli Alpini
s'è fatta rossa.

Nell'ultimo vagone
c'è l'amor mio
col fazzoletto in mano
mi dà l'addio.

Col fazzoletto in mano
mi salutava
e con la bocca i basi
la mi mandava.

Quelli che son partiti
non son tornati
sui monti della Grecia
sono restati.

Un coro di fantasmi
vien giù dai monti:
l'è il coro degli Alpini
che sono morti.

Gli Alpini fan la storia,
la storia vera:
l'han scritta con il sangue
e la penna nera.

Alpini della Julia,
in alto i cuori:
sul ponte di Perati
c'è il tricolore!


“Cammina… cammina” è il titolo dello spettacolo, che, con voce recitante e coro, proporrà il ricordo della ritirata di Russia ed altro, attraverso le pagine di Giulio Bedeschi e Mario Rigoni Stern.

Sarà un “discorso corale” contro la guerra, contro tutte le guerre; e gli alpini ne sono testimoni anche attraverso i loro canti.

Per questa occasione, il Coro Marmolada, che farà da “controcanto” alla voce recitante, ha rispolverato alcuni canti sul tema, fra i quali “Sul ponte di Perati”, un brano che ricorda il sacrificio degli alpini della Julia nella sciagurata campagna di Grecia 1940/1941.

Ma il brano originale non nasce in quell’occasione in quanto, ancora durante la prima guerra mondiale, gli alpini cantavano, con parole simili, “Sul ponte di Bassano, / bandiera nera, / è il lutto degli Alpini / che va alla guerra.”

Una guerra assurda, come tutte le guerre, e gli alpini lo sapevano bene, tanto che, racconta qualche reduce, i versi spontanei di quei giorni, sui monti della Grecia, erano: "Quelli che l'han voluta non son partiti, quelli che son partiti non son tornati”.

Ma questo testo il regime non lo sopportava ed allora fu subito censurato.

Le strofe, nelle diverse edizioni che ho avuto modo di consultare, sono diverse, forse anche aggiunte posteriormente, ed il testo completo è abbastanza lungo.

Riporto, di seguito, il testo nella versione che cantiamo noi del “Marmolada”: “Sul ponte di Perati bandiera nera / l’è il lutto degli Alpini che fan la guerra. Quelli che son partiti non son tornati / sui monti della Grecia sono restati. / Sui monti della Grecia c’è la Vojussa / col sangue degli Alpini s’è fatta rossa. / Un coro di fantasmi vien giù dai monti / è il coro degli Alpini che sono morti. / Alpini della Julia in alto i cuori / sul ponte di Perati c’è il Tricolore.”

Piccole diversità nel testo, probabilmente dovute a trascrizioni, non negano la validità del canto che è, sempre e comunque, una denuncia sull’inutilità della guerra.

Nella prima strofa della nostra versione troviamo “… l’è il lutto degli Alpini che fan la guerra”, mentre su altre versioni, anche su quella originaria della prima guerra mondiale, -dove il ponte era quello di Bassano- il testo è: “… l’è il lutto degli Alpini che van la guerra”. I due verbi hanno una notevole differenza di significato nel contesto.

Gli Alpini, ma anche tutti i soldati, non andarono in guerra perché volevano farla, e quindi non facevano la guerra, ma la subivano perché dovevano andarci, mandati da chi voleva fare la guerra che poi erano quelli, come detto sopra, … che non partivano!

Il canto, ambientato nelle vicende della campagna di Grecia, nasce quindi nel 1940 e divenne subito famoso, non solo fra gli alpini, ma anche fra il resto dell’esercito.

Ed è per questo motivo che lo ritroviamo, negli anni successivi, ovviamente trasformato sia nei luoghi che nei nomi delle unità combattenti, fra altre unità dell’esercito italiano(1), fra i partigiani(2) e fra coloro che scelsero la R.S.I.(3).

Note
(1) I soldati della divisione Acqui, decimati dai tedeschi a Cefalonia trasformarono il titolo in “Banditi della Acqui” il cui testo della prima strofa recita: “Banditi della "Acqui" / in alto il cuore / sui monti di Cefalonia / sta il tricolore”.

(2) Nuto Revelli, ufficiale degli alpini della Tridentina nella tragedia della campagna di Russia, che divenne uno dei primi organizzatori della resistenza armata nel Cuneese, scrisse “Pietà l’è morta”, ispirandosi, come scrisse lo stesso autore, al “Ponte di Perati”. Palesemente ricalcato sul "Ponte di Perati" è anche il canto composto collettivamente dai componenti della formazione partigiana "Maiella", che operò anche nell'Appennino romagnolo, e che divenne in qualche modo l'inno ufficiale di quel gruppo di partigiani abruzzesi. “Sul ponte fiume Sangro, bandiera nera, / è il lutto della Maiella che va alla guerra”.

(3) “Sul fronte di Nettuno, / bandiera nera! / È il lutto del San Marco / che fa la guerra. / Lutto del Barbarico / che fa la guerra: / la meglio gioventù / che va sotto terra!”. Sono questi i versi creati da un reparto con le mostrine del San Marco, che prese il nome di Btg. Barbarigo, alle dipendenze della X Mas, che operò sul fronte di Anzio.
 
Fonte: QUI
 


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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: IL TESTAMENTO DEL CAPITANO - LA PENNA DELL'ALPINO

Messaggio  admin_italiacanora Dom Set 25, 2011 3:06 pm

IL TESTAMENTO DEL CAPITANO

CENNI STORICI
La vera e sicura origine di quello che potremmo definire il più classico, il più nobile fra i canti degli alpini si riscontra nel canto funebre cinquecentesco Il testamento spirituale del Marchese di Saluzzo. Il Nigra ce ne tramanda le versioni, in piemontese arcaico, ritenute più originali e già nel 1858 traccia dettagliatamente la vicenda storica cui il canto è legato. Michele Antonio, undicesimo marchese di Saluzzo, capitano generale delle armi francesi nel reame di Napoli, mortalmente ferito da un obice durante la difesa della fortezza di Aversa assediata dalla truppe borboniche, nel 1528, esprime le sue ultime volontà ai soldati riuniti attorno al letto di morte. E sarà forse proprio uno di quei soldati l'ignoto autore che riversò nel canto gli ultimi sublimi istanti del capitano, creando una fra le gemme più interessanti del patrimonio epico - lirico italiano, ereditata in seguito dalla tradizione alpina.
 
