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GIORGIO LANEVE - Biografia, Canzoni, Video, Testi
GIORGIO LANEVE - Biografia, Canzoni, Video, Testi
Laureato in ingegneria elettronica con la passione per la musica, inizia ad esibirsi nei locali della sua città, fino ad ottenere un contratto con la Philips che, nel 1970, lo fa partecipare a Un disco per l'estate 1970 con la canzone Amore dove sei?, che ottiene un discreto successo e che resta il suo brano più noto.
Nello stesso anno viene pubblicato il suo primo album, promosso con una serie di concerti come spalla a Georges Moustaki, seguito l'anno successivo da Amore e leggenda (che contiene anche una poesia del Poliziano messa in musica): in questi suoi primi dischi Laneve mette in evidenza uno stile vicino a cantautori francesi come Jacques Brel e Georges Brassens e a suoi colleghi italiani come Luigi Tenco e Fabrizio De André.
Le due canzoni pubblicate sul secondo 45 giri, La leggenda del mare d'argento/Riapri gli occhi, poi, ottengono molti elogi da parte della critica specializzata, che le definisce "due autentiche poesie musicate ed interpretate con grazia e professionismo".
Passa poi alla Decca ed incide Un poco abitudine..., che tra le altre contiene le canzoni Bella marchesa cover di Marquise di Brassens, e Signora, cover di una canzone di Barbara.
Nel 1974 partecipa alla prima edizione del Club Tenco, e traduce per Ornella Vanoni (che la include nel suo album La voglia di sognare) la canzone Le mal de vivre, anche questa di Barbara.
Incide poi un LP di canzoni per bambini, Viva fantasia, e cambia nuovamente casa discografica passando alla Divergo di Mario De Luigi, per cui pubblica Accenti, disco che passa inosservato.
Dopo un ultimo 45 giri nel 1981 contenente la sigla di un programma tv per bambini, L'ispettore Nasy, si ritira dall'attività.
“Su Tenco – osserva Laneve, con vece sommessa – hanno speculato un po’ troppe persone in questi ultimi anni. Persone che lo conoscevano bene e che non hanno saputo aiutarlo. Poi, quando Tenco è morto ed è diventato un mito, tutti gli hanno voluto fare il funerale. Io, invece, Tenco non l’ho conosciuto, anche se l’ho sinceramente ammirato. Per questo vi chiedo di non citarlo invano parlando di me. Non sarebbe onesto…”.
E tuttavia, se si vuole parlare seriamente della canzone italiana, un accostamento di Laneve a Tenco bisogna pur farlo. Anche se fra questi due cantautori, musicalmente, forse non c’è alcuna analogia. Tenco, infatti, era certo più arrabbiato e meno idealista di Laneve. Ma fra Laneve e Tenco le analogie affiorano alla mente quando si fa riferimento al loro impegno di fronte alla Canzone.
Basta averli conosciuti entrambi, per esempio, per comprendere come sia Tenco che Laneve abbiano scelto la canzone come mezzo di comunicazione ai giovani del loro tempo. Perché? E’ difficile spiegarlo. E’ interessante, invece, osservare che l’uno e l’altro, pur avendo in comune una visione più scientifica che umanistica del monco (anche Tenco, come Laneve, studiava ingegneria), mostrano di avere nelle loro canzoni un vero e proprio “culto” per la parola.
E anche Giorgio Laneve è un cantautore-poeta. Lo avevamo conosciuto esattamente un anno fa in occasione delle finali a Saint Vincent del Disco per l’Estate. Molti critici, allora, guardavano Laneve come un fenomeno da baraccone, Non era mai accaduto, d’altronde, prima d’allora, che un giovane, a soli 23 anni, nel giro di due mesi, si presentasse al pubblico con un LP come primo disco, con un recital in compagnia di Georges Moustaki come primo spettacolo, con un ottimo piazzamento ad una manifestazione difficile come il Disco per l’Estate alla sua prima esibizione televisiva. Ma Laneve, ricordiamo, era più impaurito che soddisfatto.