TESTO
El capitan de la compagnia si l'è ferito, sta per morir el manda a dire ai suoi alpini perchè lo vengano a ritrovar. I suoi alpini ghe manda a dire che non ha scarpe per camminar o con le scarpe o senza scarpe i miei alpini li voglio qua. Cosa comanda sior capitano che noi adesso semo arrivà e io comando che il mio corpo in cinque pezzi sia taglià. Il primo pezzo alla mia Patria, secondo pezzo al battaglion il terzo pezzo alla mia mamma che si ricordi del suo figliol. Il quarto pezzo alla mia bella che si ricordi del suo primo amor l'ultimo pezzo alle montagne che lo fioriscano di rose e fior.
 
Fonte: QUI
 
 
Il coro Ana "Monte Cervino" di Gessate, canta al concerto di Natale a chiusura delle celebrazione del 25° anniversario di fondazione del gruppo alpini:


Il Capitano della compagnia
si l’è ferito e sta per morir..!
E manda a dire ai suoi Alpini
perché lo vengano a ritrovar.
I suoi Alpini ghe manda a dire
che non han scarpe per camminar...
"O con le scarpe o senza scarpe
i miei Alpini li voglio qua...
" Cosa comanda, sior Capitano
che noi adesso semo arrivà ..."
E io comando che il mio corpo
in cinque pezzi sia taglià:
il primo pezzo a mia Patria
Il secondo pezzo al Battaglion
Il terzo pezzo alla mia mamma
che si ricordi del suo figliol !
Il quarto pezzo alla mia bella
che si ricordi del suo primo amor!
L’ultimo pezzo alle montagne
che lo fioriscano di rose e fior...!

Fonte: QUI
 

 
 
 
LA PENNA DELL'ALPINO
 
CENNI STORICI
Non risulta conosciuto prima dell'ultima guerra, ove apparve la prima volta, sicuramente sullo spunto di una vecchia melodia popolare. Il testo è pieno di un sano "spirito di corpo" nella sua ingenua apologia.
 
TESTO
Bersagliere ha cento penne, ma l'alpin ne ha una sola: un po' più lunga, un po' più mora sol l'alpin la può portar. Quando scende la notte bruna tutti dormon nella pieve, ma con la faccia dentro la neve sol l'alpin non può dornùmir. Là sui monti vien giù la neve, la tormenta dell'inverno, ma se venisse anche l'inferno sol l'alpin riman lassù. Se dall'alto dirupo cade, consolate i vostri cuori perchè se cade in mezzo ai fiori non gli importa di morir.
 
Fonte: QUI
 
 

Bersagliere ha cento penne,
ma l’alpin ne ha una sola;
un po’ più lunga,
un po’ più mora;
sol l’alpino la può portar.
Quando scende la notte buia
tutti dormono laggiù alla pieve
ma con la faccia giù nella neve
sol l’alpin là può dormir.
Su pei monti vien giù la neve
la tormenta dell’inverno
ma se venisse anche all’inferno
sol l’alpin riman lassù.
Se dall’alto dirupo cade
confortate i vostri cuori
perché se cade in mezzo ai fiori
non gli importa di morir.

Fonte: QUI
 


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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: TA - PUM - MONTE NERO

Messaggio  admin_italiacanora Mer Nov 02, 2011 11:22 pm

TA - PUM

CENNI STORICI
E’ uno dei più noti e più diffusi canti della prima guerra mondiale, come dimostrano le numerose varianti al testo. L’onomatopeico ta-pum sta a imitare, come è noto, il colpo di un’arma da fuoco seguito dall’eco dello sparo nella valle.
La sua origine risale a un vecchio canto di minatori, nato durante i lavori di scavo della galleria ferroviaria del San Gottardo tra il 1872 e il 1880. In quel caso, ovviamente, il ta-pum si riferiva allo scoppio delle mine.

In una memoria del generale Pasquale Oro si legge che «si dubitava della fedeltà e del coraggio dei nostri Alpini».
Essi, invece, quando furono lanciati all’assalto, «raggiunsero le falde dell’Ortigara e,» continua il generale Oro, «avrebbero proceduto oltre se non fossero stati fermati per ordine superiore sotto cresta in posizione critica esposti al fuoco concentrato nemico, coll’ordine di ridurre a testa di ponte la quota 2101 allora conquistata.
Da quel momento cominciò il calvario di quelle balde truppe; attacchi e contrattacchi si succedettero senza posa fin oltre il 15 giugno mettendo a dura prova la resistenza di quei reparti. Il 19 giugno gli Alpini eseguirono un attacco di sorpresa e si impossessarono della cima dell’Ortigara senza per altro liberarsi dal fuoco dominante e concentrato da Corno di Campo Bianco, Val Sugana, Cima Castelnuovo e Campigoletti e si persistette in quella difficile posizione subendo perdite spaventose piuttosto che cedere. Il 25 il nemico sferrò un suo ultimo attacco violentissimo.
Si impadronì di quota 2105 contrattaccato infruttuosamente dalle nostre truppe eroicamente prodigantisi sotto una orrenda furia di artiglieria e di getti di gas asfissianti. Si dovette ripiegare: abbandonare l’azione.
Il massacro degli Alpini sull’Ortigara è rimasto leggendario; il loro nome risultò immacolato e coperto di nuova gloria che non tramonterà giammai».
 
Fonte: QUI
 
TESTO
Venti giorni sull'Ortigara senza il cambio per dismontà. Ta-pum. E domani si va all'assalto, soldatino non farti ammazzar. Ta-pum. Quando poi si discende a valle, battaglione non ha più soldà. Ta-pum. Nella valle c'è un cimitero, cimitero di noi soldà. Ta-pum. Cimitero di noi soldati, forse un giorno ti vengo a trovar. Ta-pum.
 
Fonte:
 
 
Venti giorni sull’Ortigara
senza il cambio per dismontà
ta pum ta pum ta pum...
ta pum ta pum ta pum...
E domani si va all'assalto,
soldatino non farti ammazzar,
ta pum ta pum ta pum...
ta pum ta pum ta pum...
Quando poi si discende a valle
battaglione non hai più soldà.
ta pum ta pum ta pum...
ta pum ta pum ta pum...
Nella valle c'è un cimitero,
cimitero di noi soldà.
ta pum ta pum ta pum...
ta pum ta pum ta pum...
Cimitero di noi soldà
forse un giorno ti vengo a trovà.
ta pum ta pum ta pum...
ta pum ta pum ta pum...
Ho lasciato la mamma mia,
l'ho lasciata per fare il soldà.
ta pum ta pum ta pum...
ta pum ta pum ta pum...
Quando portano la pagnotta
il cecchino comincia a sparar.
ta pum ta pum ta pum...
ta pum ta pum ta pum...
Battaglione di tutti i Morti,
noi giuriamo l'Italia salvar.
ta pum ta pum ta pum...
ta pum ta pum ta pum...

Fonte: QUI
 

 
 
 
MONTE NERO

CENNI STORICI
Forse ispirandosi ad un vecchio canto della "ligera" milanese orecchiato in trincea ("O vile Nero, traditore della vita mia") l'alpino piemontese Domenico Borella compose questo canto sul luogo dell'azione, attribuendogli il curioso titolo di: "Cansone omoristica del 3° Reggimento Alpini alla conquista del Monte Nero". L'impresa, svoltasi il 15-16 giugno 1915, fece meritare ai Battaglioni "Exilles" e "Susa" il rispetto degli austriaci che coniarono la famosa frase "giù il cappello davanti agli alpini" e riconobbero come "magistrale" l'azione che portò le penne nere sulla vetta del bastione dominante la riva sinistra dell'Isonzo (posizione tenuta fino all'offensiva di Caporetto, ottobre 1917). Il clima altamente epico ed umano allo stesso tempo del canto viene valorizzato dall'elaborazione che si sviluppa in perfetta sintonia con il testo, con un crescendo progressivo di rara potenza espressiva.
 
TESTO
Spunta l'alba del sedici giugno, comincia il fuoco dell'artiglieria il terzo alpini è sulla via Monte Nero a conquistar. Monte Nero Monte Nero, traditore della vita mia, ho lasciato la casa mia per venirti a conquistar. E per venirti a conquistare ho perduto tanti compagni tutti giovani sui vent'anni: la sua vita non torna più. Colonnello che piangeva nel vedere tanto macello fatti coraggio alpino bello che l'onore sarà per te.
 
Fonte: QUI


Spunta l'alba del 16 giugno,
comincia il fuoco l'artiglieria,
il Terzo Alpini è sulla via
Monte Nero a conquistar.

Monte Rosso e Monte Nero,
traditor della vita mia,
ho lasciato la casa mia
per venirti a conquistar.

Per venirti a conquistare
abbiam perduti tanti compagni
tutti giovani sui vent'anni
La sua vita non torna più.

Il colonnello che piangeva
a veder tanto macello:
Fatti coraggio, Alpino bello,
che l'onor sarà per te!

Arrivati a trenta metri
dal costone trincerato
con assalto disperato
il nemico fu prigionier.

Ma Francesco l'Imperatore
sugli Alpini mise la taglia:
egli premia con la medaglia
e trecento corone d'or.

Chi gli porta un prigioniero
di quest'arma valorosa
che con forza baldanzosa
fa sgomenti i suoi soldà.

Ma l'alpino non è
un vile, tal da darsi prigioniero,
preferisce di morire
che di darsi allo straniero.

O Italia, vai gloriosa
di quest'arma valorosa
che combatte senza posa
per la gloria e la libertà.

Bella Italia devi esser fiera
dei tuoi baldi e fieri Alpini
che ti dànno i tuoi confini
ricacciando lo stranier.

Fonte: QUI
 


Ultima modifica di admin_italiacanora il Gio Dic 13, 2018 2:35 pm - modificato 6 volte.

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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: LA PAGANELLA - A LA MATINA SI GHÉ ‘L CAFÉ

Messaggio  admin_italiacanora Sab Dic 10, 2011 6:36 pm

LA PAGANELLA

Popolarissima canzone di Pigarelli, presentata a Trento per la prima volta nel 1925.

Nelle sue parole la canzone invita tutti a salire su questa montagna trentina, dalla quale si può ammirare la città di Trento e poi tutt’ intorno, laghi, vallate, le Dolomiti, e giù giù a perdita d’occhio fin quasi a Milano. Raccomanda inoltre scherzosamente di avere per compagnia una putela e perchè nò, una bottiglia di buon vino.
La canzone possiamo definirla una piccola guida per la vista del Trentino.
"La Paganella" cantata dal Coro della Società degli Alpinisti Tridentini (S.A.T.)
 

Voria veder el Trentino
Da 'na vista propri bella.
No 'sto a perder massa tempo
E va' su la Paganella.
Paganella, Paganella,
va la su, va la su, va la su,
ma fa priè non perder temp.

Cosa èl sta Paganella?
che no sò cossa che l'è?
No che sai cossa che l'è
No che sai cossa che l'è
L'è la zima la più bella,
de più belle no ghe n'è.
L'è la zima la più bella,
de più belle no ghe n'è.
No ghe n'è, no ghe n'è,
no ghe n'è, no ghe n'è, no ghe n'è,
po, po, po.
Tote 'nsema 'na putela
e 'na bozza, 'na bozza de bon vin,
per goder, per goder la Paganella
e la vista, e la vista del trentin, del trentin.
Tote 'nsema 'na putela
e 'na bozza de bon vin,
per goder la Paganella
e la vista del trentin,
per goder la Paganella
e la vista del trentin.
Paganella, Paganella,
o montagna tutta bella.
Paganella, Paganella,
de più belle no ghe n'è.
No ghe n'è, no ghe n'è,
no ghe n'è, no ghe n'è, no ghe n'è.

Da là su se vede 'l ziel,
i torrenti e le vedrette,
va l'ociada, va 'l pensier
dal confin fino a le strette.
Paganella, Paganella,
va l'ociada, va 'l pensier
da le strette fien 'l confin.