Fosse per questo, subito dopo Saint Vincent, ha voluto tornare subito nell’ombra. Adesso, esattamente un anno dopo, Laneve ritorna al suo pubblico, fatto quasi esclusivamente di giovani, con uno nuovo 45 giri e un nuovo LP. In questi ultimi mesi, Giorgio, oltre a laurearsi brillantemente in ingegneria elettronica (ma non vuole essere chiamato né dottore né ingegnere), ha costruito una chitarra unica al mondo e, soprattutto, ha composto nuove belle canzoni. Come la sua “Leggenda del mare d’argento”. Una canzone che è favola (narra la storia di un pescatore che si tuffa in mare per inseguire una bella sirena) e mito (interpreta la ricerca disperata della Bellezza da parte dell’uomo) al tempo stesso. Una canzone che sarebbe certo piaciuta a Cesare Pavese per la sua forte simbolizzazione.
“Mi accusano – spiega Laneve. Sorridendo – di usare parole difficili. IO, invece, tento di interpretare con parole facili i problemi dell’uomo di oggi. Del contadino come dell’ingegnere nucleare. ON voglio fare assolutamente l’intellettuale. Considero, però, la canzone una cosa seria. E una canzone deve avere soprattutto belle parole. Parole che trasmettono agli altri sensazioni. Io, per esempio, provo spesso la sensazione di essere un piccolo abitante dell’universo fra tanti pianeti roteanti… E’ una sensazione dolcissima. Per questo nelle mie canzoni parlo anche dell’universo…”.
Nelle canzoni di Giorgio Laneve, oltre questa sensazione per così dire “spaziale”, c’è anche un gioco continuo con il Tempo. Passato, presente, futuro si alterano continuamente. Accade così di ascoltare una poesia del Poliziano musicata (“non è manierismo – spiega Laneve – è l’omaggio ad un tempo lontano. E’ bello usare oggi parole antiche per una ragazza moderna…”) o una canzone dedicata alla metempsicosi e all’immortalità. “Riapri gli occhi, poi” il retro de “La leggenda del mare d’argento”, per esempio, è un’esplorazione del mondo nuovo che secondo Laneve, che ha una visione panteista della vita (tutto è energia, tutto rinasce), attende ciascuno di noi.
Temi, come si vede, impegnativi. Non a caso il prossimo LP di Laneve si chiamerà “Amore e Leggenda”. Mentre parliamo Laneve, carezzando le corde della sua chitarra magica, che dà una profondità straordinaria alla musica (“Peccato che io non faccio musica pop – commenta – perché questa chitarra dà degli effetti musicali sorprendenti. Comunque non l’ho brevettata e sono a disposizione di tutti i giovani che se la vogliono costruire per conto loro….”), accenna ai motivi delle sue canzoni. La musica è sempre dolce, sognante. Una musica che ondeggia tra il reale e l’irreale. La canzone italiana, pensiamo aveva bisogno di un cantautore poeta. Un cantautore che ci riconcilia con l’universo e gioca con il tempo. In un’epoca di consumismo e arrampicatori sociali come questa, simili canzoni sono, a loro modo, un grido di protesta.
GIORGIO LANEVE - DISCOGRAFIA (Cover - Video - Testi)
Di seguito viene riportata la discografia completa di GIORGIO LANEVE
INDICE
45 giri
1970: Amore dove sei?/Sono un vagabondo
1971: La leggenda del mare d'argento/Riapri gli occhi, poi
1973: Può bastare una canzone?/Viva fantasia
1980: L'ispettore Nasy/I tre casi di Nasy
33 giri
1970: Giorgio Laneve
1971: Amore e leggenda
1973: Un poco abitudine...
1975: Viva fantasia
1977: Accenti
Fonte: QUI
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