Da 'na banda trenta laghi
e d'Asiago l'altipian,
e d'Asiago l'altipian,
e d'Asiago l'altipian.
Da 'na banda trenta laghi
e d'Asiago l'altipiano,
e da l'altra San Martino
e zò zò fin a Milan.
a Milan, a Milan,
a Milan, a Milan, a Milan,
po, po, po.[/size]
 

 
 
 
A LA MATINA SI GHÉ ‘L CAFÉ


Pasta fagioli e ceci:
come farò se non ce n'ho?
Dopo la guerra, dopo la guerra
come farò, io non lo so!
Dopo la guerra ti pagherò.
Alla matina si ghè 'I cafè
ma senza zucchero perché non c'è
A mangiar poc
se resta stracc
se diventa fiacc
se peu più andar
bon parèi!
A mezzogiorno la pasta c'è
l'è tutta colla da cartólé.
A mangiar poc...
E alla sera il brodo c'è
l'è acqua calda da lava i pè!
A mangiar poc...

Fonte: QUI
 


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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: LA BOMBA IMBRIAGA

Messaggio  admin_italiacanora Sab Mag 12, 2012 4:14 pm

LA BOMBA IMBRIAGA

CENNI STORICI
“Ostregheta, se fuse na bota, se fuse na bota ripiena de vin…”

La vita di trincea, per i nostri soldati, era certo durissima.
Ma dopo molti mesi quelle baracche e quei fossati dovevano assumere per loro un aspetto ormai familiare, e rappresentare ormai quasi una nuova casa.
Così non è assurdo pensare che, soprattutto nei lunghi tempi morti necessari per il rafforzamento delle postazione e le preparazioni degli attacchi, ci fosse spazio anche per lo scherzo, per l’ironia, per l’immaginazione.
E la realtà che si viveva ogni giorno, nella precarietà di ogni istante, era la prima a essere trasfigurata: ecco allora un gruppo di alpini intento a immaginare che, per una volta, il fischio che accompagna la parabola dei colpi di artiglieria nemica annunci l’arrivo di una botte di vino! Forse era il modo per sdrammatizzare proprio uno dei momenti più difficili: il bombardamento.
E purtroppo la realtà reclama il suo posto, e uccide tutte le delle fantasie; e il lungo fischio che fa scappare gli uccelli e rompe il silenzio mattutino non accompagna la tanto desiderata damigiana, ma, una volta di più, una bomba esplosa lì vicino.
 
Fonte: QUI
 
Coro Alpino Monte Saccarello - Cantamontagna 2010 - Raduno Alpino Colle di Nava - A.N.A. Sezione di Imperia


TESTO DIALETTALE

Quarantatre giorni ca semo in trincea
Magnar pane smarso, dormire par tera.
Nissùn se ricorda, nissùni che scrive,
nissùn che tien nota chi more e chi vive….

Ossst/regheta
Chissà che ‘ne riva
Doman pi domani
‘na botta de vin’
Ossst/regheta
Ciapemo ‘na bala
Coi morti e coi vivi
Strucà li vizin.

Silenzio sul fronte. Qualcun ne prepara
Un bel funerale, con banda e con bara…
Silenzio, ecco il fis-cio: l’ariva, la viene
Doman sarà festa: vestive par bene…

Ossst/regheta
Chissà che ‘ne riva
Doman pi domani
‘na botta de vin’
Ossst/regheta
Ciapemo ‘na bala
Coi morti e coi vivi
Strucà li vizin.

Se snànara un merlo nel ziel de cobalto
Un boto, una sberla, s-giantizi su in alto.
Se mai sarà ver che ghe xe il padreterno,
‘sta raza de bechi va drita a l’inferno.

Ossst/regheta
Se fusse ‘na bota
Se fusse ‘na bota
Ripiena de vin.
Ossst/regheta
Ma l’era una bomba,
ma l’era una bomba
s-ciopà lì vizin.
Bombà.
 
 
TESTO LETTERALE

Quarantatré giorni che siamo in trincea
A Mangiare pane marcio e dormire per terra.
Nessuno si ricorda, nessuno che scrive,
nessuno che conta chi muore e chi vive...

Caspiterina
Chissà che arrivi
Domani
Una botte di vino
caspiterina
Ubriachiamoci
Coi morti e coi vivi
pigiati lì vicino.

Silenzio sul fronte. Qualcuno prepara
Un bel funerale, con banda e con bara…
Silenzio, ecco il fischio: ecco che arriva, che viene
Domani sarà festa: vestitevi per bene…

Caspiterina
Chissà che arrivi
Domani
Una botte di vino
caspiterina
Ubriachiamoci
Coi morti e coi vivi
pigiati lì vicino.

Si leverà un merlo nel cielo cobalto
Un botto, una sberla, s-giantizi su in alto.
Se davvero esiste il padreterno,
questa raza di fessi va dritta all’inferno.


Caspiterina
se fosse una botte
se fosse una botte
piena di vino.
Caspiterina
Ma l’era una bomba,
ma l’era una bomba
scopiata li vicino.
Bombà.

Fonte: QUI
 


Ultima modifica di admin_italiacanora il Gio Dic 13, 2018 3:42 pm - modificato 3 volte.

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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: ALPINO DELLA JULIA - JOSKA LA ROSSA

Messaggio  admin_italiacanora Mar Ott 23, 2012 12:31 pm

ALPINO DELLA JULIA

CENNI STORICI
Questa canzone ha due caratteristiche che la contraddistinguono e la rendono - in certo senso - eccezionale: La canzone risulta essere una delle rarissime (se non l'unica) che sia nata e sia stata cantata al fronte da soldati italiani nel corso della seconda guerra mondiale. Tanto i versi quanto la melodia sono stati composti da Giulio Bedeschi che al termine della campagna greco - albanese, pur non conoscendo la tecnica musicale, ha ideato la melodia con cui ha integrato i versi sulla spinta emotiva derivatagli dal ricordo dell'immane sacrificio offerto su quel fronte dagli alpini della Julia. Trasferita successivamente la Julia sul fronte russo, Bedeschi completò la canzone inserendo la strofa riguardante lo stesso fronte. Attraverso il ricordo degli alpini superstiti, la canzone ha poi richiamato l'interesse del maestro Luciano Chailly, al quale si deve l'attuale straordinaria elaborazione ed armonizzazione ideata appositamente per il Coro ANA di Milano.

TESTO
Alpino della Julia, prendi le scarpe nuove, quelle che porti ai piedi nessuno più le vuole: mancan le stringhe, non ci son più le suole. Chi le ha rubate? Il fango dell'Albania. O veci che si' morti sui sassi delle Tofane, ve par che semo stai in gamba anca noialtri? I ne ciamava i santi dell'Albania, ma no xe vero, semo soltanto i fioli vostri, i fioi de le montagne de l'Italia. Alpino della Julia, tua madre aspetta ancora, dicevi di tornare, non sei tornato più: lunga è la strada che porta fin lassù. Chi ti ha rubato? La neve della steppa. O veci che si' morti sui sassi delle Tofane, ve par che semo stai in gamba anca noialtri? La vostra strada scambiata con la nostra strada de casa, semo per sempre i fioli vostri, i fioi de le montagne de l'Italia.
 
Fonte: QUI
 

Alpino della Julia
prendi le scarpe nuove,
quelle che porti ai piedi
nessuno più le vuole.

Mancan le stringhe,
non ci son più le suole.
Chi le ha rubate?
Il fango dell'Albania.

Oh veci che si morti
sui sassi de le Tofane,
ve par che semo staj
'n gamba anca noi altri?

I ne ciamava i santi dell'Albania
ma no xe vero, semo soltanto
i fioli vostri, i fioli
de le montagne dell'Italia.

Alpino della Julia
mostraci le tue mani,
una la sembra sana
ma l'altra marca visita.

Mancan le unghie,
non ci son più due dita.
Chi le ha rubate?
Il ghiaccio della Russia.

Oh veci ....
La vostra strada scambiata
con la nostra strada de casa,
semo per sempre i fioli vostri,
i fioli de le montagne de l'Italia.

Alpino della Julia,
tua madre aspetta ancora,
dicevi di tornare,
non sei tornato più!

Lunga è la strada
che porta fin quassù,
chi ti ha rubato?
Il ghiaccio della steppa.

Fonte: QUI
 

 
 
 
JOSKA LA ROSSA

CENNI STORICI
Anche questo canto è legato alla seconda guerra mondiale. Gli alpini non avevano fatto a tempo a tornare dalla Grecia che, l’anno dopo si trovarono in partenza per un altro fronte a rinforzo di altre truppe del nostro esercito già su quel fronte dal 1941. Siamo nell’estate del 1942 ed il paese invaso è la Russia che, fin dai tempi di Napoleone, ha un famoso generale, “il generale inverno”. E saranno anche il grande gelo dell’inverno russo e l’equipaggiamento non adatto dei nostri soldati che faranno soccombere gli alpini.
Il canto di Bepi De Marzi richiama la classica melodia russa, quella che, al suono della balalaica, invita alle movimentate danze popolari di quel paese.
Questa volta i protagonisti della danza sono gli alpini delle Divisioni “Cuneense”, “Tridentina” e “Julia”, alpini che la Storia vede impegnati in una guerra, insensata come lo sono tutte le guerre, una guerra voluta da chi comandava una guerra oltretutto mal preparata e finita in tragedia; partirono in 55.000, questo era la forza del Corpo d’Armata Alpino facente parte dell’ A.R.M.I.R.: 34.170 furono i morti ed i dispersi, 9.410 i feriti ed i congelati!
Gli alpini, anche se nemici ed invasori, si comportarono umanamente con la popolazione civile. Il testo racconta una storia, certamente inventata, divenuta una poesia, senz’altro ispirata al racconto di qualche reduce e, appunto perché poesia, o meglio “musica poetica”, riesce a focalizzare la gioia ed il dolore, l’amore e l’odio, il perdono e la vendetta, la vita e la morte.
Ma la vera protagonista di questo canto è la donna russa, impersonata da una ragazza, Joska, che ha compassione di questi uomini lontani migliaia di chilometri dalle loro case, uomini che, nel momento del bisogno, non possono avere vicine le loro donne, la mamma, la moglie, la “morosa” e le sorelle.
Allora Joska si sostituisce a queste donne per alleviare la malinconia, la solitudine ed il dolore degli alpini. E, alla fine sarà ancora Joska a dar loro pietosa sepoltura nella fredda terra russa.
 

El muro bianco, drìo de la to casa
ti te saltavi come un oseleto,
Joska la rossa, pèle de bombasa,
tutte le sere prima de 'nà in leto.
Te stavi lì, con le to scarpe rote
Te ne vardavi drio da j' oci mori
E te balavi alegra tuta note
E i baldi alpini te cantava i cori. Oh.

Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Fin che la dura, oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Balla con mi! Oh.

Ti te portavi el sole ogni matina,
e de j' alpini te geri la morosa,
sorela, mama, boca canterina,
oci del sol, meravigliosa rosa.
Xe canto e tanto nù, ca te zerchèmo,
Joska la rossa, amor, rosa spanìa.
Ma dove sito andà? Ma dove andemo?
Semo ramenghi. O morti. E così sia. Oh.

Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Fin che la dura, oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Balla con mi! Oh.

Busa con crose. Sarà stai putèi?
La par 'na bara e invece zè ' na cuna.
E dentro dorme tuti i to fradei,
fermi, impalà, co i oci ne la luna.

Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Fin che la dura, oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Fermate là: oh…

Fermate là.
Fermate là.
Fermate là.

Fonte: QUI
 
Traduzione letterale:

Il muro bianco, dietro la tua casa
tu saltavi come un uccellino,
Joska la rossa, pelle ovattata,
tutte le sere prima d'andare a letto.
Tu rimanevi lì, con le tue scarpe rotte,
Tu ci guardavi da dietro quegli occhi neri
e ballavi allegra tutta la notte
e i valorosi alpini ti cantavano i cori. Oh.

Joska, Joska, Joska,
salta la mura, fin che puoi,oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Balla con me! Oh.

Joska, Joska, Joska,
salta la mura, fin che puoi, oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Balla con me! Oh.

Tu portavi il sole ogni mattina,
e degli alpini eri la fidanzata,
sorella, mamma, bocca canterina,
occhi del sole, meravigliosa rosa.
E' tanto e tanto che ti cerchiamo,
Joska la rossa, amore, rosa sbocciata.
Ma dove sei andata? Ma dove andiamo?
Siamo raminghi, morti e così sia. Oh.

Joska, Joska, Joska,
salta la mura, fin che puoi, oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Balla con me! Oh.

Joska, Joska, Joska,
salta la mura, fin che puoi, oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Balla con me! Oh.

Buca con croce. Saranno stati i bambini?
Sembra una bara e invece è una culla.
E dentro dormono tutti i tuoi fratelli,
fermi, attoniti, con gli occhi rivolti alla luna.

Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Fin che puoi, oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Fermati là. Oh.

Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Fin che puoi, oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Fermati là. Oh.

Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Fin che puoi, oh.
Joska, Joska, Joska,
salta la mura! Fermati là...
fermati là.....

Fonte: QUI
 


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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: MOTORIZZATI A PIE - TRENTATRE' VALORE ALPINO

Messaggio  admin_italiacanora Ven Gen 11, 2013 9:36 am

MOTORIZZATI A PIE'

CENNI STORICI
Entrato ormai nel repertorio degli alpini il canto pare derivi da una canzonetta in voga all'epoca della guerra di Abissinia del 1887-88, ridivenuta popolare nel secondo conflitto mondiale col titolo "In Grecia destinati". Canzone emblematica degli alpini è un'immagine descrittiva di umiltà e sacrificio già chiarissima nella metafora del titolo. Con la semplicità del testo, ci dice quanto sia labile e precaria la sorte, anche per uomini come questi, ricchi di umanità e di carattere. Così, i vari stati d'animo contradditori come la lontananza, i ricordi, l'aleatorietà della fortuna, le delusioni, la speranza della vita, del ritorno a casa, si accavallano tumultuosi.

TESTO
Ai primi di novembre nessun se l'aspettava la cartolina bianca mi tocca di partir. Motorizzati a piè la piuma sul cappel lo zaino affardellato l'alpin l'è sempre quel. E partiremo allor con la tristezza in cuor lasciando la morosa con gli altri a far l'amor. E vegnirà quel dì che canterem così: finita l'è la naja a casa a ritornar.
 
Fonte: QUI

Coro monte Cauriol


Da Udin siam partiti,
da Bari siam passati.

Durazzo siamo scesi
in Grecia destinati.
Ci tocca di partire
con la tristezza in cuor,
lasciando l'amorosa
con gli altri a far l'amor.

La Grecia è terminata,
a Udin siam tornati
che tosto per la Russia
noi siamo destinati.

E partiremo ancor
con la tristezza in cuor
lasciando l'amorosa
con gli altri a far l'amor!
Motorizzati a pie',
la penna sul cappel
lo zaino affardellato
l'Alpin l'è sempre quel.

E vegnirà quel dì
che canterem così:
«Finita l'è la naja,
a casa a divertir!

Fonte: QUI
 

 
 
 
TRENTATRE' VALORE ALPINO (inno nazionale alpini)

CENNI STORICI
La più famosa marcia degli alpini. Questo canto, che molti credono essere patrimonio originale italiano, è invece canto d'autore francese: il testo e di D'Estel, la musica di Travè e il titolo "Fiers Alpins". Il pezzo non deve la sua notorietà al contenuto, che è piuttosto retorico, tanto che nelle esecuzioni quasi tutti i cori omettono il testo, sostituendolo con efficaci imitazioni a banda.
 
Fonte: QUI

Gruppo Corale La Reis nel Duomo di Savona


Dai fidi tetti del villaggio
i bravi alpini son partiti;
mostran la forza ed il coraggio
nei loro volti franchi e arditi.
Son dell'Alpe i bei cadetti,
nella robusta giovinezza
dai loro baldi e forti petti
spira un'indomita fierezza.

O, valore alpin,
difendi sempre la frontiera,
e là sui confin
tien sempre alta la bandiera.

Sentinella, all'erta
per il suol nostro italiano,
dove amor sorride
e più benigno irradia il sol.

Là tra le selve e i burroni,
là tra nebbie fredde e il gelo,
piantan con forza i loro picconi
le vie rendon più brevi.

E quando il sole brucia e scalda
le cime e le profondità,
il fiero Alpino scruta e guarda,
pronto a dare i “Chi va là?”

O, valore alpin,
difendi sempre la frontiera,
e là sui confin
tien sempre alta la bandiera.

Sentinella, all'erta
per il suol nostro italiano,
dove amor sorride
e più benigno irradia il sol.

Fonte: QUI
 


Ultima modifica di admin_italiacanora il Gio Dic 13, 2018 4:18 pm - modificato 2 volte.

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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: LA MIA BELA LA MI ASPETA - SUL CAPPELLO

Messaggio  admin_italiacanora Mar Mar 12, 2013 6:24 pm

LA MIA BELA LA MI ASPETA

CENNI STORICI
Il Battaglione Edolo, chiamato anche Battaglion Gallina per via di una certa predilezione dei suoi uomini, in gran parte bergamaschi e bresciani, verso i pollai, fu il primo a schierarsi sulla linea del Tonale allo scoppio della guerra, rimanendo in zona per tutta la durata del conflitto. Il canto, di antica origine, ritorna ad essere cantato, adattandosi alle vicende della prima guerra mondiale. Il motivo per il distacco del soldato che parte, tema assai ricorrente nel canto popolare, è diviso tra l'amore per la donna che deve lasciare e quello per le montagne che, forse, non rivedrà mai più.

TESTO
La mia bela la mi aspeta ma io devo andare a la guerra chi sa quando che tornerò. L'ò ardada a la finestra ma io devo andare a la guerra la mia bela aspeterà. Il nemico è là in vedetta; o montagne tutte bele Valcamonica del mio cuor.
 
Fonte: QUI

Coro ANA Vallecamonica (alle Terme di Boario)


La mia bela la mi aspeta
la mia bela la mi aspeta
Ma io devo andare a la guera
chi sa quando che tornerò
ma io devo andare a la guera
chi sa quando che tornerò.

L'ò ardada a la finestra
L'ò ardada a la finestra
Ma io devo andare a la guera
la mia bela aspeterà
ma io devo andare a la guera
la mia bela aspeterà.

Il nemico è là in vedetta:
Il nemico è là in vedetta
O montagne tutte bele
Valcamonica del mio cuor.
o montagne tutte bele
Valcamonica del mio cuor.

Fonte: QUI
 

 
 
 
SUL CAPPELLO

CENNI STORICI
Più che una canzone, un piccolo celeberrimo inno che non ha bisogno di commenti. Uno dei pochi canti in cui l'alpino dà sfogo ad un pizzico d'orgoglio, vincendo l'atavica modestia.

TESTO
Sul cappello che noi portiamo c'è una lunga penna nera che a noi serve da bandiera su pei monti a guerreggiar. Su pei monti che noi saremo coglieremo le stelle alpine per donarle alle bambine, farle pianger e sospirar. Evviva, via il reggimento evviva, viva il corpo degli Alpin.
 
Fonte: QUI
 
Coro Valtanaro Sezione Alessandria


Sul cappello, sul cappello che noi portiamo,
c'è una lunga, c'è una lunga penna nera,
che a noi serve, che a noi serve da bandiera,
su pei ponti, su pei monti a guerreggiar. Oilalà!

Su pei monti, su pei monti che noi andremo,
coglieremo, coglieremo le stelle alpine,
per donarle, per donarle alle bambine,
farle pianger, farle pianger e sospirar. Oilalà!

Su pei monti, su pei monti che noi saremo,
pianteremo, pianteremo l'accampamento,
brinderemo, brinderemo al Reggimento,
viva il Corpo, viva il Corpo degli Alpin! Oilalà!

Evviva evviva il Reggimento
evviva evviva il Corpo degli Alpin

Evviva evviva il Reggimento
evviva evviva il Corpo degli Alpin
 


Ultima modifica di admin_italiacanora il Gio Dic 13, 2018 4:23 pm - modificato 2 volte.

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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: CAMPANE DI MONTENEVOSO - E C'ERANO TRE ALPIN

Messaggio  admin_italiacanora Ven Mag 17, 2013 2:48 pm

CAMPANE DI MONTENEVOSO

CENNI STORICI
E’ una canzone piena di vita, di gioia, di speranza.
Cento giovani alpini partiti dai loro paesi alle falde del Monte Nevoso per andare a compattere e a morire per l'Italia nella prima Guerra Mondiale, sono salutati dal suono giocondo delle campane di quel piccolo bianco paesello. quel suono è l’augurio di pace e di un felice ritorno, dove ci sarà ad attenderli il grano al sole l’acqua viva delle fonti, e tra quelle mura lacere il calore di un cuore in attesa.
Cantata anche al Festival di Sanremo nel 1952.
Il Monte Nevoso (m. 1796) si trova nelle Alpi Giulie.
 
Coro COMOLPA (Comunità Montana Oltrepò Pavese) - M° Eraldo Pedemonte Concerto in Salice Terme
 

Dietro i monti e i valichi
tramonta il sole d'or
mentre suona il vespro lontano.
Mormora ogni labbro
la preghiera del Signor;
quanta neve e quanto gelo in cuor!

Campane di Monte Nevoso
Che suonate nel vespro divin
Quel suono in un giorno radioso
Salutò cento giovani alpin.

Lasciarono il bianco paesello
Cento mamme altrettanti tesor
Un fior tra la piuma e il cappello
E una dolce canzone nel cuor.

Ritorneremo ancor sui nostri monti
E falceremo il grano al sole
Berremo l'acqua viva delle fonti
Che è pura come il nostro amor.

Campane di Monte Nevoso
Quei rintocchi nel cielo divin
Sembravano un grido angoscioso:
Proteggete i miei giovani alpin.

Tutto fu distrutto, ma tu torni a rintoccar
Campanil di Monte Nevoso
Tra le mure lacere c'è sempre un focolar
Cento cuori sempre ad aspettar.

[La primavera è tornata,
ha infiorato le valli e i sentieri,
che videro gli alpini partire,
e non li han visti più ritornare,
ma ogni cuore aspetta,
ancora ogni sera la valle riporta
l'eco di una canzone lontana]

quella dolce canzone d'amor.

Ritorneremo ancor sui nostri monti
E falceremo il grano al sole
Berremo l'acqua viva delle fonti
Che è pura come il nostro amor.

Campane col suono giocondo
Invocate la pace e l'amor
Non quella che predica il mondo
Ma la pace che vuole ogni cuor.
La pace, la fede
La pace, l'amor.

Fonte: QUI
 

 
 
 
E C'ERANO TRE ALPIN

CENNI STORICI
Canto della Grande Guerra basato su un tema semplice e vivace che potrebbe essere fischiettato sulla porta di casa o suonato dalle fanfare.
Il testo sembra derivare dall’antico “il Tamburino”, di cui Costantino Nigra ci trasmette varie lezioni affermando che era diffuso in tutto il nord Italia, in Francia e in Catalogna.
Le parole sono state quasi totalmente modificate durante il conflitto 1915-18, anche se le caratteristiche generali e l’atmosfera si mantengono uguali al modello; mancano riferimenti storici precisi.
Si mostra evidente la sua origine spontanea, “dal basso”: questo non è un inno ufficiale né un canto propagandistico, come si evince dallo stile estremamente informale e dai toni irriverenti e quasi sovversivi di alcuni passaggi.
Inoltre nel racconto del divertente episodio appare solo un’ombra delle tragiche vicende di guerra nella minaccia di fucilazione.
Un fragoroso scoppio di risa potrebbe concludere la storia, al giovane soldato non importa di avere una principessa per moglie perché, come recita una strofa ulteriore non presente in questa versione, “e io al pais / io tengo la morosa”.
Nella sua opera “Ta-pum” il Salsa afferma che il canto fu intonato anche ad un’adunata di Alpini a Roma proprio sotto le finestre del palazzo reale.

Fonte: QUI


E c'erano tre Alpin
tornavan dalla guerra;

(Ritornello)
guarda che bell'Alpin
tornavan dalla guerra.

Il più bellin dei tre
aveva un mazz di rose;

(Ritornello)
La figlia del Re
vedendo quelle rose;

(Ritornello)
Dammele a me
io voglio quei bei fiori;

(Ritornello)
Le rose io ti darò
se tu sarai mia sposa;

(Ritornello)
Va a dirlo al mio papà
ed io sarò tua sposa;

(Ritornello)
Buon giorno signor Re
voglio tua figlia in sposa;

(Ritornello)
Vai via di qua
ti faccio fucilare;

(Ritornello)
E va sull'ostia ti
e la tua figlia ancora;

(Ritornello)



Ultima modifica di admin_italiacanora il Gio Dic 13, 2018 5:27 pm - modificato 2 volte.

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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: CENTOMILA GAVETTE DI GHIACCIO - C'E' UN PASSO ALPINO

Messaggio  admin_italiacanora Mer Ago 07, 2013 11:17 am

CENTOMILA GAVETTE DI GHIACCIO

Testo
Stanchi, soli, ci han lasciati qui da soli, la steppa e poi, il gelo e poi, e nient'altro che speranze. Quanto freddo ho sulle mani io, quanto freddo dentro al cuore mio. Dolce Italia mia, che ci han fatto mai. Centomila gavette di ghiaccio, centomila speranze spezzate, a vent'anni non si può morire, non piangere mamma, tornerò. Guardo in alto, ci han lasciato almeno le stelle: Ave Maria prega tu per noi.
 
Fonte: QUI



Stanchi, soli,
ci han lasciati qui da soli,
la steppa e poi, il gelo e poi,
e nient'altro che speranze.

Quanto freddo
ho sulle mani io,
quanto freddo
dentro al cuore mio.
Dolce Italia mia,
che ci han fatto mai.

Centomila gavette di ghiaccio,
centomila speranze spezzate,
a vent'anni non si può morire,
non piangere mamma, tornerò.

Guardo in alto,
ci han lasciato almeno le stelle:
Ave Maria prega tu per noi.

Fonte: QUI
 

 
 
 
C'E' UN PASSO ALPINO

Coro Campanil Bas di MOLVENO


Vicino al cielo
C'è un passo alpino
La la la la la la
C'è un passo alpino
dove crescono i fiori
di neve caduta al mattino

Vicino al cielo
C'è un passo alpino
dove si lascia perchi
deve arrivare
un podi sale
un podino

Oh non ti conosco,
dimmi fratello
quando tu arrivi,
scrivi il tuo nome qui
Ed io ti lascio un ritornello
vuoi con me cantarlo te lo scrivo qui

Vicino al cielo
C'è un passo alpino
La la la la la la
C'è un passo alpino
dove crescono i fiori
di neve caduta al mattino

Vicino al cielo
C'è un passo alpino
dove si lascia perchi
deve arrivare
un podi sale
un podino
per ascoltare le faville crepitar
crepitar

 


Ultima modifica di admin_italiacanora il Gio Dic 13, 2018 5:39 pm - modificato 2 volte.

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CORI ALPINI: TUTTI I CANTI DEGLI ALPINI Empty CORI ALPINI: MARCIA DEI COSCRITTI PIEMONTESI - NONNO AMILCARE

Messaggio  admin_italiacanora Mar Ott 22, 2013 12:32 pm

MARCIA DEI COSCRITTI PIEMONTESI

CENNI STORICI
Canzone popolare di fine ‘800. Riscoperta nel 1982 dal maresciallo Sergio Bonessio - direttore della fanfara della Brigata Alpina Taurinense - è divenuta di fatto l’inno della Taurinense e, di conseguenza, degli alpini piemontesi.

La marcia descrive la partenza dei coscritti dal paese, in un clima festoso rovinato solo dalle lacrime d'invidia dei riformati che restano a casa congratulandosi a denti stretti.
Coinvolgente, allegra e pure militaresca q.b., è semplicemente splendida.

TESTO
Il ritornello "l'è 'l Piemunt c'à  da' a l'Italia / sua pi bela giuventù" è variamente interpretato. Tutto ruota attorno a chi debba attribuirsi la specificazione "sua". Secondo la prima teoria significa: la migliore gioventù d'Italia viene dal Piemonte.
I piemontesi modesti correggono così: il Piemonte dà  la propria miglior gioventù all'Italia. Vedetevela voi, per me le intenzioni dell'autore del testo sono chiare.
 
Fanfara della Brigata Alpina TAURINENSE


Testo dialettale:
Testo:

Traduzione letterale:
Testo:

Fonte: QUI
 

 
 
 
NONNO AMILCARE
 

Correva l'anno undici
La guerra un dì scoppiò
E il vecchio nonno Amilcare
Contento in Libia andò.
Mancando l'acqua idrica
La sete divampò
Ma il vecchio nonno Amilcare
Col vino rimediò.
Col vin, al vecio Alpin,
Sembrò il deserto un'oasi
Sconfisse i beduin
Vinceva il terzo Alpin.

Correva l'anno tredici,
Amilcare sposò
Ma verso l'anno quindici
La guerra riscoppiò.
Là su le cime candide
Pur l'acqua si gelò
Ma il Vecchio nonno Amilcare
Col vino si salvò.
Col vin, el vecio Alpin
Domava pur le aquile
Rideva del cecchin
Vinceva il quinto Alpin

Ma nel quaranta Amilcare
Sei figli allineò
E senza tante chiacchere
In guerra li mandò.
Fra sciami di pallottole
Cantando li guidò
Vedendoli un po' pallidi
Col vino li curò.
Col vin, i boce Alpin
Divennero sei aquile
In barba dei marins
Vinceva il sesto Alpin.

Ma un dì un colpo svergolo
Amilcare impiombò
Spuntarono due ali
Ed in paradiso andò: gloria, gloria, gloria in excelsis Deo
Il cielo è un luogo splendido
Ma triste diventò.
San Pietro che era un pratico
Del vino gli portò.
Del vin, ad un Alpin
Per far cantare gli angeli
Assieme ai cherubin,
Evviva il Corpo Alpin.

Fonte: QUI
 


Ultima modifica di admin_italiacanora il Gio Dic 13, 2018 5:45 pm - modificato 3 volte.

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